mercoledì 30 agosto 2017

Sunday Papers

Sul disco di esordio di Joe Jackson (“Look Sharp” del 1979), il testo di "Sunday Papers" critica sarcasticamente la stampa inglese e i suoi lettori, sottolineando come siano scadenti e imprecise le storie riportate dai quotidiani. Interrogato sull'argomento, così si esprimeva Jackson: “Vi sono certe pubblicazioni nel Regno Unito che si sono abbassate a un livello infimo, diventando spazzatura. E ce ne sono altre che almeno cercano ancora di mantenere una certa dignità. Ma no, non sono un grande estimatore dei media britannici in generale.”



Mamma non esce più
Sta semplicemente seduta in casa roteando gli occhi spastici
Ma ogni fine settimana attraverso la porta
Arrivano parole di saggezza dal mondo esterno

Se vuoi sapere tutto del vescovo e dell’attrice
Se vuoi sapere come diventare una stella
Se vuoi sapere delle macchie sul materasso
Puoi leggerlo nei giornali della domenica
I giornali della domenica

La sedia a rotelle della mamma sta fuori nell’atrio
Perché dovrebbe uscire se la TV è accesa?
Qualunque cosa si muova oltre queste mura
Apprenderà i fatti quando arriva la domenica
Se vuoi sapere dei pazzi rocchettari punk
Se vuoi sapere come suonare la chitarra
Se vuoi sapere di tutti gli altri idioti
Puoi leggerlo nei giornali della domenica
I giornali della domenica

Giornali della domenica, non fare domande
Giornali della domenica, non otterrai menzogne
Giornali della domenica, non sollevare obiezioni
Giornali della domenica, non hanno occhi

Il fratello sta andando in quella direzione, suppongo
Ha appena letto qualcosa, che lo ha reso cianotico
Beh non ho niente contro la stampa
Non lo pubblicherebbero se non fosse vero
Se vuoi sapere del politico gay (oh sì!)
Se vuoi sapere come guidare l’auto
Se vuoi sapere della nuova posizione sessuale
Puoi leggerlo nei giornali della domenica
I giornali della domenica

Giornali della domenica, non fare domande
Giornali della domenica, non otterrai menzogne
Giornali della domenica, non sollevare obiezioni
Giornali della domenica, non hanno occhi



mercoledì 23 agosto 2017

Ghost Town

"Ghost Town" è un singolo della band Britannica The Specials, pubblicato il 12 giugno 1981. La canzone fu per tre settimane al numero uno e per 10 settimane complessive nella top 40 delle classifiche del Regno Unito. Trattando temi quali il decadimento urbano, la deindustrializzazione, la disoccupazione e la violenza, è ricordata per essere stata un successo nello stesso periodo in cui si verificavano numerosi tumulti nelle città britanniche.
“Il senso generale che volevo trasmettere era di un destino di sciagura incombente. C’erano accordi strani, diminuiti: ad alcuni membri della band non piaceva e volevano usare gli accordi semplici adoperati per il primo album. È difficile spiegare quanto potente suonasse.”
Le rade parole tracciano solo un semplice schizzo di una visione apocalittica – i club che chiudevano, le numerose risse, la disoccupazione crescente, la rabbia che cresceva fino a livelli esplosivi. Ma tale situazione era così radicata nella psiche della nazione, che Dammers ebbe bisogno soltanto di un minimo numero di parole per dipingere il quadro.



Città Fantasma (Jerry Dammers)

Questa città sta diventando come una città fantasma
Tutti i club hanno chiuso i battenti
Questo posto sta divenendo una città fantasma
I gruppi non suoneranno più
Troppe risse sulla pista da ballo

Ti ricordi i bei vecchi tempi prima della città fantasma?
Ballavamo e cantavamo, e la musica risonava in una città fiorente

Questa città sta diventando come una città fantasma
Perché i giovani deve combattere contro sé stessi?
Il governo lascia la gioventù in disparte
Questo posto sta divenendo una città fantasma
Non è possibile trovare lavoro in questo paese
Non si può andare più avanti

La gente si sta arrabbiando
Questa città sta diventando come una città fantasma
Questa città sta diventando come una città fantasma
Questa città sta diventando come una città fantasma
Questa città sta diventando come una città fantasma


mercoledì 16 agosto 2017

Alptraum

Dal secondo album della Nina Hagen Band, “Unbehagen” (disagio) del 1979, questo brano col suo epico e inesorabile incedere accompagna e scandisce il testo della cantante berlinese, in cui lei stessa si trasforma in incubo perturbante e minaccioso, succuba distruttrice e annientatrice.





Allora, ti manco,
quando le notti sono lunghe e fredde?
Sogni di me,
in una nera caligine trepidante?

Ma io, io, io, io, io
Io sono un incubo
Arrivo, arrivo sul far del giorno
Per annientarti con lo sguardo
Ti do la caccia e non mi sfuggi,
di notte faccio di te un attentatore
un traditore,
caccio via il sudore dalla tua fronte piatta
fin nel profondo del cervello

Allora, ti manco,
quando i boccioli scoppiano?
Sogni di me,
quando mi catapulto oltre il muro come strega?

Allora, ti manco
Quando arriva il diluvio universale?
Non dovrei quindi proprio aiutarti?
Quando nessuno ti aiuta,
ma proprio nessuno ti tira su nell’Arca?

Non avere paura, su
Del resto era tutto solo un sogno
(i sogni sono schiume)
Alla chiara luce del giorno
Del resto tutto è senza peso
(i sogni sono schiume)
Solo nella notte scura e profonda
Lì ti lasci prendere dalla paura

Ma io, io, io, io, io
Io sono il tuo incubo
Di notte faccio di te un anguilla elettrica
Vibrante nelle pene dell’inferno
Ti infilzo la testa su uno spiedo
E poi te la mangia un grasso ratto
E come grasso e pingue pagliaccio
Vengo a spaccarti la faccia

Ti ammazzo mille volte
Ti ammazzo tremila volte
Ti ammazzo seimila volte
Ti ammazzo novemila volte
Ti ammazzo diecimila volte
Ti ammazzo milioni di volte
Ti ammazzo bilioni di volte
Ti ammazzo trilioni di volte

Ti do la caccia e non mi sfuggi,
di notte faccio di te un attentatore
un traditore,
caccio via il sudore dalla tua fronte piatta
fin nel profondo del cervello



mercoledì 9 agosto 2017

Ooh La La

“Ooh La La" è una canzone del 1973 dei Faces, scritta da Ronnie Lane e Ronnie Wood, e diede il titolo all’ultimo loro album in studio. La voce solista è di Wood, una rarità per il catalogo della band, dato che per lo più tale compito spettava a Rod Stewart o, più raramente, a Lane. Questi ultimi incisero entrambi una parte solista, ma il produttore propose a Wood di fare un tentativo, e fu la sua versione a essere usata per la traccia sul disco.
Le parole descrivono un dialogo tra un nonno e un nipote, dove il vecchio mette in guardia il giovane sui pericoli delle relazioni con le donne: “Povero vecchio nonno, ridevo alle sue parole, pensavo fosse un uomo amareggiato…” mentre il ritornello ripete lamentoso: “vorrei avere saputo quello che so ora, quando ero più giovane”.



Povero vecchio nonno
Ridevo a ogni sua parola
Pensavo fosse un uomo amareggiato
Parlava dei modi delle donne

Ti intrappolano, poi ti usano
Prima ancora che tu te ne accorga
Perché l’amore è cieco e tu sei fin troppo gentile
Non lasciarlo mai trapelare

Vorrei aver saputo quel che so ora
Quando ero più giovane
Vorrei aver saputo quel che so ora
Quando ero più forte

Il cancan è proprio un bello spettacolo
E ti rubano il cuore
Ma dietro il palco, quando rimetti i piedi per terra
I camerini sono grigi

Si propongono con forza e non ci vuole molto
Prima che ti facciano sentire un uomo
Ma l’amore è cieco e presto scoprirai
Che sei di nuovo solo un ragazzo

Quando vuoi le sue labbra, ottieni una guancia
Ti porta a domandarti dove sei
Se vuoi qualcosa di più ed è quasi addormentata
Allora sta brillando con le stelle

Povero nipote, non c’è niente che io possa dirti
Dovrai imparare proprio come ho fatto io
Ed è la via più dura
Ooh la la, ooh la la la yeh

Vorrei aver saputo quel che so ora
Quando ero più giovane
Vorrei aver saputo quel che so ora
Quando ero più forte


mercoledì 2 agosto 2017

Astral Weeks

Torniamo ad Astral Weeks, con il brano eponimo che apre il disco. Già dai primi versi emerge la cifra poetica che connota tutti i testi dell’album, laddove le immagini evocate suscitano sensazioni che si fondono con quelle generate dalla musica, prescindendo da una narrazione piana e descrittiva. “If I ventured in the slipstream, between the viaducts of your dreams…”, ed è proprio un flusso quello che attraversa  i brani del disco, in cui scorrono ricordi, emozioni, desideri, e si mescolano fantasie e realtà.



Se mi avventurassi nel flusso in movimento
Tra i viadotti dei tuoi sogni
Dove cerchioni mobili di acciaio si spaccano
E il canale e le strade secondarie cessano
Riusciresti a trovarmi?
Baceresti i miei occhi?
Per sdraiarmi
Tranquillamente in silenzio
Per rinascere
Per rinascere
Dal lato lontano dell’oceano
Se metto in moto le ruote
E sto con le braccia dietro di me
E spingo alla porta
Riusciresti a trovarmi?
Baceresti i miei occhi?
Per sdraiarmi
Tranquillamente in silenzio
Per rinascere
Per rinascere

Eccoti lì
Con uno sguardo di cupidigia
A parlare con Huddie Ledbetter
Mostrando quadri alla parete
Sussurando nel salone
E puntandomi contro il dito
Eccoti lì, eccoti lì
Ti stagli contro il sole, cara
Con le braccia dietro di te
E davanti i tuoi occhi
Eccoti lì
Prendendoti bene cura del tuo ragazzo
Assicurandoti che indossi vestiti puliti
Mettendogli le sue scarpette rosse
Vedo che sai che ha i vestiti puliti
Mettendogli le sue scarpette rosse
Puntandomi contro il dito
E io sono qui
Mi trovo nel tuo triste arresto
Cercando di fare del mio meglio
Guardando dritto verso di te
Dando una mano, cara
Se mi avventurassi nel flusso in movimento
Tra i viadotti dei tuoi sogni
Dove cerchioni mobili di acciaio si spaccano
E il canale e le strade secondarie cessano
Riusciresti a trovarmi?
Baceresti i miei occhi?
Per sdraiarmi
Tranquillamente in silenzio
Per rinascere
Per rinascere
Per rinascere
In un altro mondo
In un altro mondo
In un altro tempo
Ho una casa nei cieli
Non sono altro che uno straniero in questo mondo
Non sono altro che uno straniero in questo mondo
Ho una casa nei cieli
In un altro posto
Tanto lontano
Così lontano
Lassù in cielo
Lassù in paradiso
In un altro posto
In un altro tempo
In un altro posto
In un altro tempo
Lassù nei cieli
Stiamo salendo in paradiso
Stiamo salendo in paradiso
In un altro posto
In un altro tempo
In un altro posto
In un altro tempo
In un altro volto