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giovedì 6 luglio 2017

September Song

Tratto dal musical “Knickerbocker’s  Holiday” del 1938, un altro testo di Maxwell Anderson musicato da Kurt Weill, basato su una metafora che paragona un anno alla vita di una persona. Nella canzone una persona avanti con gli anni si rivolge a un’amata più giovane, asserendo che i corteggiamenti dei giovani pretendenti e l’oggetto dei loro desideri sono fugaci e oziosi, mentre lui, spasimante più avanti con gli anni, non ha più tempo per giocare d’attesa.
Interessante nel dettaglio notare come la versione di Lou Reed stravolga la parte musicale rispettando il testo, che invece è stato molto spesso rimaneggiato nelle molteplici versioni che il brano ha avuto nel corso degli anni.







Quando ero un giovane uomo che corteggiava le ragazze
Mi concedevo il gioco dell’attesa
Se una fanciulla mi rifiutava scuotendo i riccioli
Lasciavo che la vecchia terra si facesse un paio di giri
Mentre la supplicavo con lacrime invece che con perle
E quando si ripresentava il tempo, lei veniva da me
E quando tornava il tempo, lei veniva

Ma è un bel po’ di tempo, da Maggio a Dicembre
E le giornate si accorciano, quando arrivi a Settembre
E il clima d’autunno dipinge di fiamma le foglie
E non ho tempo, per il gioco dell’attesa

E le scorte di vino si assottigliano finché rimane solo un prezioso intruglio
Settembre, Novembre,
E queste poche annate le condividerò con te
Quelle annate preziose le condividerò con te

Ma è un bel po’ di tempo, da Maggio a Dicembre
E le giornate si accorciano, quando arrivi a settembre
E ho perso un dente, e zoppico un poco
E non ho tempo, per il gioco dell’attesa

E I giorni indorano, mano a mano che diminuiscono
Settembre, Novembre,
E questi pochi giorni d’oro li trascorrerò con te
Questi giorni d’oro li trascorrerò con te

Quando ti incontri con i giovani uomini al principio della primavera
Ti corteggiano con canzoni e versi in rima
Ti offrono parole e un anello di trifoglio
Ma se guardi attentamente i doni che ti porgono
Hanno poco da offrire, a parte le canzoni che cantano
E un abbondante spreco di ore del giorno
Un abbondante spreco di tempo

Ma è un bel po’ di tempo, da Maggio a Dicembre
Durerà quell'anello di trifoglio fino a raggiungere settembre?
E non sono bene attrezzato per il gioco dell’attesa
Ma ho un po’ di denaro e un po’ di fama

E le scorte di vino si assottigliano finché rimane solo un prezioso intruglio
Settembre, Novembre,
E questi pochi giorni preziosi li condividerò con te
Questi giorni preziosi li condividerò con te


giovedì 22 giugno 2017

Lost In The Stars

Scritta per il musical dallo stesso titolo che vedeva proseguire la collaborazione di Kurt Weill con il paroliere Maxwell Anderson, la canzone è stata più volte interpretata da vari artisti. Composto nel secondo dopoguerra il testo potrebbe anche essere letto come un riferimento al destino degli ebrei in Europa, un piccolo popolo perduto e abbandonato dal suo Dio.
Questa versione, tratta dal film omonimo dedicato alla musica di Weill, è eseguita da Elvis Costello con il Brodsky Quartet.



Prima che il Signore Dio creasse il Mare e la Terra
Teneva nel palmo della mano tutte le stelle
Che scorrevano attraverso le sue dita come granelli di sabbia
E una piccola stella cadde da sola.

E il Signore Dio si gettò in cerca della piccola stella scura
Attraverso il vasto aere notturno, nel vento laggiù
Affermando e promettendo
Che avrebbe avuto un occhio di riguardo
Affinché non si perdesse di nuovo

Ora l’uomo non tema se le stelle si affievoliscono
E le nuvole le coprono e le oscurano
Fin tanto che il Signore Dio veglia su di lui
Controllando come tutto scorre

Ma io ho camminato, attraversando notti e giorni
Fino ad avere gli occhi stanchi e i capelli bianchi
E a volte mi sembra che forse Dio sia andato via
Dimenticando la promessa che lo udimmo fare
E ci ritroviamo qui fuori persi nelle stelle.
Stelle piccole, stelle grandi
Svolazzanti nella notte
E siamo qui, perduti nelle stelle




mercoledì 7 settembre 2016

Nannas Lied

Nel 1939 Kurt Weill mette in musica - come regalo di Natale per Lotte Lenya - un testo di Brecht, tratto dalla commedia del 1932 Die Rundköpfe und die Spitzköpfe (Le teste tonde e le teste a punta). La canzone parla di una prostituta che finge di non avere rimpianti. Il ritornello,
Wo sind die Tränen von gestern abend?
Wo ist der Schnee vom vergangenen Jahr?

prende spunto da un verso del poeta medievale François Villon dalla sua Ballade des dames du temps jadis  (Ballata delle dame di un tempo che fu) con la domanda, Mais où sont les neiges d'antan? ("Dove sono le nevi d’un tempo"), ma ricorda anche l’espressione tedesca “Schnee von Gestern” traducibile come “acqua passata”. Brecht può apparire spesso freddo, in una canzone come questa però credo trapeli la sua comprensione per le donne. La protagonista cerca qui di dare un senso al suo mondo, appropriandosi del famoso ritornello di Villon, in un discorso in cui delicatezza e brutalità si incontrano per spiegare che cosa succede quando una ragazza mette in vendita il suo corpo e i suoi sentimenti sul mercato “dell’amore”.


Signori miei a diciassette anni
Mi affacciai al mercato dell’amore
E ne ho viste di cose
Cattiveria ce n’era tanta
Però era quello il gioco.
Anche se qualcosa mi ha pur dato fastidio
(Del resto, sono umana anche io)
Grazie a Dio tutto passa in fretta
Anche l’amore e addirittura il dispiacere.
Dove sono le lacrime di ieri sera?
Dov’è la neve, dell’anno trascorso?

Certamente con gli anni
È più facile muoversi nel mercato dell’amore
E li si abbraccia in schiere
Però il sentimento
Diviene sorprendentemente gelido
Quando lo si lesina eccessivamente
(del resto, qualsiasi scorta prima o poi finisce)
Grazie a Dio tutto passa in fretta
Anche l’amore e addirittura il dispiacere.
Dove sono le lacrime di ieri sera?
Dov’è la neve, dell’anno trascorso?

E anche quando si impara bene il commercio
Alla fiera dell’amore:
di tramutare il piacere in spiccioli
non diventa però mai facile.
Ora, lo si ottiene
Però si invecchia pure, nel frattempo.
(Del resto, non si hanno diciassette anni tutta la vita).
Grazie a Dio tutto passa in fretta
Anche l’amore e addirittura il dispiacere.
Dove sono le lacrime di ieri sera?
Dov’è la neve, dell’anno trascorso?



mercoledì 10 febbraio 2016

Surabaya Johnny

Canzone composta da Kurt Weill per le musiche di “Happy End”, in cui proseguiva la collaborazione con Brecht dopo il successo di “Die Dreigroschenoper”. Come molte delle composizioni di Weill, è stata riproposta da un’infinità di interpreti. Questa è la particolare versione degli Element of Crime.


Surabaya Johnny 

Ero così giovane, Dio, appena sedici anni
Tu arrivavi da Burma, e mi dicesti che sarei dovuta venire con te
Che avresti pensato a tutto tu
Ti chiesi che posto avevi, dicesti – com’è vero che sono qui – che
Ti occupavi della ferrovia, niente a che fare col mare
Parlasti molto Johnny, neanche una parola era vera
Mi hai tradita Johnny, dopo un’ora!
Ti odio Johnny, odio il modo in cui stai lì e sogghigni
Togliti quella maledetta pipa dalla bocca!

Surabaya Johnny, perché sei così crudele?
Surabaya Johnny – Dio – quanto ti amo!
Surabaya Johnny, perché non sono felice,
Sei senza cuore Johnny, e ti amo così tanto!

Dapprincipio era sempre domenica, almeno finché venivo con te
Ma già dopo appena due settimane, non ti andavo più a genio
Avanti e indietro, su e giù per il Punjab, lungo il fiume fino al mare
Quando mi guardo allo specchio, vedo già una quarantenne
Non volevi amore Johhny, ma solo soldi Johnny
Ma io guardavo solo la tua bocca
Volevi tutto Johnny, io ti ho dato di più
Togliti quella maledetta pipa di bocca

Non avevo fatto caso al motivo per cui porti quel nome
E neanche al fatto che su tutta la costa, per quanto è lunga,
tu sei ben conosciuto
una mattina in un letto da sei pence
udrò tuonare il mare, e te ne andrai senza una parola
La tua nave laggiù al molo
Sei senza cuore Johnny
Sei un mascalzone Johnny
Te ne vai ora, Johnny, dimmi perché
Eppure ti amo ancora
Come il primo giorno
Togliti quella maledetta pipa di bocca