I remember how the
darkness doubled. Questo il suggestivo inizio di Marquee Moon, l’epica (oltre
dieci minuti di durata nella versione originaria) canzone che fa da fulcro –
fin dal titolo – al primo album dei Televison; ovvero a uno degli esordi migliori della
storia del Rock. La voce di Verlaine arriva – graffiante proprio come la sua
chitarra – soltanto dopo che gli altri strumenti hanno fatto il loro ingresso uno
alla volta, per raccontare di una stralunata escursione mentre la tensione dinamica aumenta.
Prima del lungo intermezzo strumentale, le stesse scale introducono tre volte
il ritornello, che in un crescendo vede il protagonista prima aspettare, poi
esitare e da ultimo decidere di porre fine all’attesa.
Io ricordo
Come l’oscurità
raddoppiò
Rimembro
Il fulmine colpire sé
stesso
Stavo ascoltando
Ascoltando la pioggia
Stavo udendo
Udendo qualcos’altro
La vita nell’alveare
increspava la mia notte
Il bacio della morte,
l’abbraccio della vita.
Stavo là, sotto alla
Luna del tendone, aspettando, semplicemente
Mi rivolsi a un uomo
Giù ai binari
Gli chiesi
Come facesse a non
impazzire.
Mi disse: “Guarda qui,
giovane, non essere così felice.
E Santo Cielo, non
essere così triste”.
La vita nell’alveare
increspava la mia notte
Il bacio della morte,
l’abbraccio della vita.
Stavo là, sotto alla
Luna del tendone
Esitando
Una Cadillac
Sbucò fuori dal
cimitero
Inchiodò davanti a me
Tutto ciò che dissero:
Sali su
La vita nell’alveare
increspava la mia notte
Il bacio della morte,
l’abbraccio della vita.
Stavo là, sotto alla
Luna del tendone
Non aspetterò
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