giovedì 20 aprile 2023

Don't Bang the Drum

"Don't Bang the Drum" è una canzone del gruppo “The Waterboys”, pubblicata come traccia di apertura del loro terzo album in studio “This Is the Sea” del 1995. Fu scritta da Mike Scott e Karl Wallinger.


 

Bene, eccoci qui in un posto speciale

Che cosa intendi fare qui?

Ora che stiamo in un posto speciale

Che cosa farai qui?

Che messa in scena dell’anima otterremo da te?

Potrebbe essere Salvezza, o Storia

Sotto questi cieli così azzurri

Potrebbe essere qualcosa di vero

Ma se ti conosco, batterai la grancassa

Al modo delle scimmie

 

Eccoci qua, in un posto favoloso

Che cosa sognerai qui?

Stiamo qui in questo posto favoloso

Che reciterai qui?

So che ami la bella vita, ami balzare qua e là

Ti piace batterti il petto ed emettere il tuo suono

Ma non qui – amico – questo è terreno consacrato

Con un flusso di Potere che lo attraversa

E se ti conosco, farai un gran baccano

Al modo delle scimmie

 

Eccoci qui, ci ergiamo su una costa rocciosa

Tuo padre fu qui prima di te

Posso vedere il suo spirito che ti esplora

Posso percepire il mare che ti implora

Di non passare oltre

Di non tirare dritto

E di non tentare
Semplicemente lasciare che arrivi

Non battere il tamburo

Lascialo giungere

Non battere il tamburo

Lascia che giunga

Sai come lasciare che arrivi, ora?

Non battere il tamburo

Lascia che giunga

domenica 9 aprile 2023

Easter

“Easter” è una canzone del gruppo inglese Marillion, contenuta nell'album Seasons End del 1989, che divenne un successo nella Top 40 britannica quando fu pubblicata come singolo nel 1990. La canzone è stata scritta dal cantante Steve Hogarth prima di unirsi alla band nel 1989 ed è stata ispirata dai conflitti in Irlanda del Nord. Il titolo fa riferimento al componimento Easter 1916 di William Butler Yeats.


 

Il grigio e il verde insieme

Il rumore di una macchina agricola lontana

Dalla prima luce è uscito


Una collana di siepi e alberi a brandelli

Sul lato meridionale della collina

Traccia il punto in cui il confine corre tra

Dove cadde il figlio di Mary Dunoon


Pasqua di nuovo qui, un tempo in cui i ciechi possono vedere

Pasqua, sicuramente ora tutti i vostri cuori possono essere liberi


Fuori dal porto di Liverpool

diretto verso l'Irlanda del Nord

Il rumore degli spruzzi e delle onde di equiseto

Il rollio del mare sottostante

E Pasqua di nuovo qui, un tempo in cui i ciechi possono vedere

Pasqua, sicuramente adesso tutti i vostri cuori possono essere liberi


Cosa farete?

Farete una pietra del vostro cuore?

Metterete a posto le cose?

Quando le farete a pezzi?

Dormirete di notte?

Con l'aratro e le stelle accese?

 

Cosa farete?

Con il cavo e la pistola?

Che metteranno le cose a posto

Quando sarà tutto finito?

Dormirete la notte?

C'è così tanto amore da nascondere?


Perdonare, dimenticare

Cantate "Mai più".

martedì 21 marzo 2023

Veronika, der Lenz ist da

La canzone è un successo popolare degli anni Venti, la cui melodia è stata composta da Walter Jurmann. Il testo è di Fritz Rotter. Riproposta innumerevoli volte, la versione forse più nota fu eseguita dal sestetto tedesco Comedian Harmonists nel 1930, che aggiunse passaggi propri, come un cambio di tonalità, un assolo di basso alla fine o espedienti vocali.





Veronica, Veronica, Veronica, la primavera è qua

Veronica, la primavera è qua

Le fanciulle cantano trallalà

Il mondo intero è come stregato

Veronica, l’asparago cresce!

Veronica, il mondo è verde

Andiamo, dunque, nei boschi

Perfino il nonno dice alla nonna

“Veronica, la primavera è qua”

La fanciulla ride, il giovinetto dice

“Signorina, vuole oppure no?

Fuori è primavera”

Il poeta Otto Licht

Lo ritiene suo dovere

Così si mette a poetare

Veronica, la primavera è qua

Le fanciulle cantano trallalà

Il mondo intero è come stregato

Veronica, l’asparago cresce!

Veronica, il mondo è verde

Andiamo, dunque, nei boschi

Il caro vecchio nonnino dice alla buona nonnina

“Veronica, la primavera è qua

Da-da-da, da-da-da-da-da-da-da-da-da
Da-da-da, da-da-da-da-da-da-da-da-da“

 

Lasciate che gioiscano

La primavera è qua, Veronica

Il mondo intero è come stregato

Veronica, l’asparago cresce

Oh Veronica, Veronica, il mondo è verde

Andiamo, dunque, nei boschi

Persino il caro, buon, vecchio nonno

Dice alla cara, buona, vecchia nonna

“Veronica, la primavera è qua”

sabato 25 febbraio 2023

Uncle John's Band

Di David Dodd, dal sito: www.dead.net

In diverse comunità degli Stati Uniti, quest’anno, intere città e contee stanno partecipando all’evento “Big Read”, e in tali occasioni capita che vengano lette poesie di Emily Dickinson. Qui dove io vivo, Sonoma County, California, il mese di Marzo quest’anno è dedicato proprio a Emily Dickinson.

L’autrice scrisse questi versi nella sua poesia catalogata al numero 478:

I had no time to Hate -                        Per l’Odio non avevo tempo
Because                                               Perché
The Grave would hinder Me -            La Tomba mi era d’impaccio –
And Life was not so                            E la Vita non era tanto
Ample I                                               Ampia da poter
Could finish - Enmity -                       Portare a termine – l’Inimicizia –

Nor had I time to Love -                     Neanche per l’Amore avevo tempo –
But since                                             Ma dato che
Some Industry must be -                     In qualcosa bisogna pur Industriarsi –
The little Toil of Love -                       La piccola Fatica dell’Amore –
I thought -                                           M’è parsa
Be large enough for Me –                   Abbastanza grande per Me –

(traduzione di Riccardo Duranti)

Ain’t no time to hate. Barely time to wait. And, where does the time go, anyway?

Non ho tempo per odiare. A malapena ho tempo di aspettare. E, in ogni modo, dove va il tempo?

“Uncle John’s Band” è una di quelle composizioni a firma Robert Hunter / Jerry Garcia che comprendono uno spazio sufficientemene grande da considerare l’universo, e le nostre vite nell’universo – o meglio sembra essere un universo essa stessa. Dai versi di apertura, che possono agire sia da avvertimento sia da incoraggiamento, fino al suo gentile invito “vieni con me”, la canzone risuona nelle nostre vite con una certa continuità, se lo vogliamo.

Hunter il cantastorie può anche essere Hunter l’aforista—colui che crea brillanti frasette  a doppio taglio che ci aiutano e ci perseguitano mentre attraversiamo le nostre vite barcollando. Come accade in Shakespeare, le sue frasi possono essere facilmente estrapolate dal loro contesto e usate come motti o ammonimenti; rassicurazioni o affermazioni ardite, a seconda delle necessità di un dato momento. Forse avete provato l’esperienza di sentire un verso di Hunter in un modo nuovo, in una forma calzante a quel particolare momento o evento nella vostra vita. A me è successo molte volte – un verso improvvisamente mi salta addosso e mi angoscia, o mi abbraccia, o mi stupisce in un modo nuovo.

“Uncle John’s Band” è uno di quei testi completamente aperti che hanno offerto molte interpretazioni (inclusa una meravigliosamente faceta dello stesso Hunter – qualcosa riguardante formiche da circo ammaestrate, mi pare di ricordare …).  Uno dei momenti di maggior fierezza come chiosatore di testi dei Grateful Dead fu quando ricevetti una e-mail da Hunter che mi diceva di come fossi assolutamente nel giusto nella direzione scelta per le mie note ad “Uncle John’s Band.” Fu quando stavo esplorando le possibili origini della canzone nell’opera e nei componenti dei New Lost City Ramblers, la meravigliosa band d’altri tempi di cui facevano parte Mike Seeger, John Cohen, e Tom Paley. “Uncle John” era un soprannome di Cohen, e Hunter e Garcia erano ambedue ammiratori che videro la band suonare diverse volte.

Blair Jackson una volta scrisse qualcosa sull’impressione che “Uncle John’s Band” è la canzone. Ho pensato molto a tale affermazione nel corso degli anni, e penso di sapere che cosa intendeva. Quando i Dead la suonavano, la folla giungeva a una coesione incredibile. Eravamo dentro a quella band: stavamo arrivando per ascoltare la band di Uncle John sulla riva del fiume. Amavamo quando le parole venivano sbagliate, e poi il verso “come è che fa la canzone?” ci balzava addosso. Jerry che rideva dei suoi propri pasticci, tutti che sorridevano sul palco prima di darci dentro e buttarsi in quella stupefacente jam dal suono bulgaro – un improvviso cambio di rotta dalla familiare musica folk al reame incantato e rischioso dei tempi composti e delle scale modali. Tutto ciò che erano i Dead, sembrava, poteva essere avvolto e impacchettato in quella canzone. Bellezza e pericolo, tutto vorticava insieme. E poi, da quella oscura jam vorticosa emergeva il ritornello: “Come hear Uncle John’s Band….”: e di nuovo era tempo di campeggio intorno al fuoco. Mani che battono a tempo, la folla diventa la sezione ritmica. E poi di nuovo verso qualche altra canzone…

Decisamente ballabile, la melodia portava  ogni volta l’intera folla a fresche altezze di felicità. Ed è così cantabile!

Non è grande che i corvi raccontino la storia della vita e della morte? (Ci penso ogni volta che vedo un corvo).

E che dire di quelle pareti fatte di palle di cannone? Noi americani ne siamo fieri, o lo disprezziamo?

E dove era quella miniera d’argento? Siete bloccati in una di esse?

In ogni caso non importa: non c’è tempo per odiare. Secondo me, se c’è una sola lezione da tutta la poetica di Hunter, è quella. Egli la approccia da diverse angolazioni, ma per me si arriva sempre a quello. “Se non ce’è amore nel sogno, esso non si avvererà mai”.

Grazie, Emily, e grazie, Hunter.

Ti giri ancora — ci provi. Posso sentire la tua voce …

Parole di Robert Hunter; musica di Jerry Garcia


Bé, i primi giorni sono i più duri

Non preoccuparti più

Quando la vita sembra tutta rose e fiori

C’è un pericolo alla porta

Riflettici su a fondo con me

Fammi sapere che ne pensi

Wo-oh, quel che voglio sapere è

Sei gentile?

 

È una scelta da danzatore solitario, amico mio

Faresti meglio a seguire il mio consiglio,

A questo punto conosci tutte le regole

E sai distinguere il fuoco dal ghiaccio

Verrai con me?

Non verresti con me?

Oh quel che voglio sapere

È se verrai con me

 

Maledizione, ora dichiaro

Hai visto una cosa del genere?

I loro muri sono fatti di palle da cannone,

il loro motto è “non calpestarmi”

vieni ad ascoltare la band dello zio John

sulla riva del fiume

Ho alcune cose di cui parlarti

Qui, accanto alla marea che sale

 

È la stessa storia che mi ha raccontato il corvo

È l’unica che conosce

Arrivi come il sole mattutino

E come il vento te ne vai

Non è tempo di odiare

A mala pena tempo di aspettare

Wo-oh quel che voglio sapere è

Dove va il tempo?

 

Vivo in una miniera d’argento

E la chiamo “Tomba del Mendicante”
mi sono procurato un violino

E ti prego conduci le danze

La scelta di  ognuno

Posso udire la tua voce

Wo-oh quel che voglio sapere è

Come è che fa la canzone?

 

Vieni e ascolta la band di Uncle John

Sulla riva del fiume

Vieni con me o vai da solo

Egli è venuto per portare a casa i suoi bambini

Vieni e ascolta la band di Uncle John

Che suona alla marea

Vieni anche tu con noi o vai da solo

Egli è venuto per portare a casa i suoi bambini