Dying On The Vine è una
canzone tratta dall’album “Artificial Intelligence” di John Cale, anche se la
versione che preferisco è quella in concerto, registrata sullo scarno “Fragments
Of A Rainy Season”. Questa volta una traduzione non rigorosamente letterale, ma
che cerca di mantenere la metrica e le rime del testo originale, una specie di
cover in italiano, come si usava negli anni sessanta. Ma se allora spesso il
senso del testo veniva stravolto (vedi ad esempio l’orrenda “Ragazzo solo,
ragazza sola” imbarazzante versione italiana di Space Oddity) qui ho
comunque rispettato il più possibile l’originale.
Non la sopporto più questa caccia agli spettri
Vorrei qualcuno che mi desse un perché
Ho posato la mia spada, è tua se vuoi
E ho scritto a casa, non pensate a me
Sono stato giù con te ad Acapulco
Barattando vestiti per del vino ambrato
Con un odore di vecchia ingioiellata, addosso
O di un William Burroughs che inscena il tempo
andato
Impossibile dormire, in mezzo al chiacchierio
Troppe feste al sole ma poi quei
Ligi addetti mi han concesso tutti i visti
E se non fossi così vile, scapperei
Vediamoci dove non si spara più
In quel quartiere, dove non ci sono guai
Sì, porta pure gli amici che sai tu
È bello averli intorno, non si sa mai
Lo sai pensavo (anche) a mia madre
Pensavo a ciò che ancora ho
Vivevo come fossi stato un divo
Ma morivo, sul nascere, ora lo so
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