giovedì 26 dicembre 2019

Talk to Me


“Talk to Me” è un brano di Joni Mitchell tratto dal disco “Don Juan’s Reckless Daughter” del 1977. Nel testo l’autrice si rivolge a un interlocutore poco loquace, esortandolo a uscire dal suo mutismo ostinato, a cui si contrappone la verbosità eccessiva di lei. Le due citazioni sono tratte dall’Amleto di Shakespeare, dalla Mitchell chiamato ironicamente “Willie the Shake”.



C’era una luna e un lampione
Non sapevo di avere bevuto così tanto
Fin a quando pisciai un anaconda di tequila
Per tutta la lunghezza del parcheggio!
Oh ma parlo a vanvera
Di nuovo, parlo in maniera troppo schietta e scoperta
Pago un alto prezzo per il mio parlare diretto
Come lo paghi tu per il tuo mistero silenzioso
Vieni a parlarmi
Per favore parlami
Parlami, parlami
Signor Mistero
Potremmo parlare di Martha
Parlare di paesaggi
Non sono al di sopra dei pettegolezzi
Ma manterrò un segreto se c’è in gioco l’onore!
O potremmo parlare di potere
O di Gesù e Hitler e Howard Hughes
O dei film di Charlie Chaplin
O della malinconia nordica di Bergman
Basta che mi parli
Qualsiasi tema scegli
Vieni e parla con me
Signor Mistero, parlami

Puoi parlare da stolto – ascolterei
Puoi parlare da assennato
A ogni modo il meglio del mio intelletto
Va a finire sulle corde e sulla pagina
Quella mente raccoglie tutte queste immagini
Continua a spingere i miei piedi alla danza
Anche se è coperta di cheloidi
Dai “sassi e dardi dell’iniquo romanticismo”
Quella l’ho rubata dal vecchio Scotilanza!
Lo sai, “Non prendere a prestito e non prestare”
Romeo, Romeo parlami!
Così d’oro è il tuo silenzio?
Ci stai dentro così comodo?
Rappresenta la chiave della tua libertà
O le sbarre della tua prigione?
Sei imbavagliato dai tuoi nastri?
Sei davvero riservato o semplicemente avaro di parole?
Spendi ogni frase come se fosse valuta pregiata!
vieni a spenderne un po’ per me
Zittiscimi e parlami!
Io non faccio altro che parlare!
Starnazzare di polli!
Ti prego parlami


mercoledì 18 dicembre 2019

Fifteen Minutes


Oltre che interprete di canzoni altrui in eccellenti versioni (“A New England”, “Days” di Ray Davies, “Miss Otis Regrets” di Cole Porter) Kirsty MacColl fu anche autrice di brani per i propri dischi. Questo è tratto dall’album “Kite”, pubblicato nel 1989, e tratteggia con una satira amara e disincantata certi aspetti del mondo dello spettacolo e di coloro che lo popolano o aspirano a farne parte.



Sette volte in sette giorni
Sono stata lì seduta a sprecare la mia vita
So che il grigiore va e viene
Ma il sole non splende
E la neve non nevica
C’è Suzy-Ann con le sue tette e i suoi boccoli
Dove la mediocrità eccelle
Per quei ragazzi aggressivi e le loro ragazze noiose
Sai mi disgusta ma è un mondo di idioti

E poi c’è sempre il contante
Ti vendi per un po’ di robaccia
Sorridendo a gente che non puoi tollerare
Sei richiesto
I tuoi quindici minuti iniziano ora

Sguardi da banchieri sono
Nel cuore spietato, il mento debole
E vuoteresti il sacco per una pinta gin
Come diventi un tale santo
E divieni così debole
Nei giornali della domenica ogni settimana
Le stupide parole che ami dire
Le foto pacchiane e i sorrisi fasulli
È certo un mondo di idioti e tu sei un figlio degli idioti

E poi c’è sempre il contante
Ti vendi per un po’ di robaccia
Sorridendo a gente che non puoi tollerare
Sei richiesto
I tuoi quindici minuti iniziano ora

Poi c’è sempre la celebrità!
Autografi di tanto in tanto
Gente che ti ha visto in quel gioco in tivù
O in banca
I tuoi quindici minuti partono ora


mercoledì 11 dicembre 2019

A New England


"A New England" è una canzone scritta da Billy Bragg e pubblicata nel 1983. Divenne un singolo di successo nella versione realizzata da Kirsty MacColl l’anno successivo. Bragg ha affermato che la canzone gli fu ispirata dalla vista di due satelliti che volavano uno accanto all’altro; in cerca di un’ispirazione romantica, dovette arrangiarsi con “armamentario spaziale”. Oltre a essere adattato per una cantante con alcune sostanziali modifiche, il testo della MacKoll presenta anche un verso supplementare, aggiunto appositamente dallo stesso autore.



Avevo ventun anni quando scrissi questa canzone
Ne ho ventidue ora, ma ancora per poco
La gente mi chiede quand’è che crescerai e diventerai un uomo
Ma tutte le ragazze che mi piacevano a scuola
Stanno già spingendo carrozzine

Ti amavo allora e continuo ad amarti
Sebbene io ti abbia messo su un piedistallo
Loro ti hanno dato la pillola
Non mi sento in colpa perché ti mollo
Ma mi intristisce fartelo sapere

Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Sto solo cercando un’altra ragazza
Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Sto solo cercando un’altra ragazza

Ho amato le parole che mi hai scritto
Ma quello era roba di ieri, maledizione
Non posso sopravvivere con quello che trasmetti
Ogni volta che hai bisogno di un amico

Ho visto due stelle cadenti ieri notte
Ho espresso un desiderio ma erano solo satelliti
È sbagliato esprimere desideri su aggeggi nello spazio?
Vorrei, vorrei, vorrei che tu ci tenessi

Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Sto solo cercando un’altra ragazza

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Avevo ventun anni quando scrissi questa canzone
Ne ho ventidue ora, ma ancora per poco
La gente mi chiede quand’è che crescerai e comprenderai
Perché tutte le ragazze che ho conosciuto a scuola
Stanno già spingendo carrozzine
Ti amavo allora e continuo ad amarti
Sebbene io ti abbia messo su un piedistallo
Tu mi hai fatto prendere la pillola
Non mi sento in colpa perché ti mollo
Ma mi intristisce fartelo sapere

Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Tu stai cercando un’altra ragazza?
Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Tu stai cercando un’altra ragazza?

Ho amato le parole che mi hai scritto
Ma quello era roba di ieri, maledizione
Non posso sopravvivere con quello che trasmetti
Ogni volta che hai bisogno di un amico

Ho visto due stelle cadenti ieri notte
Ho espresso un desiderio ma erano solo satelliti
È sbagliato esprimere desideri su aggeggi nello spazio?
Vorrei, vorrei, vorrei che tu ci tenessi

Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Tu stai cercando un’altra ragazza?
Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Tu stai cercando un’altra ragazza?

I miei sogni erano pieni di idee strane
Avevo preso una decisione nonostante le tue paure
Ma altre cose si sono messe in mezzo
Non chiesi mai a quel ragazzo di restare
Una volta, a casa
Stavo seduta accanto al telefono
Aspettando qualcuno che mi desse una mano
Quando alla fine non squillo seppi che non eri tu

Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Tu stai cercando un’altra ragazza?
Non voglio cambiare il mondo
Non sto cercando una nuova Inghilterra
Tu stai cercando un’altra ragazza?





mercoledì 4 dicembre 2019

Up On Cripple Creek


Attingendo alle radici musicali del gruppo – il Sud degli Stati uniti, il rock and roll americano, nonché il bluegrass e il country – la canzone è cantata dal punto di vista di un camionista diretto a Lake Charles, Louisiana, per stare con una ragazza del posto, Bessie, con la quale ha una storia. Nella canzone egli gioca d’azzardo, beve, ascolta musica e passa del tempo con la “piccola Bessie”, che assume un ruolo attivo negli eventi, esprimendo le sue opinioni, facendosi ulteriormente apprezzare dal narratore. Alla fine della canzone, reso esausto dalla strada percorsa, egli parla di tornare alla sua donna, definita “big mama”, ma la tentazione di ritornare da Bessie è forte. Potrebbe però anche non trattarsi di tradimento; i camionisti usavano il termine “Big Mama” per riferirsi ai propri spedizionieri parlando alla radio CB. All’inizio sta trasportando tronchi giù da una montagna e alla fine valuta le opzioni: tornare alla base per un nuovo carico o rivedere Bessie.

Robbie Robertson ha detto del brano: non ci occupiamo di gente altolocata, ci chiediamo chi abita quella casa là nel mezzo di quel campo? Che cosa pensa quel tizio, con quell’unica luce al piano di sopra e l’autocarro parcheggiato fuori? Sono queste le cose che mi incuriosiscono. Che succede in quei luoghi? E semplicemente seguire la storia di questa persona, che guida questi camion per tutta la nazione, e conosce questi personaggi che incontra nei suoi viaggi; semplicemente seguirlo con una telecamera è veramente ciò di cui parla questa canzone.
La voce principale è affidata a Levon Helm.





Quando sarò sceso da questa montagna, lo sai dove voglio andare?
Giù dritto lungo il fiume Mississippi, fino al Golfo del Messico
A Lake Charles, Louisiana, little Bessie, una ragazza che ho conosciuto
Mi disse di passare da lei, se c’era una qualunque cosa che potesse fare per me

Al settimo cielo lei mi manda
Se ho qualche problema lei mi guarisce
Non ho bisogno di parlare, lei mi difende
Un sogno da ubriacone, se mai ne ho visto uno

La buona sorte mi aveva appena colto, andai alle corse
Lei scommise su un cavallo vincente, io su un altro piazzato
I pronostici erano a mio favore, davano il cavallo cinque a uno
Quando quel ronzino vincente arrivò lungo la pista, fu bell’e sicuro che aveva vinto lei

Alla fine presi tutte le mie vincite, e diedi la metà a Bessie
E lei le strappò gettandomele in faccia, tanto per ridere
Ora, c’è una sola cosa in tutto il mondo intero, che di sicuro vorrei vedere
È quando quel dolce mio amore inzuppa la sua ciambella nel mio tè

A quel punto io e la mia compagna tornammo alla baracca, c’era Spike Jones alla tele
Lei disse, “non mi piace come canta, ma amo sentirlo parlare”
Quello fece proprio palpitare il mio cuore, lo sentii fino in fondo ai piedi
E imprecai e feci un altro tiro, la mia Bessie è imbattibile

Ora c’è una tempesta in California e su al Nord si gela dal freddo
E questa vitaccia sulla strada sta durando da troppi anni
Bé, suppongo che chiamerò “big mama”, per dire che arriverò
Ma sai, nel profondo, sono piuttosto tentato
Di tornare a trovare la mia Bessie.


mercoledì 27 novembre 2019

Solid Air


“Solid Air” dà il titolo al quarto album di John Martyn, pubblicato nel 1973. La canzone fu ispirata a Martyn da Nick Drake e a lui dedicata. L’autore affermò che “il messaggio della canzone è molto semplice, ma ognuno deve ricavarselo da solo”.



Ti sei preso il tuo tempo
E hai vissuto sull’aria solida
Hai camminato sul filo del rasoio
E hai vissuto sull’aria solida
Senza sapere che cosa sta girando dentro
E posso dirti che è difficile da nascondere
Quando stai vivendo sull’aria solida
E hai dipinto il blues
E hai guardato attraverso l’aria solida
L’hai attraversata con lo sguardo
E hai guardato attraverso l’aria solida
Non so che cosa sta girando nella tua mente
E posso dire che non ti piace quello che trovi
Quando ti muovi attraverso l’aria solida, l’aria solida
Ti conosco, ti amo
E posso esserti amico
Posso seguirti ovunque
Persino attraverso l’aria solida

L’hai resa fredda come pietra
Hai vissuto sull’aria solida
L’hai trovata fredda
Hai vissuto sull’aria solida
Non so che cosa sta succedendo dentro
Ma posso dirti che è difficile da nascondere
Quando stai vivendo sull’aria solida, aria solida

Sei andato troppo a fondo
Hai vissuto sull’aria solida
Hai perduto il sonno
Ti sei mosso attraverso l’aria solida
Non so che cosa sta succedendo nella tua mente
Ma posso dire che non ti piace quello che trovi
Quando ti muovi attraverso l’aria solida, aria solida

Ti conosco, ti amo
E posso esserti amico
Ti seguirò ovunque
Persino attraverso l’aria solida
Hai percorso la tua strada
Perché hai camminato sull’aria fredda
Ti sei preso il tuo tempo
Non so che cosa sta accadendo dentro
Ma so dirti che è difficile da nascondere
Quando stai vivendo sull’aria solida, aria solida

Hai dipinto il blues
Hai vissuto sull’aria solida
L’hai attraversata con lo sguardo
E hai guardato attraverso l’aria solida
Non so che cosa si aggira nella tua mente
Ma posso dire che non ti piace quello che trovi
Quando ti muovi attraverso l’aria solida, l’aria solida

Ti conosco, ti amo
E posso esserti amico
Posso seguirti ovunque
Persino attraverso l’aria solida

Aria solida di un blu gelido
Aria solida azzurra


mercoledì 20 novembre 2019

T.B. Sheets


"T.B. Sheets" fu registrata da Van Morrison il 29 Marzo 1967 a New York. La storia raccontata nella canzone ha luogo in una stanza dove una ragazza giace ammalata di tubercolosi ed è visitata dall’io narrante. Il senso di colpa e il soverchiante imbarazzo provati gli provocano un disperato desiderio di fuggire dalla camera chiusa, odorante di morte e malattia. L’ascoltatore viene portato nella stanza e, per quanto disturbante,  certamente la descrizione è magistralmente realistica. Per prima cosa il narratore sgrida la malata terminale per il suo pianto. Non è naturale, dice, la donna piange tutta la notte e l’osservatore, intrappolato nella camera di morte, è imbarazzato e impotente. Più avanti nella canzone, il sole penetra da una fessura nel pannello della finestra e annebbia la mente; poi c’è la terribile claustrofobia della stanza dell’ammalata – “lasciami respirare”, chiede alla donna, il cui respiro è affaticato, c’è una strada lì sotto, una strada che lei non percorrerà più, e lui anela disperatamente di raggiungere quella strada, di ritornare alla vita, perché “la stanza fredda è la stanza di un’idiota”. Un racconto dickensiano di morte e decadimento in una grande città per una della più vere canzoni sulla morte mai sentite. Mano a mano che la vita scorre via gradualmente dal corpo della ragazza Julie, devastata dalla tubercolosi, non c’è alcun cliché drammatico, nessun indoramento della pillola né alcuna grande epifania sul letto di morte. Piuttosto quello che emerge è un fatalismo da “Allora è tutto qui?”, uno scoramento leggero e distaccato, soffocato lentamente.



Ora ascoltami, Julie, piccola,
Non è naturale che tu pianga nel cuore della notte.
Non è naturale che tu pianga attraversando la mezzanotte,
fino alle ore piccole, ancora lontane dal sopraggiungere dell’alba,
Oh Signore, hu hu ha.

Ora Julie, e non c’è niente nei miei pensieri
Più lontano da quello che tu stai cercando.
Vedo il modo in cui mi hai assalito, Signore, da dietro la porta
E mi hai guardato negli occhi.
Sei una piccola stella scossa allusioni
Inadeguatezze e corpi estranei,
e la luce del sole che splende attraverso la fessura nella vetrata
Mi intorpidisce il cervello,
Ha, allora apri la finestra e fammi respirare.
Ho detto apri la finestra, shh shh shh shh shh e lascia che io respiri.
Sto guardando giù nella strada qui sotto, Signore, ho pianto per te,
Ho ho, ho pianto per te, pianto per te. Ossignore.
La stanza fredda è la stanza di un’idiota, Signore.
E posso quasi sentire l’odore delle tue lenzuola tisiche.
E riesco quasi a odorare le tue lenzuola tisiche
Sul tuo letto di malata
Devo andare, devo andare
E tu dicesti, “Ti prego resta, voglio, voglio,
voglio bere dell’acqua, voglio bere dell’acqua,
va in cucina e prendimi dell’acqua da bere.”
Io dissi, “Devo andare, devo andare piccola.”
Dissi, “Ti manderò, ti manderò qualcuno qui più tardi.
Lo sai abbiamo John che verrà qui più tardi
Con una bottiglia di vino per te, piccola – ma io devo andare.”
La stanza fredda è la stanza di un’idiota, Signore.
La stanza fredda è la stanza di un’idiota, Signore, la stanza di un’idiota.
E riesco quasi a odorare le tue lenzuola tisiche
E riesco quasi a odorare le tue lenzuola tisiche

Devo andare, devo andare
Manderò qualcuno che si lamenti, più tardi, piccola.
Vedremo che cosa riuscirò a raccattare per te, lo sai.
Sì, ho un po’ di cose che devo fare.
Non preoccupartene, non preoccuparti, non preoccuparti.
Andare, andare, devo andare, devo andare devo andare,
devo andare, devo andare, huh va bene, tutto bene.
Ho acceso la radio,
se vuoi ascoltare qualche canzone, accenderò la radio per te.
Eccoci qua, eccoti qua, eccoti qua, piccola, ecco, huh.
Starai bene, anche tu, sì.
Lo so che non è divertente, non è divertente per nulla, piccola,
sempre sdraiata nella stanza fredda, gente, sdraiata nella stanza fredda,
nella stanza fredda, nella stanza fredda.

mercoledì 13 novembre 2019

Blue Condition


Una delle canzoni scritte dal batterista Peter “Ginger” Baker per gli album dei Cream, l’unica su “Disraeli Gears”, disco del 1967 in cui è l’ultima traccia del primo lato. Il brano – in maniera appropriata - chiude anche il film “Beware of Mr. Baker”, documentario dedicato allo straordinario musicista deceduto nell’ottobre di quest’anno.



Non prendere la direzione sbagliata attraversando
Invece di una profonda riflessione su ciò che è vero
Perché è una combinazione di giudizi emessi da te
Che provoca un profondo scoramento tutto il tempo.
Nessun rilassamento, niente conversazione, nessuna variazione
In una condizione buia molto triste, triste.

Sveglia presto ogni mattina.
Devi essere intraprendente a tuo modo,
perché non sentirai risate, né vedrai il sole;
La vita sarebbe un disastro dall’inizio alla fine.

Nessun rilassamento, niente conversazione, nessuna variazione
In una condizione buia molto triste, triste.

Non prendere la direzione sbagliata attraversando
Invece di una profonda riflessione su ciò che è vero
Perché è una combinazione di giudizi emessi da te
Che provoca un profondo scoramento tutto il tempo.
Nessun rilassamento, niente conversazione, nessuna variazione
In una condizione buia molto triste, triste.

mercoledì 6 novembre 2019

Deep Ellum Blues


"Deep Ellum Blues" (a volte citato anche con la grafia Deep Elem o Elm) è un tradizionale americano, il titolo si riferisce a uno storico quartiere di Dallas abitato da afro-americani conosciuto come Deep Ellum, che in passato fu anche sede di musicisti importanti come Blind Lemon Jefferson, Blind Willie Johnsonn e Leadbelly. Nel testo il luogo viene descritto ironicamente come luogo di perdizione e corruzione, nel tentativo di dare un avvertimento, senza troppa convinzione, all’interlocutore intenzionato a recarsi in quel quartiere. La canzone fu eseguita spesso dal vivo dai Grateful Dead.



Se vai giù a Deep Ellum mettiti i soldi nelle scarpe
Le donne giù a Deep Ellum ti fanno venire il Blues di Deep Ellum
Oh, dolcezza il tuo compagno ha il blues di Deep Ellum,

Una volta avevo una ragazza, significava tutto il mondo per me
Andò giù a Deep Ellum, ora non è più quella di prima
Oh, dolcezza il tuo compagno ha il blues di Deep Ellum,

Una volta conobbi un predicatore, predicava la Bibbia in tutto e per tutto
Andò giù a Deep Ellum, ora i suoi giorni da predicatore sono finiti

Quando vai giù a Deep Ellum per divertirti un poco,
tieni pronti i tuoi dieci dollari, quando arriva la polizia

Quando vai giù a Deep Ellum, mettiti i soldi nei pantaloni
Perché le donne a Deep Ellum non ti danno una possibilità
Oh, donna, il tuo uomo si è preso il blues di Deep Ellum.


mercoledì 30 ottobre 2019

Jumping At Shadows


Scritta da Anthony "Duster" Bennett (1946 – 1976), la canzone fu interpretata dai Fleetwood Mac di Peter Green (fu registrata dal vivo per poi comparire sul disco “Live in Boston”), e in seguito incisa anche da Gary Moore.



Che si può dire?
Non c’è molto da raccontare.
Sto andando a rotoli
Ed è a me che do la colpa
Mi sono spaventato della mia stessa ombra
Pensando alla mia vita.

Tutti puntano il dito verso di me.
So di essere solo una vaga immagine
Di quello che sarei potuto essere.
Le ombre mi hanno fatto sobbalzare
Pensando alla mia vita.

Dio abbi misericordia.
Penso che impazzirò
Il Diavolo è arrivato a me
Mi ha buttato di nuovo giù.
Sono qui che mi spavento per un nonnulla,
solo pensando alla mia vita.




mercoledì 23 ottobre 2019

The Wreck of the Edmund Fitzgerald


Nel 1975 il naufragio del piroscafo “Edmund Fitzgerald” sul Lago Superiore (detto “Gitche Gumee), in cui perirono tutti i 29 componenti dell’equipaggio, divenne uno dei peggiori incidenti nella storia della navigazione sui laghi. Il cantautore canadese Gordon Lightfoot raccontò l’evento in questa canzone, la quale venne pubblicata a un anno circa dal disastro.



La leggenda resiste, dal Chippewa in giù
Del grande lago che chiamano Gitche Gumee
Il lago, dicono, non rinuncia ai suoi morti
Quando i cieli di Novembre si incupiscono
Con un carico di minerale di ferro pesante ventiseimila tonnellate in più
Di quanto la Edmund Fitzgerald pesava a vuoto
Quella prode e fedele nave era un osso da rodere
Quando le burrasche di Novembre anticipavano

La nave era l’orgoglio del lato Americano
Stava tornando da qualche stabilimento in Wisconsin
Dei grandi mercantili, era uno dei più grossi
L’equipaggio e il buon capitano erano uomini navigati
Stavano portando a termine alcune scadenze per un paio di acciaierie
Quando salparono a pieno carico per Cleveland
E più tardi quella notte quando risonò la campana della nave
Potrebbe esser stato il vento del Nord che sentivano?

Il suono del vento tra i cavi sembrava tradire segreti
E un’onda irruppe oltre la ringhiera
E ogni uomo seppe, come sapeva il capitano,
Che la strega di Novembre veniva a rubare
L’alba giunse tardi e la colazione dovette aspettare
Quando giunsero le burrasche di Novembre fendenti
Al sopraggiungere del pomeriggio era pioggia ghiacciata
In faccia al vento di uragano da ponente

All’ora di cena, il vecchio cuoco salì sul ponte a dire
“Compari c’è troppa tempesta per riuscire a nutrirvi”
Alle sette di pomeriggio, uno dei boccaporti principali cedette
Egli disse, compari è stato bello conoscervi
Il capitano comunicò via radio che imbarcava acqua
E la buona nave e il suo equipaggio erano in pericolo
E più tardi quella notte, quando si persero di vista le luci
Avvenne il naufragio della Edmund Fitzgerald

Qualcuno sa dove va l’amore di Dio
Quando le onde trasformano i minuti in ore?
Tutti i soccorritori dissero che sarebbero arrivati a Whitefish Bay
Se avessero percorso altre quindici miglia
Potrebbero essersi spezzati, o potrebbero essersi ribaltati
Oppure è stata una falla a farli affondare
Tutto ciò che rimane sono i volti e i nomi
Delle mogli e dei figli e delle figlie

Il lago Huron rolla, il lago Superiore canta
Nelle stanze della sua magione di acqua e ghiaccio
Il vecchio Michigan fuma come i sogni di un giovane uomo
Le isole e le baie sono per gli sportivi
E più sotto, il lago Ontario
Prende quello che il lago Erie gli può mandare
E le navi del ferro vanno, come sanno tutti i marinai
Col ricordo delle burrasche di Novembre

Pregarono in una vecchia sala ammuffita a Detroit
Nella cattedrale dei marittimi
La campana della chiesa rintoccò ventinove volte
Una per ogni uomo della Edmund Fitzgerald
La leggenda resiste, dal Chippewa in giù
Del grande lago che chiamano Gitche Gumee
Il Superior, dicono, non rinuncia ai suoi morti
Quando i cieli di Novembre si incupiscono

martedì 15 ottobre 2019

Fotheringay


Uno dei primi singoli dei Fairport Convention, pubblicato anche nel loro secondo disco “What ‎We Did on Our Holidays”. "Fotheringay" fu poi anche il nome scelto da Sandy Denny per il suo progetto musicale alternativo e parallelo ai Fairport Convention. La canzone prende spunto dagli ultimi giorni di Mary, Queen of Scots (“Maria Stuarda”), la quale tornata in Scozia dopo avere cercato rifugio presso la corte francese di Caterina De’ Medici per ‎scampare alle guerre anglo-scozzesi venne fatta imprigionare dalla cugina ‎Elisabetta I d'Inghilterra, cui aveva chiesto aiuto e rifugio,  e trascorse quindi in cattività gli ultimi ‎vent’anni della sua vita fino alla morte per decapitazione proprio nel castello di ‎Fotheringhay, nel Northamptonshire.



Quante volte il suo sguardo ha oltrepassato le finestre del castello
E ha guardato passare la luce del giorno nel suo muro di prigioniera,
Nessuno ad ascoltare il suo richiamo.

L’ora del tramonto sta svanendo nel calare del sole,
e in un solo momento quelle braci saranno spente
e l’ultimo dei giovani uccelli sarà volato via.

I suoi giorni di preziosa libertà, da lungo tempo perduti
Per vivere questi sterili anni dietro una porta sorvegliata
Ma quei giorni non dureranno oltre.

Domani a quest’ora sarà lontana,
molto più distante di queste isole
o della solitaria Fotheringay

mercoledì 9 ottobre 2019

See That My Grave Is Kept Clean


Composizione di Blind Lemon Jefferson pubblicata nel 1927, celebre anche grazie alle numerose reinterpretazioni eseguite da artisti famosi nel corso degli anni, da Bob Dylan ai Dream Syndicate.



Ascolta, c’è una cortesia che ti chiedo
C’è un favore che ti chiedo
C’è solo un favore che ti chiedo
Puoi provvedere che la mia tomba venga mantenuta pulita?

E ci sono due cavalli bianchi che mi seguono
Ci sono due cavalli bianchi che mi seguono
Ho due cavalli bianchi dietro di me
Che aspettano sul mio terreno di sepoltura

Hai mai sentito quel suono di bara?
Hai mai sentito quel suono di bara?
Hai mai sentito quel suono di bara?
Vuol dire che un altro povero ragazzo è sottoterra

Hai mai sentito quel rintocco di campane della chiesa?
Hai mai sentito quel rintocco di campane della chiesa?
Hai mai sentito quel rintocco di campane della chiesa?
Significa che un altro povero ragazzo è morto e sepolto

Il mio cuore ha smesso di batter e le mie mani si sono raffreddate
Il mio cuore ha smesso di batter e le mie mani sono diventate fredde
Il mio cuore ha smesso di batter e le mie mani sono diventate fredde
Ora credo a quel che disse la Bibbia

C’è solo un ultimo favore che ti chiedo
C’è solo un ultimo favore che ti chiedo
C’è solo un ultimo favore che ti chiedo
Vedi che la mia tomba sia tenuta pulita



mercoledì 2 ottobre 2019

The Needle And The Damage Done


È noto a chi ha seguito le vicende umane e artistiche di Neil Young come egli sia stato colpito da vicino dalle ricorrenti morti per eroina degli anni settanta. Nel giro di poco tempo perirono a causa della loro tossicodipendenza due membri del suo entourage; il “roadie” Bruce Berry e il chitarrista Danny Whitten. Quest’ultimo in particolare dopo essere stato allontanato dal gruppo proprio per la sua inaffidabilità dovuta alla droga. La canzone è molto esplicita fino dal titolo, e il testo amaro e duro non evita immagini forti, come nella frase che inizia con “milk blood”, espressione che si riferisce alla pratica di prelevare parte del proprio sangue, una volta che vi è già stata iniettata la dose di eroina, per averla poi a disposizione per un’iniezione successiva. Potrebbe anche indicare comunque una esigua estrazione di sangue una volta infilato l’ago, per essere sicuri di avere colto bene la vena ed evitare di iniettare la dose al di fuori di essa (“running out”), ma mi pare più calzante la prima interpretazione.



Ti ho colto bussare alla porta della mia cantina
Ti voglio bene, caro, posso averne un altro po’?
Oh, il danno compiuto

Sono arrivato in città e ho perduto la mia Band
Ho guardato l’ago prendere un altro uomo
Andato, perduto, il danno fatto.

La canzone la canto perché amo l‘uomo
So che qualcuno di voi non capisce
Estrarre sangue per evitare di rimanere a corto

Ho visto l’ago, e il danno fatto
C’è una parte di ciò in ognuno
Ma ogni tossico è come un sole che tramonta.

mercoledì 25 settembre 2019

The Devil's Right Hand


La canzone fa parte del terzo album di Steve Earle, “Copperhead Road”, pubblicato nel 1988.
Affascinato dalle armi fin dall’infanzia, lo sfortunato protagonista ignora gli avvertimenti della madre, e la sua insana passione lo porterà a uccidere un uomo che barava alle carte. Quando le autorità vengono a prenderlo, egli nega di essere il colpevole, dato che chi ha tirato il grilletto è stata la mano destra del diavolo, come nelle parole di sua madre. Nel 21° secolo una dichiarazione simile porterebbe a una dichiarazione di infermità mentale ma probabilmente non avrebbe influenzato una giuria nell’America del millenovecento, in cui questa breve storia è ambientata.



Nel periodo in cui papa partì per combattere la grande Guerra
Vidi la mia prima pistola all’emporio
All’emporio, quando avevo tredici anni
Pensai che era la cosa più bella che avessi mai visto

Così chiesi se un giorno avrei potuto averne una, una volta cresciuto
Mamma fece cadere una dozzina di uova, andò su tutte le furie
Si infuriò veramente e non comprese
Mamma disse la pistola è la mano destra del diavolo

La mano destra del diavolo, la mano destra del diavolo
Mamma dice che la pistola è la mano destra del diavolo

La mia primissima pistola fu una Colt ad avancarica
Spara veloce come il lampo ma è lentissima a caricare
Lentissima a caricare, e presto scoprii
Ti metterà nei guai ma non può tirartene fuori

Così andai a comprarmi una Colt 45
La chiamano conciliatrice ma non ho mai saputo il perché
Mai saputo perché, non compresi
Mamma dice che la pistola è la mano destra del diavolo

La mano destra del diavolo, la mano destra del diavolo
Mamma dice che la pistola è la mano destra del diavolo

Mi trovai in una partita a carte in una città aziendale
Colsi un minatore a barare, sparai a quel cane
Abbattei il cane, guardai l’uomo cadere
Non toccò mai la fondina, non ebbe alcuna possibilità di estrarre

Il processo era di mattina e mi trascinarono giù dal letto
Mi chiesero come mi dichiaravo, non colpevole, dissi
Non colpevole dissi, avete preso l’uomo sbagliato
Chi ha toccato il grilletto è stata la mano destra del diavolo

La mano destra del diavolo, la mano destra del diavolo
Mamma dice che la pistola è la mano destra del diavolo

mercoledì 18 settembre 2019

Death Don't Have No Mercy


Questa canzone del bluesman Rev. Gary Davis ha avuto diverse versioni di artisti da lui influenzati, tra cui Bob Dylan, Grateful Dead, e soprattutto Hot Tuna. Il testo laconico e ripetitivo ben riflette la disperazione di chi vede la famiglia morire di stenti intorno a sé; Davis fu infatti l’unico a sopravvivere di otto figli, divenne cieco ancora bambino, perdendo inoltre a dieci anni il padre, assassinato. La doppia negazione della frase che guida la canzone sottolinea l’assolutezza della morte, impersonificata in un essere spietato a cui non si può rispondere che con la rassegnazione.




Lo sai la morte non ha nessuna pietà in questa terra
La morte non ha nessuna pietà in questa terra
Viene a casa tua, lo sai che non ci mette molto
Guarderete nel letto stamattina, figlioli e troverete vostra madre morta.

La morte non si prende mai una vacanza in questa terra
La morte non si prende mai una vacanza in questa terra
Viene a casa tua, lo sai che non ci mette molto

Guarderai nel letto stamattina e troverai che la tua famiglia se n’è andata
La morte non ha nessuna pietà in questa terra
  

Dico che la morte non ha nessuna pietà in questa terra
La morte vi lascerà lì in piedi a piangere in questa terra
La morte vi lascerà lì in piedi a piangere in questa terra
Viene a casa tua, lo sai che non ci mette molto
Guarderai nel letto stamattina e troverai fratelli e sorelle senza vita
Dico che la morte non ha pietà in questa terra

La morte non ha nessuna pietà in questa terra
La morte non ha nessuna pietà in questa terra
Viene a casa tua, lo sai che non ci mette molto
Guarderai nel letto stamattina e troverai che la tua famiglia se n’è andata
La morte non ha nessuna pietà in questa terra






mercoledì 4 settembre 2019

The Side I'll Never Show

Una canzone da "Ghost Stories" dei Dream Syndicate di Steve Wynn.



Dottore, non vedi che ci sto provando
La spiegazione non è stata trovata
Dottore, nessuno sa quando sto friggendo
Sbatto la porta quando la sensazione arriva e

Ogni nuvola ha un risvolto positivo
Ogni dubbio ha una risposta, lo so
Ma nel mio cuore non brilla alcuna luce
Solo vuoto e un bagliore affievolito
Che scrosciano sul lato che non mostrerò mai

Dottore, è la stagione più dura
Dico, aspetta che arrivi la discesa e lascia andare
Dottore, senza la minima ragione
Sono diventato un uomo che non vuole sapere e

Non tutto il male viene per nuocere
Ogni dubbio ha una risposta, lo so
Ma nel mio cuore non brilla alcuna luce
Solo vuoto e un bagliore affievolito
Che scrosciano sul lato che non mostrerò mai

Dottore, credo di averla udita
Chiamare da oltre il diluvio
Dottore, nel mio cuore c’era omicidio
Non c’era alcun corpo e non c’era alcun sangue e
Ogni nuvola ha un risvolto positivo
Ogni dubbio ha una risposta, lo so
Ma nel mio cuore non brilla alcuna luce
Solo vuoto e un bagliore affievolito
Che scrosciano sul lato che non mostrerò mai


martedì 27 agosto 2019

That’ll Be the Day


Buddy Holly incise la canzone assieme a una sua band precedente ai Crickets, un gruppo chiamato The Three Tunes, nel quale militava anche Jerry Allison, coautore del pezzo. Holly ed Allison andarono assieme a vedere il western di John Ford "The Searchers" con John Wayne; una battuta, ripetuta frequentemente nel corso della pellicola, era "That'll Be the Day" ("Quello sarà il giorno"). Qualche tempo dopo, mentre i due passeggiavano nei dintorni della casa di Allison, Holly disse all'amico che sarebbe stato bello scrivere una canzone di successo; Jerry rispose "That'll Be the Day", che divenne il titolo della composizione. I Quarrymen ne incisero una versione su un acetato nel 1958.



Beh, quello sarà il giorno, in cui mi dirai addio
Sì, quello sarà il giorno, in cui mi farai piangere
Dici che te ne andrai, lo sai di mentire
Perché quello sarà il giorno in cui morirò

Mi dai tutto il tuo amore e le tue tenerezze
Tutti i tuoi abbracci e baci, e pure i tuoi soldi
Beh, lo sai di amarmi, bambina, fino a quando mi dici, forse
Che un giorno, avremo chiuso

Beh, quello sarà il giorno, in cui mi dirai addio
Sì, quello sarà il giorno, in cui mi farai piangere
Dici che te ne andrai, lo sai di mentire
Perché quello sarà il giorno in cui morirò

Quando Cupido scagliò il suo dardo, lo diresse al tuo cuore

Per cui se mai ci dividessimo e io ti lasciassi
Tu siedi e mi stringi e mi dici arditamente
Che un qualche giorno, saremo tristi

Beh, quello sarà il giorno, in cui mi dirai addio
Sì, quello sarà il giorno, in cui mi farai piangere
Dici che te ne andrai, lo sai di mentire
Perché quello sarà il giorno in cui morirò



mercoledì 14 agosto 2019

Mama Tried


“Mama Tried" è una canzone scritta e registrata da Merle Haggard, pubblicata nel 1968. Per quanto la canzone non sia completamente autobiografica, in essa Haggard si concentra sul dolore causato alla sua propria madre in occasione della sua permanenza nel carcere di San Quintino nel 1957.
Il brano fu un caposaldo del repertorio dei Grateful Dead, che la suonarono spesso dal vivo.



La prima cosa che mi sembra di ricordare è un fischio solitario
E un sogno da ragazzo, di crescere per potere correre
Su un treno merci via dalla città, senza sapere in quale direzione
E nessuno riuscì a farmi cambiare idea, ma la mamma ci provava

Figlio unico e ribelle, di una famiglia umile e mansueta
Mamma sembrava sapere  che cosa il futuro serbava
Non ostante tutti gli insegnamenti domenicali, continuavo a tendere al male
Fino a che mamma non poté più trattenermi

E ho compiuto ventun anni in prigione, scontando una condanna a vita senza condizionale
Nessuno riuscì a raddrizzarmi, ma la mamma ci provò, ci provò
Lei provò a crescermi meglio, ma io ignorai le sue suppliche
Per cui sono io l’unico da biasimare, perché mamma ci provò

Il povero caro papà, riposi in pace, lasciò a mia madre un carico pesante
Lei provò in tutti i modi di fare anche la parte di lui
Lavorando ore e ore senza riposo, voleva che io avessi il meglio
Provò a crescermi per il meglio ma io rifiutai

E ho compiuto ventun anni in prigione, scontando una condanna a vita senza condizionale
Nessuno riuscì a raddrizzarmi, ma la mamma ci provò, ci provò
Lei provò a crescermi meglio, ma io ignorai le sue suppliche
Per ciò è solo colpa mia, perché mamma ci ha provato





venerdì 2 agosto 2019

(Don't Go Back To) Rockville


Apparsa come singolo dall’album “Reckoning” del 1984, la canzone fu scritta dal bassista del gruppo Mike Mills, sul fatto che la sua ragazza dell’epoca dovesse fare ritorno a Rockville, Maryland, ponendo così fine alla loro relazione.



Guardi il tuo orologio una terza volta mentre aspetti alla stazione l’autobus che arrivi
In direzione di un posto che lontano, tanto lontano e se questo non basta
Un posto dove nessuno saluta, non parlano a nessuno che non conoscono
Ti ritroverai in qualche fabbrica, che sarà una schifezza a tempo pieno senza più un posto dove andare
Rientrare a piedi in una casa vuota, intrattenersi in completa solitudine
So che può suonare strano, ma io credo
Che tornerai indietro in breve tempo

Non tornare a Rockville
A sprecare un altro anno

Di notte bevo fino ad addormentarmi e faccio finta
Che non mi importi se non sei qui con me
Perché è molto più facile gestire
Tutti i miei problemi se sono troppo al largo
Ma è meglio che succeda presto qualcosa
O sarà troppo tardi per riportarti indietro

Non è come se avessi davvero bisogno di te
Se tu fossi qui non farei altro che dissanguarti
Ma chiunque altro in città vuole solo buttarti giù e
Non è così che deve essere
So che può suonare strano, ma io credo
Che tornerai indietro in breve tempo



mercoledì 24 luglio 2019

Slim Slow Slider


“Si potrebbero dedicare ore e ore al tentativo di allacciare significati specifici alle canzoni presenti su Astral Weeks, appuntando insieme luoghi e metafore, cercando di creare un filo narrativo per ottenere una comprensione definita. Ciò nonostante la verità è che non si otterrebbe mai un risultato soddisfacente perché Morrison compose alcuni di questi brani come un “flusso di coscienza” senza minimamente pensare a quello che scriveva” (Ritchie Yorke, biografo di Van Morrison) mentre altri erano “assemblaggi … di conversazioni… film, quotidiani, libri e sono completamente immaginari” (Van Morrison, intervistato da NPR). 

L’approccio migliore per comprendere le opere è probabilmente è quello di tralasciare l’aspetto narrativo, come si farebbe leggendo un libro quale l’Ulisse di Joyce ad esempio. Percepire le parole, la musica e ricavare il significato da quelle sensazioni. Considerarle come un sogno – le cose non sono quello che sembrano, ma corrispondono esattamente a ciò che viene percepito (che può essere diverso per ogni singolo individuo).

"Le canzoni sono storie in poesia, per cui il significato è lo stesso di sempre – senza tempo e invariato. Le canzoni sono opere dell’immaginazione che intrinsecamente avranno un significato diverso per persone diverse. Le persone ne ricavano qualunque cosa la loro disposizione le conduce a ricavarne." (Van Morrison, a Randy Lewis).

Ultima canzone dell’album, "Slim Slow Slider" fu anche l’ultima canzone registrata nell’ultima sessione nell’ottobre del 1968.



Tu che scorri lenta e sottile
Il cavallo che monti
È bianco come neve
Tu che scorri lenta e sottile
Il cavallo che monti
È bianco come neve
Lo racconti ovunque tu vai
Ti ho visto camminare
Giù per Ladbroke Grove questa mattina
Ti ho visto camminare
Giù per Ladbroke Grove questa mattina
Prendevi sassolini da qualche spiaggia sabbiosa
Sei fuori portata
Ti ho visto stamattina presto
Col tuo ragazzo nuovo di zecca e la tua Cadillac
Ti ho visto stamattina presto
Col tuo ragazzo nuovo di zecca e la tua Cadillac
Sei andata via per qualcosa
E so che non tornerai
E so che stai morendo, bambina
E so che lo sai anche tu
So che stai morendo
E so che lo sai anche tu
Ogni volta che ti vedo
Non so proprio che cosa fare


mercoledì 17 luglio 2019

You Can't Judge A Book By The Cover


"You Can't Judge a Book by the Cover" è una canzone scritta da Willie Dixon e incisa nel 1962 da Bo Diddley; fu uno dei successi in classifica di quest’ultimo. Il testo di Willie Dixon utilizza una serie di metafore di ogni genere di cose che non possono essere giudicate dal loro aspetto prima di terminare sulla frase che dà il titolo al brano. L’incisione originale di Diddley inoltre infrange la “quarta parete” incoraggiando l’ascoltatore ad alzare il volume della propria radio dopo la prima strofa.



Non puoi giudicare una mela guardando l’albero
Non puoi giudicare il miele guardando l’ape
Non puoi giudicare una figlia osservando la madre,
Non puoi giudicare un libro dalla copertina.

Oh ma non capisci
Che stai sbagliando nel giudicarmi
Ho l’aspetto di un bifolco
Ma sono un amatore
Non si deve giudicare un libro dalla copertina.

Oh bimba avvicinati,
ascolta che cos’altro ho da dire
Hai messo il volume della radio troppo basso,
Alzalo!

Non puoi giudicare lo zucchero, guardando la canna
Non puoi giudicare una donna guardando il suo uomo
Non puoi giudicare una sorella, guardandone il fratello
Non puoi giudicare un libro dalla copertina.

Oh ma non capisci
Che stai sbagliando nel giudicarmi
Ho l’aspetto di un bifolco
Ma sono un amatore
Non puoi giudicare dalle apparenze.

Non puoi giudicare un pesce guardando lo stagno
Non puoi decidere che cosa è giusto, guardando ciò che è sbagliato
Non puoi giudicare qualcuno, guardando qualcun altro
Non puoi giudicare un libro dalla copertina.

Oh ma non capisci
Che stai sbagliando nel giudicarmi
Ho l’aspetto di un bifolco
Ma sono un amatore
Non puoi giudicare dalle apparenze.


mercoledì 10 luglio 2019

Hunter's Moon


Nella tradizione, le lune piene hanno nomi diversi, legati a mesi dell’anno. Ma alcuni nomi fanno riferimento a stagioni, come la Harvest Moon (Luna del Raccolto) e la Hunter’s Moon (luna del cacciatore). Harvest Moon indica la luna piena più vicina all’equinozio d’autunno, la Hunter’s Moon è quella direttamente successiva.
Sul disco “Up to Midnight” fluisce senza soluzione di continuità nella canzone successiva, “Hunter’s Moon”, appunto,  che ne rappresenta così un ideale seguito, anche nel testo che continua a descrivere un girovagare notturno e inquieto.



Deve essere la Luna del Cacciatore
E sto ispezionando le colline in cerca di te
Sotto alla Luna del Cacciatore
I rami e i fiumi conducono a te
La roccia e i monti si tingono di blu
Nella luce della Luna del Cacciatore
Troverò la via che mi guida verso te
Con l’aiuto della Luna del Cacciatore

giovedì 4 luglio 2019

Up To Midnight


Dall’ultimo disco dei Thin White Rope, “The Ruby Sea” del 1991. Due parti del testo sono affidate a due voci che si sovrappongono, come se i pensieri delle due persone si intersecassero, in un dialogo muto.



Lascio le luci accese tutta la notte quando sei via e
Tiro su gli scuri e vedo
Il mio vecchio compagno che se ne va quando il sole arriva e
Mi porta via il riflesso

Scorrendo via
L’intero mondo che mi aspetta
Non puoi appartenere
Ad alcun riflesso tranne me

Stiamo giocando a carte e abbiamo esattamente la stessa mano
Io non sto perdendo e neppure lui
Non è triste che così scortese e piatto sia
Un perfetto riflesso per me

Siamo soli?
Con re e jolly e regine
I fanti sono soli
Con sogni colorati di nero e rosso

Ogni giorno è una lunga arrampicata su fino a mezzanotte
Per poi da lì rotolare e ruzzolare nel sonno

Da qualche parte il cielo diventa grigio e il mondo
Diventa carta tra la notte e il giorno
Proprio come il mio cuore preso tra luce e oscurità
Come il mio amico che sta andando via

Perché non vedi?
I riflessi intendono quello che dicono
Sei completa
Senza la mia faccia sul tuo percorso?

Ogni giorno è una lunga arrampicata su fino a mezzanotte
Per poi da lì rotolare e ruzzolare nel sonno


mercoledì 26 giugno 2019

René and Georgette Magritte with Their Dog After the War


Il titolo prende spunto da una fotografia che ritrae i coniugi Magritte con il loro cane in Belgio. Nella canzone Paul Simon immagina che il pittore surrealista e sua moglie fossero dei segreti ammiratori dei gruppi DooWop degli anni 50, che l’autore omaggia ripetutamente nel ritornello,
Il testo descrive come i due consorti trascorrono i giorni, mentre le loro esperienze e i loro ricordi sono scanditi da quella musica e si intrecciano a essa.



Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra
Ritornavano alla loro suite d’albergo
E aprivano la porta
Smettendo agevolmente i loro abiti da sera
Ballavano alla luce della luna
Sulla musica dei Penguins, dei Moonglows
The Orioles, e The Five Satins
La profonda musica proibita
Che gli era mancata
Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra

Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra
Stavano passeggiando lungo Christopher Street
Quando si fermarono in un negozio da uomo
Con tutti i manichini abbigliati nello stile
Che portava alle lacrime i loro occhi di immigrati
Proprio come succedeva con The Penguins, i Moonglows
The Orioles, e The Five Satins
Il leggero fiume di risate
Che fluiva attraverso l’aria
Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane apres la guerre

Fianco a fianco
Si addormentavano
Decadi che scivolavano via come Indiani
Il tempo costa poco
Al loro risveglio avrebbero trovato
Che tutti i loro beni personali
Si erano intrecciati fra loro

Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra
Stavano cenando con l’elite dei potenti
E guardarono nel cassetto della camera da letto
E che cosa pensate
Che avessero nascosto
Nel freddo armadio dei loro cuori?
The Penguins, the Moonglows
The Orioles, and The Five Satins
Per ora e per sempre
Come era stato prima
Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra


mercoledì 19 giugno 2019

So. Central Rain (I'm Sorry)


 "So. Central Rain (I'm Sorry)" è una canzone dei R.E.M. pubblicata nel maggio 1984 come primo singolo dal loro secondo album “Reckoning”. Si parla di una telefonata che non arriva perché – a insaputa di chi canta – una tempesta ha interrotto le linee telefoniche. Nell’attesa il protagonista si domanda perché lei non chiama e riesamina mentalmente la loro relazione. La lunga distanza sembra avere influito sul fallimento incombente, ma il coro di “I’m sorry” lascia intuire che il cantante sente di avere anche lui delle responsabilità.  L’indizio importante è quello geografico del verso “Eastern to Mountain, third party call”. La telefonata è tra la Eastern Time Zone (dove si trova anche la Georgia, stato di Michael Stipe) e la Mountain Time Zone, laddove le linee telefoniche attraverserebbero la zona South Central degli Stati Uniti. Una tempesta in quell’area (“south central rain”) blocca quindi la chiamata. I fiumi di proposte hanno stancato il protagonista, che rifiuta la “ragazza senza un sogno”, le dice di farsi un’altra casa, dato che quella scelta non è condivisa dai due. Alla fine l’attesa ha portato a considerare esaurito il rapporto, pure nel dispiacere che deriverà dalla separazione.



Non hai mai chiamato? Aspettavo la tua telefonata
Questi fiumi di proposta mi stanno allontanando
Gli alberi si piegheranno, le città verranno dilavate
La città sul fiume, c’è una ragazza senza un sogno

Mi spiace, mi spiace, mi spiace, mi spiace

Da Eastern a Mountain, telefonata a carico, le linee sono interrotte
L’uomo saggio costruì le sue parole sulle rocce
Ma non credo proprio che farò lo stesso
Gli alberi si piegheranno, la conversazione si è affievolita
Vatti a fare un’altra casa, questa scelta non è la mia

Mi spiace, mi spiace, mi spiace, mi spiace

Non hai mai chiamato? Aspettavo la tua telefonata
Questi fiumi di proposta mi stanno allontanando
L’oceano cantava, la conversazione si è affievolita
Vai e costruisciti un altro sogno, questa scelta non è la mia

Mi spiace, mi spiace, mi spiace, mi spiace