mercoledì 26 dicembre 2018

Sugaree

Il testo di “Sugaree” fu scritto da Robert Hunter, paroliere di Garcia, per il primo album solista del leader dei Grateful Dead. Dalle note scritte da Hunter per la riedizione di “Garcia”: “Sugaree fu scritta poco dopo il mio trasferimento dalla casa di Garcia a China Camp. La gente dà per scontato che l’idea sia presa in prestito da Sugaree di Elizabeth Cotten, ma in effetti il primo titolo fu “Stingaree”, che è il nome di una manta velenosa dei mari del sud. Perché cambiare il titolo in “Sugaree”? Pensavo semplicemente suonasse meglio così, fare portare al destinatario un nome zuccheroso lo avrebbe fatto sembrare più duro e cinico. La canzone, come l’avevo immaginata, è indirizzata a un magnaccia. E sì, conoscevo la canzone della Cotten, e in effetti presi a prestito da lei il nuovo nome, suggerito dal ritornello “Shake it”.



Quando verranno a prenderti
Quando porteranno in giro quel carro
Quando verranno a farti visita
Per trascinare giù il tuo povero corpo

Solo una cosa chiedo da te
C’è solo una cosa per me
Ti prego dimentica che conosci il mio nome
Tesoro, Sugaree

Presto, presto Sugaree
Non dire loro che mi conosci
Presto, presto Sugaree
Non dire loro che mi conosci

Pensavi di essere il freddo giullare
E di non potere mai sbagliare
Avevi tutto bello e risolto
Com’è che stai sveglio tutta la notte?

Solo una cosa chiedo da te
C’è solo una cosa per me
Ti prego dimentica che conosci il mio nome
Tesoro, Sugaree

Presto, presto Sugaree
Non dire loro che mi conosci
Presto, presto Sugaree
Non dire loro che mi conosci

Sai, nonostante tutto quel che hai guadagnato
Ti tocca sempre stare fuori sotto la pioggia battente
Un’ultima voce ti sta chiamando
E suppongo che per te sia ora di andare

Solo una cosa chiedo da te
C’è solo una cosa per me
Ti prego dimentica che conosci il mio nome
Tesoro, Sugaree

Presto, presto Sugaree
Non dire loro che mi conosci
Presto, presto Sugaree
Non dire loro che mi conosci

Presto, ora, Sugaree
Ti incontrerò al Giubileo
E se il Giubileo non arriva
Beh, ti incontrerò in fuga

Solo una cosa chiedo da te
C’è solo una cosa per me
Ti prego dimentica che conosci il mio nome
Tesoro, Sugaree

Presto, presto Sugaree
Non dire loro che mi conosci
Presto, presto Sugaree
Non dire loro che mi conosci

mercoledì 19 dicembre 2018

Jupiter and Teardrop

Ancora una canzone dall’album “Fuzzy”.



Solo una ragazza che non sa dire di no
E il suo innamorato fuori in libertà condizionata
I suoi genitori l’hanno chiamata Jupiter
Per benedirla con un’anima fortunata

Lui è un ragazzo che non piangeva mai
Quando lo chiudevano dentro
E lo soprannominarono Teardrop
Per il tatuaggio che aveva accanto al suo occhio

Ora lei dorme nel proprio letto
E lui dorme nel letto di lei
E abbiamo Jupiter e Teardrop
E sono Giove e Lacrima

Lei fa profezie via radio
Schiacciando i pulsanti per cambiare da uno spettacolo all’altro
E si fa domande sul destino
Degli amanti nel quartiere ispanico
Dopo un po’ si dimentica
Quando va a sintonizzarsi
Su “Lonely Teardrops” di Jackie Wilson
E guida ancora per un altro miglio

Ora lei dorme nel proprio letto
E lui dorme nel letto di lei
E abbiamo Jupiter e Teardrop
E sono Giove e Lacrima

E vogliono avere un bambino
Andarsi a sposare con tutti i crismi
Ma il mondo in cui vivono è meschino
Basato completamente sul rifiuto
La telefonata è per lei
Devo vederti Jupiter
Ho dei casini con la legge
Porta la mia 38

Ora lei dorme nel proprio letto
E zittisce il telefono strappando via il cavo
Ed è Jupiter e Teardrop
Ed è Jupiter e Teardrop
Ed è Jupiter e Teardrop
Ed è Jupiter e Teardrop

mercoledì 12 dicembre 2018

Fuzzy


Fuzzy è la canzone che dà il nome dell’album di debutto dei Grant Lee Buffalo. Il titolo (confuso, annebbiato) descrive assai bene la sensazione che il protagonista condivide con l’ascoltatore, raccontando della sua sensazione di abbandono e smarrimento. Ma il "fuzz" è anche l’effetto applicato alla chitarra acustica per conferire quel tocco lancinante alla melodia ricorrente che sancisce lo scorrere del viaggio.



Portami a casa, a questo edificio dei molti giorni
Deponimi semplicemente sul pavimento, duro e freddo come ardesia
Sai che lo amo più e più di prima che scappassi via
Scatena così tanti dolori, parole dolorose e piatti rotti

Ho mentito
Ora sono confuso
Mi è stato mentito

Tutto il vasto mondo è piccolo abbastanza perché noi due
Ci incontriamo sull’interstatale, aspettando un treno
E proprio dove quei grossi bracci si sollevano, innamorarsi senza neanche il tempo di dirlo

Mi piaceva…
Ora sono confuso
Ho mentito a
Ora sono confuso
Confuso adesso

Oh oh oh
Eccoci qua, nella nostra auto che percorriamo la strada
Stiamo cercando un posto per fermarci e mangiare un boccone
Siamo affamanti di un po’ di fede per rimpiazzare la paura
Lacrimiamo come un bouquet morto, non fa bene, che ne dici cara?

Ho mentito
Ora sono confuso
Mi è stato mentito
Oh oh oh

mercoledì 5 dicembre 2018

Tapestry


“Successe praticamente che avevo iniziato un ricamo con l’ago alcuni mesi prima che facessimo l’album e avevo scritto una canzone chiamata Tapestry, senza neanche collegare le due cose nella mente. Pensavo a un altro tipo di arazzo, quello che viene appeso e viene tessuto, e scrissi quella canzone”. Così Carole King a proposito del brano che dà il titolo al suo secondo disco. Mentre la protagonista osserva l’arazzo ripensando alla propria vita, in cui le vicende e gli eventi si sono intrecciati analogamente ai molteplici colori del tessuto, la sua fantasia si perde in storie antiche, fiabesche, per poi ritornare all'arazzo contemplato, il cui disfacimento sembra coincidere con la conclusione dell’esistenza stessa.




La mia vita è stata un arazzo, di tonalità ricca e regale
Una visione imperitura di un panorama in continua evoluzione
Una magia splendidamente intessuta in parti di blu e oro
Un arazzo da sentire e da vedere, impossibile trattenerlo

Una volta, tra argentea e soffice tristezza nel cielo
Giunse un avventuriero, un girovago di passaggio
Indossava un tessuto strappato e lacero intorno alla sua pelle di cuoio
E un cappotto di molti colori, giallo, verde su ogni lato

Si muoveva un poco incerto, come se non sapesse
Il motivo per cui era lì, o dove avrebbe dovuto andare
Una volta allungò il braccio per afferrare qualcosa di dorato, che pendeva da un albero
E la sua mano ridiscese vuota

Presto all’interno del mio arazzo, lungo la strada piena di buche
Sedette su una roccia del fiume e si tramutò in rospo
Sembrava che fosse caduto sotto il malvagio incantesimo di qualcuno
E piansi a vederlo soffrire, sebbene non lo conoscessi bene

Mentre piangevo di dolore, apparve improvvisamente
Una figura, grigia e spettrale, preceduta da una barba fluente
In tempi di profonda oscurità l’ho visto vestito di nero
Ora il mio arazzo si sta disfacendo, ed è venuto a riprendermi
È venuto a riportarmi indietro