mercoledì 28 novembre 2018

Pendulum


Un altro brano da “Whiskey for the Holy Ghost” di Mark Lanegan; il protagonista canta qui lo sconforto di chi non riesce a trovare aiuto nella religione, non ha un posto né un tempo che lo possano accogliere; persino il figlio di Dio infatti ha dovuto soffrire duramente su questa terra, luogo inospitale in cui l’esistenza trascorre, scandita come dal dondolio di un pendolo.



Gesù Cristo è stato qui ed è andato
Che prezzo doloroso da pagare
Ha lasciato la sua vita in una tempesta
Lacrime freddi occhi scuri posati su di lui
Dondola pendolo, dondola lento
Non ho alcun posto che possa chiamare mio
Oh mio Signore non mi infastidire
Non potrei essere più stanco di così
Non si può essere più stanchi di così

Gesù Cristo è stato qui ed è andato
Che luogo doloroso per andarsene
Con il gelo sui rami di un albero di ciliegio
Questo freddo, freddo vento mi sta seppellendo
Dondola pendolo, dondola lento
Non ho alcun tempo che possa chiamare mio
Oh mio Signore non darmi noia
Non potrei essere più stanco di così
Non si può essere più stanchi di così




mercoledì 21 novembre 2018

Borracho


Viene pubblicato nel 1994 “Whiskey for the Holy Ghost”, il secondo album solista di Mark Lanegan da cui è tratta questa “Borracho”. Nelle liriche di brani come questo, Lanegan si immerge nelle profondità dell’esperienza umana, perennemente in bilico tra perdizione e redenzione; la battaglia tra le seduzioni del diavolo e l’anelito verso la luce. Il suo bisogno trasforma il deserto in un oceano. “Tutto l’amore del paradiso” sarà davvero la breve redenzione del protagonista? Oppure è la sensazione di sciogliere sé stesso nella dissipazione dell’alcol? Il diavolo è forse solo nella bottiglia, e al mattino si rende conto di quel che ha fatto ma è incapace di spezzare le proprie catene.



Le pene arrivano lentamente
Una luce imperitura sopraggiunge a illuminarmi tutto
Intensa nel mattino
Come se tutto l’amore del paradiso venisse a brillare su di me
E a voi che mai avete bisogno
Fottetevi, ho bisogno di più spazio per respirare

Ecco che arriva il diavolo, si aggira con fare predatorio
Un whisky per ogni spettro
E mi dispiace per quel che ho fatto
Perché sono io a sapere quanto mi costa

Spezza, e respira, e ti strappa in due
Morde e sanguina
E questo deserto si trasforma in oceano su di me

Ecco che arriva il diavolo, predatore dattorno
Un whisky per ogni spettro
E mi dispiace per quel che ho detto
Ho detto che non mi importa più

Uno stolto può alimentarsi di una credenza
Vede e crede
E questo deserto si trasforma in oceano su di me

I problemi arrivano lentamente
Una luce imperitura sopraggiunge a illuminarmi tutto
Al vicolo cieco che porta al mattino
Con tutto l’amore del cielo che viene a splendere su di me

Lo stolto che si alimenta della credenza
Vede e crede
E questo deserto si trasforma in oceano su di me

Ecco che arriva il diavolo, offre il giro
Un whisky per ogni spirito
E mi dispiace per quel che ho fatto
Signore, sono io quello che sa quanto costa

Lo stolto che si alimenta della credenza
Vede e crede
E questo deserto si trasforma in oceano su di me

Ecco che arriva il diavolo, predatore dattorno
Un whisky per ogni spettro
E mi dispiace per quel che ho detto
Ho detto che non mi importa più
Spezza e respira e ti strappa in due
Morderà, sanguinerà
Fino a che questo deserto non muterà in oceano sopra di me


mercoledì 14 novembre 2018

Autopsy


“Autopsy” è una delle due canzoni scritte da Sandy Denny che appaiono su “Unhalfbricking”, terzo album dei britannici Fairport Convention, pubblicato nel 1969. Il brano si apre e si chiude con due sezioni uguali in un mosso 5/4, intervallate da una parte più lenta, in tempo pari, in cui l’interlocutore viene esortato a reagire e prendere coscienza della realtà, abbandonando così il suo atteggiamento lamentoso. Ma quando si torna al tempo iniziale, la prima strofa viene ripetuta, segno forse che l’invito è caduto nel vuoto, e il destinatario continuerà col suo atteggiamento distruttivo.



Devi filosofeggiare
Ma perché devi annoiarmi fino alle lacrime?
Hai rosso intorno agli occhi
Mi racconti cose che nessun altro sente
Trascorri tutto il tuo tempo a piangere
Le tue ore diventano lacrime
Le ore piante diventano anni

Vieni, prestami il tuo tempo
E verrai a conoscenza della tua libertà
E quando mi guardi
Non pensare di possedere ciò che vedi
Perché ricorda, che sei libero
E questo è ciò che vuoi essere
E allora prestami il tuo tempo

Devi filosofeggiare
Ma perché devi annoiarmi fino alle lacrime?
Hai rosso intorno agli occhi
Mi racconti cose che nessun altro sente
Trascorri tutto il tuo tempo a piangere
Le tue ore diventano lacrime
Mentre i tuoi anni scorrono via in pianto




mercoledì 7 novembre 2018

Aye Co’lorado


Nel 1978, Lou Reed e Genya Ravan collaborarono sui rispettivi album solisti. Ravan contribuì cantando nei cori su “Street Hassle” e Reed canto su “Aye Co’lorado” una canzone scritta dalla Ravan su un compagno/spacciatore portoricano sul primo lato del suo “Urban Desire”.
Nel suo libro di memorie Lollipop Lounge, la Ravan scrive che quando furono presentati alle session per il disco, Lou fece una sarcastica allusione al passato della Ravan col gruppo Goldie and the Gingerbreads: la prima cosa che Lou mi disse dopo che ci avevano presentati fu “mia nonna comprava i tuoi dischi anni fa”.
Nello studio calò il silenzio. Lo guardai negli occhi e gli dissi, “Sì, almeno qualcuno nella tua famiglia aveva buon gusto in fatto di musica. A te che è successo?”
Rise, la tensione si allentò e rapidamente diventammo amici. Accettò immediatamente il fatto che lì ero io a comandare, e conducevo il gioco.
Gli diedi il testo scritto a mano di “Aye, Co’Lorado” ed entrammo nello studio A. I microfoni erano già accesi, pronti a incidere, e scorremmo la canzone sulla traccia di base. Fu grandioso!
“Okay”, disse Lou. “Penso di esserci ora”. Sorrisi. Gli avevo fatto credere che stavamo solo provando, ma in effetti avevo fatto segno al tecnico di fare andare il nastro. L’avevo ingannato deliberatamente, cosa che facevo spesso con i cantanti quando volevo ottenere un feeling “Live”…
Lasciai che Lou registrasse altre tre tracce della canzone, per rispettare la sua volontà, ma come avevo pensato suonavano tutte un po’ fredde dopo la prima, mancavano di quel vero feeling. La prima traccia fu quella che usammo. Anche lui fu d’accordo con me dopo aver sentito tutte le tracce eseguite.

(testo tratto da Dangerous Minds)



Sono così stanca del tuo mentire
Per cercare di dipingere una bella immagine, ragazzo
È davvero imbarazzante per me
Hey, lo so che sei un pezzo grosso
Dall’angolo della città
Proprio un fighissimo portoricano sulla scena

Mi svuoterei qui sul tavolo
Se per una volta fossi in grado
Di tirarlo su sul tetto e semplicemente fare
Ma mi faccio sempre rovinare
Dall’uomo che chiamo il mio migliore amico
Che incontro sotto la terza Avenue

Ti dico, oh Co’lorado, Co’lorado
Sì, Co’lorado, bandito dell’Hell’s Kitchen*

Ti alzi ogni mattina
Con il sudore che ti cola addosso
Mentre fissi con lo sguardo la tua nuova pistola usata che brilla
Hey, ti ho beccato nel salone
Perché sai che fa strillare le ragazze
Lungo il tuo braccio un tatuaggio con scritto “Mamma”

Hey, sono io a essere rifiutato
Perché hai perfezionato il tuo modo si squagliartela
Sì sono un Portoricano, e sto diventando cattivo
So che è la mia mente perversa
A darti l’impressione che valga la pena questa routine
Quello sguardo ondeggiante così cercherò di mantenere tutto a posto
       
Ti dico, oh Co’lorado, Co’lorado
Sì, Co’lorado, bandito dell’Hell’s Kitchen
Hey ti beccherò giù per Rivington e Ridge
Va bene
Aspetterò qui finché non cambierai


*quartiere di Manhattan