In tedesco "übersetzen" è tradurre, ma anche traghettare; questa "strana barca" vuole quindi trasportare parole da una sponda all'altra di lingue diverse, sperando che non risentano troppo della traversata.
Ecco le riflessioni di David Dodd, dal sito Dead.net:
Nel
corso degli anni ho cambiato idea più volte su come interpretare “Black Peter”:
se fosse un brano cupo, filosofico o altro.
Ma
amo questa canzone indipendentemente dall'effetto che ha su di me in un
determinato momento della mia vita. Se una persona cara è appena scomparsa o
sta affrontando una grave malattia, allora diventa struggente, e sono sicuro
che questo vale per molti ascoltatori. (C'è una certa somiglianza con l'effetto
di “He's Gone”, che sicuramente non era stata concepita come un tenero addio,
ma che nel corso degli anni ha assunto questo ruolo).
La
canzone è enigmatica, come molte delle liriche di Hunter. È un racconto breve,
parziale e frammentario: non conosciamo tutte le circostanze dei problemi del
narratore. Anzi, non sappiamo nemmeno se si tratti di problemi reali o delle
lamentele autocommiserative di un ipocondriaco. L'enigma inizia già dal titolo
della canzone. “Black Peter”. È il nome del narratore? O è un riferimento ai
personaggi che portano fasci di ramoscelli per picchiare i bambini che si
comportano male?
Nella
canzone c'è un elemento che ricorda la favola del ragazzo che gridava “al lupo,
al lupo”. Gli amici del narratore si riuniscono intorno a lui perché,
presumibilmente, sta morendo. Ma lui non muore: si ritrova vivo per un altro
giorno. Quindi ora li rimprovera, accusandoli di essere venuti solo per
divertirsi a sue spese: “Guardate il povero Peter / che giace dolorante / ora
corriamo a vedere”. (Alcuni ascoltatori hanno suggerito che la prospettiva
narrativa cambi nell'ultimo verso, passando dalla prima alla terza persona, ma
io continuo a sentire la stessa voce, che imita ciò che dicono gli altri. È interessante pensare all'alternativa,
però!)
Sarebbe facile se fosse tutto qui. Ma c'è una questione
relativa a quello che ritengo essere il miglior bridge in un repertorio pieno di bridge incredibili:
See here how everything
Lead up to this day
And it's just like any other day
That's ever been
Sun going up and then
The sun going down
Shine through my window
And my friends they come around
Come around, come around
C'è
così tanto racchiuso in quelle semplici righe, tanto che un ascoltatore può
scoprirlo nel corso di una vita intera, che viene da chiedersi come Hunter, in
età relativamente giovane, sia riuscito a creare qualcosa di così profondo. E
la sinergia tra l'arrangiamento di Garcia di questo ponte, il testo stesso e le
armonie sviluppatesi nel corso degli anni di esibizioni rendono questo brano
musicale davvero emozionante.
Sicuramente
parte del messaggio qui, trasmesso in gran parte attraverso il bridge, è quello
dell'autore del libro biblico dell'Ecclesiaste, che cerca di convincerci della
vanità dell'esistenza umana:
“Il sole sorge e il sole tramonta, e torna
rapidamente al punto da cui sorge. Il vento soffia verso sud e gira verso nord;
gira e rigira, tornando sempre sul suo percorso... Ciò che è stato sarà di
nuovo, ciò che è stato fatto sarà fatto di nuovo; non c'è nulla di nuovo sotto
il sole.”
Ogni
giorno è uguale a quello che lo precede e a quello che lo segue, anche se tutte
le nostre esperienze sono cumulative e conducono al momento presente. Il
significato di quel momento viene smantellato dalla consapevolezza che,
dopotutto, non c'è nulla di speciale in “questo giorno”. Eppure, ecco qualcuno
sul letto di morte. Potrebbe vivere un altro giorno, è vero, ma è assolutamente
certo che un giorno morirà.
(E
poi il bridge, a volte, si stacca completamente dal contesto della canzone e
rimane lì, tutto solo, parlando di dove potremmo trovarci in quel particolare
momento, ascoltando quel concerto o quella registrazione: guarda come tutto ha
portato a questo giorno... È un momento psichedelico, un momento di
consapevolezza, che ci viene offerto.)
I
suoi amici si riuniscono. Tentano di fare conversazione sul tempo. Ma il
narratore non lascia correre: vuole sapere qualcosa di particolare sul tempo.
Vuole sapere «chi può comandare il tempo?». Ora, questa frase può essere
interpretata in due modi distinti: «Chi può comandare il tempo?» oppure «Chi
può essere comandato dal tempo?».
Nel
corso degli anni ho sentito persone che, come me, hanno assistito al capezzale
di amici e familiari cari, per i quali questa canzone ha avuto un significato
particolare, se non addirittura confortante. È una canzone che ci aiuta a
comprendere i sentimenti della persona morente, che potrebbe provare
risentimento nei confronti di coloro che si sono riuniti, delle loro futili
conversazioni quotidiane, eppure essere comunque grata per la loro presenza.
C'è qualcosa nel modo in cui viene menzionata specificatamente una visitatrice,
Annie Beauneau: non posso fare a meno di pensare che potesse essere l'amore
della sua vita, eppure tutto ciò che lei ha da dire riguarda il tempo.
Tutti i miei amici sono venuti a trovarmi ieri
sera.
Ero sdraiato nel mio letto e stavo morendo.
Annie Beauneu da Saint Angel
Dice: “Il tempo qui è così bello”.
Proprio in quel momento il vento è entrato
ululando dalla porta
“Streets
of Sorrow/Birmingham Six” è una canzone scritta da Terry Woods e Shane MacGowan
e inclusa nell'album del 1988 "If I Should Fall from Grace with God".
La
canzone è divisa in due parti: la prima (“Streets of Sorrow”), scritta e
cantata da Woods, descrive il dolore e la tristezza che regnano nelle strade
dell'Irlanda del Nord al culmine dei Troubles.
La canzone è raccontata dal punto di vista di qualcuno che sta lasciando il
luogo a causa della crescente violenza e del conflitto e che giura di non
tornare mai più “ a provare altro dolore, né a vedere altri giovani uccisi”.
La
seconda parte della canzone (“Birmingham Six”), scritta e cantata da MacGowan,
è una dimostrazione di sostegno ai “Birmingham Six” e ai “Guildford Four” (i “sei
di Birmingham” e i “quattro di Guildford”) e condivide l'opinione che essi
siano stati vittime di un errore giudiziario e che le loro confessioni siano
state estorte con la tortura da parte della polizia, affermando “c'erano sei
uomini a Birmingham, a Guildford ce ne sono quattro, che sono stati arrestati,
torturati e incastrati dalla legge, e quei bastardi hanno ottenuto una
promozione, ma loro stanno ancora scontando la pena, per essere irlandesi nel
posto sbagliato al momento sbagliato”. Sebbene questo sia stato successivamente
ammesso dai tribunali britannici, all'epoca le persone coinvolte furono
comunque condannate e incarcerate per aver compiuto gli attentati dinamitardi
ai pub di Birmingham e Guildford negli anni '70.
L'ultima
strofa della canzone recita: “Mentre in Irlanda altri otto uomini giacciono
morti / Prendendo calci e colpi alla nuca”, che secondo McGowan era un
riferimento all'imboscata di Loughgall.
La storia dei “quattro di Guildford”, poi scagionati
e rilasciati nell’ottobre del 1989 fu anche narrata nel film “Nel nome del
padre”, diretto da Jim Sheridan e uscito nel 1993, ispirato all’autobiografia di Gerry Conlon, uno dei
quattro - interpretato da Daniel Day Lewis.
L'ultima
strofa della canzone recita: “Mentre in Irlanda altri otto uomini giacciono
morti / Prendendo calci e colpi alla nuca”, che secondo McGowan era un
riferimento all'imboscata di Loughgall.
Oh, addio strade del dolore
E addio strade della sofferenza
Non tornerò per provare altro dolore
Né per vedere altri giovani ammazzati
Negli ultimi sei anni ho vissuto nel terrore
E nelle strade buie il dolore
Oh, quanto desidero trovare un po' di conforto
Nella mia mente maledico la tensione
Quindi addio, strade del dolore
E addio, strade della sofferenza
No, non tornerò a provare altro dolore
Né a vedere altri giovani uccisi
C'erano sei uomini a Birmingham
A Guildford ce ne sono quattro
Che sono stati arrestati e torturati
E incastrati dalla legge
E quella gentaglia ha ottenuto una promozione
Ma loro stanno ancora scontando la pena
Per essere irlandesi nel posto sbagliato al
momento sbagliato
In Irlanda ti rinchiuderanno nel Maze
In Inghilterra ti terranno per sette lunghi giorni
Che Dio ti aiuti se mai verrai catturato su queste
coste
I poliziotti hanno bisogno di qualcuno e varcano
quella porta
Conterai gli anni, prima cinque, poi dieci
Invecchiando in un inferno solitario
Intorno al cortile e alla cella puzzolente
Da una parete all'altra, avanti e indietro
Una maledizione sui giudici, sui poliziotti e sui
secondini
Che hanno torturato gli innocenti, accusati
ingiustamente
Per il prezzo della promozione e della giustizia
da svendere
E quando essi marciranno all'inferno, possano essere giudicati da chi hanno
condannato
Conterai gli anni, prima cinque, poi dieci
Invecchiando in un inferno solitario
Intorno al cortile e alla cella puzzolente
Da una parete all'altra, avanti e indietro
Possano le puttane dell'impero giacere sveglie nei
loro letti
E sudare mentre contano i peccati sulle loro teste
Mentre in Irlanda altri otto uomini giacciono
morti
“Folkways: A Vision Shared - A Tribute to Woody Guthrie & Leadbelly” è un album del 1988 comprendente canzoni di Woody Guthrie e Lead Belly interpretate da importanti artisti folk, rock e country. Il disco vinse un Grammy Award.
“Grey Goose” è una tradizionale canzone folk americana. Il soggetto è un predicatore che caccia e cattura un'oca grigia per la cena della domenica. Cerca di uccidere l'oca prima di mangiarla, ma per quanto ci provi, non riesce a ucciderla, come conseguenza di non aver rispettato correttamente il giorno del signore.