venerdì 21 novembre 2025

Transmetropolitan

Questa canzone, scritta interamente da Shane MacGowan, apre il primo album dei Pogues, “Red Roses For Me” del 1984. Un connubio di sfrenata allegria, eccesso alcolico, turpiloquio in una carrellata di immagini metropolitane, che anticipa e rappresenta al meglio quella che sarà l’epopea poguesiana. 

Il testo è costellato da richiami ironici: vengono citati i “deliziosi boulevards di Brixton”, quando negli anni ottanta la zona a sud di Londra , conosciuta per le black riots, era considerata molto poco raccomandabile. I finocchi del Camden Palace... “poofs” è un termine gergale inglese dispregiativo per indicare i gay che oggi non si sente più. All'epoca il nightclub Camden Palace era la mecca dei new romantics, degli Spandau Ballet, dei Culture Club, di Steve Strange ecc... si può immaginare che ne pensasse Shane! Whitehall è il viale di Westminster dove si trovano i principali uffici governativi e il termine “whitehall” indica in generale il governo e la pubblica amministrazione. Queers in the GLC..., si trattava del Greater London Council, che all'epoca aveva un'amministrazione piuttosto di sinistra che sosteneva quella che allora era una controversa agenda per la parità dei diritti dei gay. Somers Town... era una grande zona irlandese proprio tra Camden e Euston Road. Pentonville Road al tramonto... anche in questo caso suona poetico ma ironico; una grande zona di ritrovo per gli irlandesi nel nord di Londra, ma non un posto dove si potesse ammirare il tramonto.

Arlington House era un ricovero per senzatetto a Camden Town, una delle Rowton Houses che fornivano un alloggio a basso prezzo a persone bisognose e/o poco abbienti. Ospiti famosi ne furono George Orwell e Brenand Behan.

Secondo Jem Finer, Shane arrivò un giorno alle prove con la canzone praticamente già pronta, a parte l’introduzione che secondo Spider Stacy: “è un incrocio di The Boxer di Simon and Garfunkel e Rare Old Times, una vecchia canzone di Dublino”. I luoghi citati sono tutti nei dintorni di Burton Street, dove il gruppo viveva all’epoca. Il testo rappresenta la visione di Shane di un gruppo di ragazzi scatenati in una scorreria attraverso la città di Londra. “Penso che gli sia uscita così dalla penna, e l’abbiamo fatta”. “Già prima dei Pogues scriveva molte canzoni su Londra, in seguito ha potuto sfruttare anche tutto il bagaglio di canzoni irlandesi con cui è cresciuto, innestandolo su un tessuto più rock”.



Jem Finer e Spider Stacy su "Transmetropolitan":



Nei rosati parchi d’Inghilterra

Ci siederemo a bere un bicchiere

Di vino VP e di sidro fino a che sarà difficile persino riuscire a pensare

E ce ne andremo là dove gli spiriti alcolici ci portano

In paradiso o all’inferno

E scateneremo un casino d’inferno nella città che amiamo così tanto

 

Attraversando la metropoli

Dalle care vecchie strade di King’s Cross

Fino alle porte dell’Institut of Contemporary Arts

Attraversando la metropoli

Berremo piscio di ratto, passeremo il tempo a gozzovigliare e stasera a casa non ci vado

 

Dai deliziosi viali di Brixton

Alle rive di Hammersmith

Spaventeremo i ricchioni di Camden Palace

E metteremo in allarme tutte le bagasce

Ci sono degli sporcaccioni su a Whitehall

E culattoni nel Greater London Council

E quando avremo finito con quei bastardi

Assalteremo la BBC


Attraversando la metropoli

Dai Surrey Docks a Somers Town

Con un Kiss My Royal Irish Arse

Attraversando la metropoli

Berremo piscio di ratto, passeremo il tempo a gozzovigliare e stasera a casa non ci vado


Da una scommessa da cinque sterline a William Hills

A un sogno da sexy shop a Soho

Da un uovo fritto al ristorante Valtaro's

A un gelato a Tottenham Court Road

Barcolleremo e vomiteremo, feriti e riaggiustati

Lungo la strada faremo morti e mutilati

Quando non si ha un penny, ragazzi

Niente importa un cavolo


Attraversando la metropoli

Da Pentonville Road in un tramonto serale

A quella bellezza che è Mill Lane

Attraversando la metropoli

Berremo piscio di ratto, passeremo il tempo a gozzovigliare e stasera a casa non ci vado


Questa città ci ha trattati male

Questa città ci ha dissanguati

Siamo stati qui a lungo

E ci resteremo fino alla morte

Quindi finiremo ciò che resta

Di sangue, colla e birra

E bruceremo questa maledetta città

Nell'estate di quest'anno


Attraversando la metropoli

Da Arlington House con due scellini

Alle coste della Scozia oggi

Attraversando la metropoli

Berremo piscio di ratto, passeremo il tempo a gozzovigliare e stasera a casa non ci vado

domenica 16 novembre 2025

Cold cold cold

Dal secondo album dei Little Feat (“Sailin’ Shoes” del 1972),"Cold, Cold, Cold“ parla della sensazione di solitudine, povertà e abbandono, descrivendo una scena miserabile e gelida in un hotel dove l'”amica speciale“ del narratore se n'è andata, lasciandolo senza soldi, con una TV rotta e un vuoto disperato e freddo, dove il ‘freddo’ rappresenta sia il freddo fisico che quello emotivo della sua donna che è ”gelida" e non ricambia il suo amore.

Il reiterato “freddo, freddo, freddo” indica la profonda solitudine del narratore, il suo isolamento e il gelo emotivo causato dalla sua partner assente e indifferente.



Freddo, freddo, freddo.

Freddo, freddo, freddo.

Faceva freddo, si gelava in quell'hotel.

Non avevo soldi, la mia amica speciale se n'era andata.

La TV era rotta, quindi se n'è andata.

Ho chiamato il servizio in camera,

sono qui in ginocchio.

Una pesca o una pera, o una noce di cocco, per favore,

Ma erano fredde

Beh, è passato un mese da quando ho visto la mia ragazza

O un centesimo per fare la telefonata

Perché mi è sfuggito, o mi è passato accanto,

O non sono riuscito a decidere

E sono confuso, sono così confuso

Non sai che mi sento solo?

E vorrei che il mondo mi perdesse di vista

E si occupasse dei propri affari

Freddo, freddo, freddo

Freddo, freddo, freddo

Quella donna era gelida, gelida

Beh, ho provato di tutto per riscaldarla

Ora vivo in questo freddo hotel

Perché lei mi ha superato, o mi ha lasciato passare,

O non sono riuscito a decidere

Oh, sono confuso, sì, sono confuso

Non capisci che mi sento solo?

Di tutte le cose che dovevo fare

Ho dovuto innamorarmi

Sai che lei è fredda

Metti indietro l'orologio, donna, quando mi vedi arrivare

I miei piedi non toccano nemmeno terra

Non essere fredda, non essere fredda

Non essere fredda, non essere fredda

mercoledì 29 ottobre 2025

Ain't Got No Home

“Folkways: A Vision Shared - A Tribute to Woody Guthrie & Leadbelly” è un album del 1988 comprendente canzoni di Woody Guthrie e Lead Belly interpretate da importanti artisti folk, rock e country. Il disco vinse un Grammy Award.

Prodotto da Harold Leventhal, manager di lunga data di Guthrie e impresario teatrale e di musica folk, l'album ha ricevuto un ampio consenso da parte della critica e include le performance del figlio di Guthrie, Arlo Guthrie, e di: Bob Dylan, Fishbone, Emmylou Harris, Little RichardJohn Mellencamp, Willie Nelson, Pete Seeger, Bruce SpringsteenSweet Honey in the Rock, Little Red School House Chorus, Taj Mahal, U2 Brian Wilson.


“Ain't Got No Home” (o “I Ain't Got No Home in This World Anymore”) è una canzone di Woody Guthrie, pubblicata nell'album Dust Bowl Ballads nel 1940, in cui il cantante lamenta le difficoltà che la vita gli presenta. Si ispira a un brano gospel che Guthrie aveva ascoltato durante le sue visite ai campi di emigranti, conosciuto con vari titoli, tra cui “Can't Feel at Home” o “I Don't Feel at Home in This World Anymore”, reso popolare dalla Carter Family nel 1931.

Bruce Springsteen ha registrato la sua versione per “Folkways: A Vision Shared”.



Non ho una casa, sono solo un vagabondo,

solo un lavoratore itinerante, vado di città in città.

E la polizia mi rende la vita difficile ovunque io vada,

e non ho più una casa in questo mondo.

 

I miei fratelli e le mie sorelle sono arenati su questa strada,

Una strada calda e polverosa che milioni di piedi hanno calpestato;

Un uomo ricco mi ha portato via la casa e mi ha cacciato dalla mia porta

E non ho più una casa in questo mondo.

 

Facevo il contadino a mezzadria ed ero sempre povero;

Deposito i miei raccolti nel magazzino del banchiere.

Mia moglie si è ammalata ed è morta sul pavimento della capanna,

E io non ho più una casa in questo mondo.

 

Ho lavorato nelle tue miniere e ho raccolto il tuo grano.

Ho lavorato, signore, dal giorno in cui sono nato.

Ora mi preoccupo continuamente come mai prima d'ora

Perché non ho più una casa in questo mondo.

 

Ora, guardandomi intorno, è chiarissimo

Che questo mondo è un posto così grande e strano;

Oh, il giocatore d'azzardo è ricco e il lavoratore è povero,

E io non ho più una casa in questo mondo.


mercoledì 22 ottobre 2025

Strange Game

 “Strange Game” è un brano di Mick Jagger, scritto nel 2022 - in collaborazione con Daniel Pemberton – per la serie televisiva “Slow Horses”.



Circondato da perdenti

Disadattati e ubriaconi

Appeso alle unghie

Hai commesso un errore

Sei stato bruciato sul rogo

Sei finito, sei uno sciocco, hai fallito

 

C'è sempre una speranza

Su questo pendio scivoloso

Da qualche parte c'è una flebile possibilità

Per tornare in gioco

E bruciare la tua vergogna

E ballare di nuovo con i pezzi grossi

 

È uno strano, strano gioco

Strano, strano gioco

Che vergogna, vergogna, vergogna

Sì, uno strano gioco

 

Devi portarne la colpa

In questo strano gioco

Sei in una situazione difficile

E stai cercando di entrare

È uno strano gioco

 

Hai accumulato cadaveri

Hai esaurito le tue risorse

Vivendo proprio sotto una nuvola

Le probabilità sono contro di te

Gli dei non ti hanno benedetto

Faresti meglio a tornare sui binari

 

Approfondisci i dati

Continua a spingere la carta

L'umidità gocciola sui muri

È una possibilità su un milione

C'è un posto al sole

Per ballare di nuovo con i pezzi grossi

 

È un gioco strano, strano

Strano, oh, così strano

Non sai nemmeno il mio vero nome

È un gioco strano

Devi assumerti la colpa

In questo gioco strano, strano

Sei in una posizione precaria

Cercando disperatamente di rientrare

È un gioco strano