In tedesco "übersetzen" è tradurre, ma anche traghettare; questa "strana barca" vuole quindi trasportare parole da una sponda all'altra di lingue diverse, sperando che non risentano troppo della traversata.
Un altro brano da “Whiskey for the Holy Ghost” di Mark Lanegan; il
protagonista canta qui lo sconforto di chi non riesce a trovare aiuto nella
religione, non ha un posto né un tempo che lo possano accogliere; persino il
figlio di Dio infatti ha dovuto soffrire duramente su questa terra, luogo
inospitale in cui l’esistenza trascorre, scandita come dal dondolio di un pendolo.
Viene pubblicato nel
1994 “Whiskey for the Holy Ghost”, il secondo album solista di Mark Lanegan da
cui è tratta questa “Borracho”. Nelle liriche di brani come questo, Lanegan si
immerge nelle profondità dell’esperienza umana, perennemente in bilico tra perdizione e redenzione; la
battaglia tra le seduzioni del diavolo e l’anelito verso la luce. Il suo
bisogno trasforma il deserto in un oceano. “Tutto l’amore del paradiso” sarà
davvero la breve redenzione del protagonista? Oppure è la sensazione di
sciogliere sé stesso nella dissipazione dell’alcol? Il diavolo è forse solo
nella bottiglia, e al mattino si rende conto di quel che ha fatto ma è incapace
di spezzare le proprie catene.
Le pene arrivano lentamente
Una luce imperitura sopraggiunge a illuminarmi
tutto
Intensa nel mattino
Come se tutto l’amore del paradiso venisse a
brillare su di me
E a voi che mai avete bisogno
Fottetevi, ho bisogno di più spazio per respirare
Ecco che arriva il diavolo, si aggira con fare
predatorio
Un whisky per ogni spettro
E mi dispiace per quel che ho fatto
Perché sono io a sapere quanto mi costa
Spezza, e respira, e ti strappa in due
Morde
e sanguina
E questo deserto si trasforma in oceano su di me
Ecco che arriva il diavolo, predatore dattorno
Un whisky per ogni spettro
E mi dispiace per quel che ho detto
Ho detto che non mi importa più
Uno stolto può alimentarsi di una credenza
Vede
e crede
E questo deserto si trasforma in oceano su di me
I problemi arrivano lentamente
Una luce imperitura sopraggiunge a illuminarmi
tutto
Al vicolo cieco che porta al mattino
Con tutto l’amore del cielo che viene a splendere
su di me
Lo stolto che si alimenta della credenza
Vede
e crede
E
questo deserto si trasforma in oceano su di me
Ecco che arriva il diavolo, offre il giro
Un whisky per ogni spirito
E mi dispiace per quel che ho fatto
Signore, sono io quello che sa quanto costa
Lo stolto che si alimenta della credenza
Vede e crede
E questo deserto si trasforma in oceano su di me
Ecco che arriva il diavolo, predatore dattorno
Un whisky per ogni spettro
E mi dispiace per quel che ho detto
Ho detto che non mi importa più
Spezza e respira e ti strappa in due
Morderà,
sanguinerà
Fino
a che questo deserto non muterà in oceano sopra di me
“Autopsy” è una delle due canzoni scritte da Sandy
Denny che appaiono su “Unhalfbricking”, terzo album dei britannici Fairport
Convention, pubblicato nel 1969. Il brano si apre e si chiude con due sezioni
uguali in un mosso 5/4, intervallate da una parte più lenta, in tempo pari, in
cui l’interlocutore viene esortato a reagire e prendere coscienza della realtà,
abbandonando così il suo atteggiamento lamentoso. Ma quando si torna al tempo
iniziale, la prima strofa viene ripetuta, segno forse che l’invito è caduto nel
vuoto, e il destinatario continuerà col suo atteggiamento distruttivo.
Nel 1978, Lou Reed e Genya Ravan collaborarono sui
rispettivi album solisti. Ravan contribuì cantando nei cori su “Street Hassle”
e Reed canto su “Aye Co’lorado” una canzone scritta dalla Ravan su un
compagno/spacciatore portoricano sul primo lato del suo “Urban Desire”.
Nel suo libro di memorie Lollipop Lounge, la Ravan scrive che
quando furono presentati alle session per il disco, Lou fece una sarcastica
allusione al passato della Ravan col gruppo Goldie and the Gingerbreads: la
prima cosa che Lou mi disse dopo che ci avevano presentati fu “mia nonna
comprava i tuoi dischi anni fa”.
Nello studio calò il silenzio. Lo guardai negli occhi e gli
dissi, “Sì, almeno qualcuno nella tua famiglia aveva buon gusto in fatto di
musica. A te che è successo?”
Rise, la tensione si allentò e rapidamente diventammo amici.
Accettò immediatamente il fatto che lì ero io a comandare, e conducevo il
gioco.
Gli diedi il testo scritto a mano di “Aye, Co’Lorado” ed
entrammo nello studio A. I microfoni erano già accesi, pronti a incidere, e scorremmo
la canzone sulla traccia di base. Fu grandioso!
“Okay”, disse Lou. “Penso di esserci ora”. Sorrisi. Gli
avevo fatto credere che stavamo solo provando, ma in effetti avevo fatto segno
al tecnico di fare andare il nastro. L’avevo ingannato deliberatamente, cosa
che facevo spesso con i cantanti quando volevo ottenere un feeling “Live”…
Lasciai che Lou registrasse altre tre tracce della canzone,
per rispettare la sua volontà, ma come avevo pensato suonavano tutte un po’
fredde dopo la prima, mancavano di quel vero feeling. La prima traccia fu
quella che usammo. Anche lui fu d’accordo con me dopo aver sentito tutte le
tracce eseguite.