In tedesco "übersetzen" è tradurre, ma anche traghettare; questa "strana barca" vuole quindi trasportare parole da una sponda all'altra di lingue diverse, sperando che non risentano troppo della traversata.
"Matte Kudasai" è una ballata della band King
Crimson. Cantata dalla voce di Adrian Belew, che è anche autore del testo, fu pubblicata come primo singolo dell’album
Discipline (1981). Il titolo in Giapponese significa “Aspetta, per favore”.
Da un articolo pubblicato su dontforgetthesongs365 , sulla canzone scritta da Robbie Robertson nel 1976 e immortalata nel film "The Last Waltz".
Potevo crederci? Quando ho visto per la prima volta The Last Waltz, avrei giurato che "Evangeline", la canzone che The Band ha cantato con la musa preferita di Gram Parsons, Emmylou Harris, fosse uno standard tradizionale del sud. Ma non lo era, mi sbagliavo; infatti, l'esecuzione e la registrazione di "Evangeline" dimostrano quanto bene The Band, e in particolare il leader musicale Robbie Robertson, abbia ricreato liricamente il suono della Louisiana, portato in vita con macchine del fumo su un freddo palcoscenico di Hollywood, con l'angelica Emmylou Harris che canta insieme con i suoi compagni di The Band. Come hanno fatto a trasformare istantaneamente questa gemma New Americana, scritta da Robbie Robertson, in un classico del profondo sud? È come se Rick Danko, Garth Hudson, Richard Manuel, Levon Helm e Robbie Robertson ci avessero magicamente trasposto in uno stato mentale bluegrass-Cajun.
"Evangeline" ha collegato le prime riflessioni di Robbie Robertson sull'America, come disse a "Classic Albums" nel 1997: "Era un pezzo di America che era semplicemente più musicale. Non ho idea del perché, ma quando ci sono andato per la prima volta, avevo sedici anni e sono sceso dall'autobus in Arkansas, mi ha colpito subito. Si sentiva l'odore. Potevi sentire l'odore della musica. L'aria si poteva assaporare, si poteva sentire tutto. Subito ho detto: "Ho capito". È stata questa filosofia musicale che The Band e in particolare Robbie Robertson hanno impostato per ricreare i loro ricordi dei loro primi panorami, odori e sensi dell'America in canzoni come "Evangeline".
Robbie Robertson ha parlato di "Evangeline" in un'intervista con Joshua Baer di Musician Magazine, dicendo: "Avevo scritto "Evangeline" come parte della "The Last Waltz Suite". La facemmo nel concerto e facemmo anche alcune delle altre cose della suite al concerto. Ma quando abbiamo finito, è come se tutti questi artisti rappresentassero un elemento della musica popolare a loro modo. Emmylou Harris era fresca e rappresentava una nuova scuola di musica country e inoltre è molto fotogenica. Ha un ottimo rapporto con la macchina fotografica".
Alla domanda di Bauer sulla specifica scena ispirata alle nuvole in The Last Waltz, dove Harris sembrava un angelo che cantava accanto alla più mortale maestà di The Band, Robbie ha risposto: "Quel fumo era ghiaccio. Era ghiaccio che Scorsese aveva fatto per diversificare un po' la cosa. La canzone parlava di questa zona delle Everglades, quel bayou che visualizzi in modo nebbioso, quindi era in un certo modo in sintonia con la canzone".
L'autrice Annette Wernblad si è soffermata sull'uso del fumo
da parte del regista in quella immortale scena dell'Ultimo Valzer nel suo
libro, The Passion of Martin Scorsese: A Critical Study of the Films, quando
scrisse: "In contrasto con le storie di furti, sputi di sangue,
prostitute, bevute e droghe, Emmylou Harris appare radiosamente immacolata ed
eterea con il suo abito lungo fino al pavimento e i lunghi capelli neri. La
performance di Joni Mitchell [in The Last Waltz] suggeriva una donna stringata,
completamente moderna, alla pari e che condivideva lo stesso stile di vita
degli uomini. Emmylou Harris diventa l'antitesi a questo, invocando sia
l'eponima Evangeline dei giorni passati che scivola nella follia, sia essendo
lei stessa mostrata come una Madonna manifesta e senza tempo il cui abito
azzurro è dello stesso colore di quello in cui è tradizionalmente rappresentata
la Santa Vergine". "Evangeline" è uno di quei rari casi in cui
l'immagine e il testo trascendono il tempo e danno vita a una performance
memorabile catturata eternamente da Martin Scorsese in The Last Waltz.
Sapevate che "Evangeline" rimase quasi un
capolavoro incompiuto? Levon Helm ha descritto la scena alla Winterland
Ballroom di San Francisco, sede dell'ultima esibizione della band, scrivendo nel suo libro The Wheel's on Fire: "Era un manicomio
dietro le quinte. Jerry Brown, governatore della California, voleva stringerci
la mano. Abbiamo dovuto provare una nuova canzone chiamata "Evangeline"
che Robbie aveva scritto solo la sera prima, perché dovevamo eseguirla
nell'ultima parte dello spettacolo per la continuità del film. In effetti, il
pezzo era ancora incompiuto, e Robertson e John Simon [il produttore e arrangiatore di The
Band] erano rannicchiati in un angolo, cercando freneticamente di
trovare un arrangiamento che potessimo suonare senza prove. Poi siamo riusciti
a suonare "' Evangeline'' in una specie di "two-step" country, leggendo
il testo su dei gobbi tenuti dietro le telecamere, ma la mancanza di prove ha
davvero raccontato la storia".
Non si potrebbe mai dire che "Evangeline" è stata
scritta il giorno della performance finale dell'ultimo spettacolo di The Band
al Winterland. Il modo in cui Robertson ha scritto questa bellissima canzone ha
evocato un'atemporalità che ha raggiunto la gloria di alcune delle canzoni più
vintage di The Band da Music from Big Pink e dall'LP autointitolato The Band
del 1969. Va anche detto che Robertson trovò ispirazione dal poeta americano
Henry Wadsworth Longfellow, come ha notato Peter Viney, il cui poema epico del
1849 intitolato "Evangeline" menzionava anche "Evangeline from
the Maritimes", raffigurata nella canzone già senza tempo di Robbie.
Nonostante tutte le congetture sui crediti di songwriting che hanno perseguitato
il lascito di The Band, "Evangeline" dimostra definitivamente, non
c'è dubbio, che Robertson era l'autore e il custode della fiamma lirica di The
Band.
Incredibilmente scritta nel 1976, giuro che si possono chiudere gli occhi e assaporare il profumo dei campi di cotone che
soffia attraverso la dolcezza di questa gloria del sud. In "Classic Albums", lo
studioso di musica Greil Marcus ha paragonato la musica di Robbie e The Band a
un passaporto musicale, che riporta l'ascoltatore in un'America raramente sentita
e ora portata in vita in modo così bello e così autenticamente affascinante che
la musica spinge a mettere le cuffie e a vivere veramente questa avventura
musicale. Cosa state aspettando? Fate girare questo tesoro già vintage che vi
implora dal suo violino d'apertura di rivivere il leggendario splendore tra i
fili di questa bellezza scritta da Robbie Robertson e che rimane il classico
immediato che è "Evangeline".
Ella sta sugli argini del possente Mississippi
Sola nella pallida luce lunare
Aspettando un uomo, un giocatore d’azzardo sui
battelli fluviali
Che disse sarebbe tornato stanotte
Erano soliti ballare il valzer sugli argini del
possente Mississippi
Amandosi per tutta la notte
Il giocatore d’azzardo fuori per un colpaccio
E per riportarti il bottino
Evangeline, Evangeline
Maledice l’anima della “Regina del Mississippi”
Che ha portato via il suo uomo
Bayou Sam dalla Louisiana del Sud
Aveva il gioco d’azzardo nelle vene
Evangeline che veniva dalle Province Marittime del
Canada
La canzone, pubblicata per la prima volta sul disco solista di Bob Weir del 1972, "Ace", divenne negli anni parte del repertorio live dei Grateful Dead. Il testo è di John Perry Barlow.
John Barlow: - Quando scrissi “Looks like Rain”, non ero mai
stato innamorato. Certo avevo ascoltato un sacco di canzoni d’amore. Ero stato
all’opera. Non ero estraneo alla vastissima letteratura rivolta alle
frustrazioni amorose. Ma ero rimasto scettico. Segretamente credevo che
“innamorarsi” fosse un concetto che la gente aveva inventato per rendersi
ancora più commiserabili per le proprie mancanze percepite. La gente fa queste
cose. Ciò nonostante, questa canzone arrivò in un giorno d’inverno in Wyoming,
e non cercai di impedire che venisse alla luce, semplicemente perché si occupava
di emozioni che non avevo mai sperimentato. Non sapevo chi fossero questa gente
nella canzone, o in realtà, quello che provavano, ma la canzone arrivò, e mi
sembrava altrettanto genuina di qualunque altra canzone d’amore.
Questo fu nel 1972. Ventuno anni dopo, mi innamorai per la
prima volta nella mia vita. Perscrutai una stanza affollata e vidi la schiena
di una persona e lo seppi. Non chiedermi come facevo a saperlo. Non chiedermi
neppure che cosa era che sapevo.
Ora, pensa un po’, questo accadde dopo che circa
duecento persone erano venute da me in varie situazioni a dirmi che “Looks Like
Rain” era la canzone con la quale si erano innamorati, o che era la canzone che
avevano suonato al loro matrimonio, o aveva cambiato le loro vite aiutando due
innamorati a sentirsi una sola persona. E io annuivo e sorridevo come se
sapessi di che cosa stavano parlando.
Una volta trascorso quasi un anno insieme,
godendosi una relazione così radiosa da portare altre persone a riunirsi
intorno a noi come fossimo un caminetto, ci trovavamo a un concerto dei Dead al
Nassau Coliseum. Bobby cominciò a cantare “Looks like Rain” e io iniziai a
cantarla a lei a mia volta in modo che potessero arrivarle tutte le parole. Più
o meno a metà, realizzai che stavo comprendendo tutte le parole per la prima
volta. Finalmente seppi ciò di cui parlava la canzone. Finalmente la intesi. O forse
potrei dire con maggiore precisione che la canzone finalmente mi dava voce. -
Eccoci quindi. Questo è l’esempio più chiaro di
come queste canzoni funzionano nel corso del tempo. Esse accumulano significato.
Cambiano risonando con il singolo ascoltatore. A volte esplodono nel tuo
cervello in un momento rivelatore, e a volte, sommessamente, raccolgono forza
nel corso degli anni. […]
La canzone di per sé fu suonata spesso in funzione
del tempo atmosferico (ed è stata una delle canzoni più eseguite in assoluto,
con più di 400 esecuzioni). Se il gruppo suonava all’aperto con minaccia di
pioggia, era molto probabile che proponessero “Looks Like Rain.”
Mi sono svegliato oggi
E ho sentito il tuo lato del letto
Le coperte erano ancora calde, dove avevi giaciuto.
Eri andata… andata
Il mio cuore era colmo di timore
Potresti non dormire qui, mai più
Va tutto bene, perché ti amo.
E questo non muterà
Mi farà girare a vuoto, mi farà male mille volte
ancora.
Ma continuerò a cantarti canzoni d’amore
Scritte nelle lettere del tuo nome.
E affronterò la tempesta in arrivo
Perché di sicuro pare proprio pioggia.
Ti sei mai svegliato al suono
Fatto dai gatti di strada in amore
E supposto, dalle loro urla
Di ascoltare una lotta?
Beh, lo sai…
L’odio è proprio l’ultimo dei loro pensieri
Stanno solo cercando di farcela nella notte.
Voglio solo stringerti
Non voglio vincolarti
O rinchiuderti nei confini
Che posso avere tracciato.
È solo che mi sono abituato
Ad averti qui intorno.
Il mio paesaggio sarebbe vuoto
Se tu fossi andata via.
Va tutto bene, perché ti amo.
E questo non muterà
Mi farà girare a vuoto, mi farà male mille volte
ancora.