mercoledì 26 giugno 2019

René and Georgette Magritte with Their Dog After the War


Il titolo prende spunto da una fotografia che ritrae i coniugi Magritte con il loro cane in Belgio. Nella canzone Paul Simon immagina che il pittore surrealista e sua moglie fossero dei segreti ammiratori dei gruppi DooWop degli anni 50, che l’autore omaggia ripetutamente nel ritornello,
Il testo descrive come i due consorti trascorrono i giorni, mentre le loro esperienze e i loro ricordi sono scanditi da quella musica e si intrecciano a essa.



Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra
Ritornavano alla loro suite d’albergo
E aprivano la porta
Smettendo agevolmente i loro abiti da sera
Ballavano alla luce della luna
Sulla musica dei Penguins, dei Moonglows
The Orioles, e The Five Satins
La profonda musica proibita
Che gli era mancata
Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra

Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra
Stavano passeggiando lungo Christopher Street
Quando si fermarono in un negozio da uomo
Con tutti i manichini abbigliati nello stile
Che portava alle lacrime i loro occhi di immigrati
Proprio come succedeva con The Penguins, i Moonglows
The Orioles, e The Five Satins
Il leggero fiume di risate
Che fluiva attraverso l’aria
Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane apres la guerre

Fianco a fianco
Si addormentavano
Decadi che scivolavano via come Indiani
Il tempo costa poco
Al loro risveglio avrebbero trovato
Che tutti i loro beni personali
Si erano intrecciati fra loro

Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra
Stavano cenando con l’elite dei potenti
E guardarono nel cassetto della camera da letto
E che cosa pensate
Che avessero nascosto
Nel freddo armadio dei loro cuori?
The Penguins, the Moonglows
The Orioles, and The Five Satins
Per ora e per sempre
Come era stato prima
Rene and Georgette Magritte
Con il loro cane dopo la Guerra


mercoledì 19 giugno 2019

So. Central Rain (I'm Sorry)


 "So. Central Rain (I'm Sorry)" è una canzone dei R.E.M. pubblicata nel maggio 1984 come primo singolo dal loro secondo album “Reckoning”. Si parla di una telefonata che non arriva perché – a insaputa di chi canta – una tempesta ha interrotto le linee telefoniche. Nell’attesa il protagonista si domanda perché lei non chiama e riesamina mentalmente la loro relazione. La lunga distanza sembra avere influito sul fallimento incombente, ma il coro di “I’m sorry” lascia intuire che il cantante sente di avere anche lui delle responsabilità.  L’indizio importante è quello geografico del verso “Eastern to Mountain, third party call”. La telefonata è tra la Eastern Time Zone (dove si trova anche la Georgia, stato di Michael Stipe) e la Mountain Time Zone, laddove le linee telefoniche attraverserebbero la zona South Central degli Stati Uniti. Una tempesta in quell’area (“south central rain”) blocca quindi la chiamata. I fiumi di proposte hanno stancato il protagonista, che rifiuta la “ragazza senza un sogno”, le dice di farsi un’altra casa, dato che quella scelta non è condivisa dai due. Alla fine l’attesa ha portato a considerare esaurito il rapporto, pure nel dispiacere che deriverà dalla separazione.



Non hai mai chiamato? Aspettavo la tua telefonata
Questi fiumi di proposta mi stanno allontanando
Gli alberi si piegheranno, le città verranno dilavate
La città sul fiume, c’è una ragazza senza un sogno

Mi spiace, mi spiace, mi spiace, mi spiace

Da Eastern a Mountain, telefonata a carico, le linee sono interrotte
L’uomo saggio costruì le sue parole sulle rocce
Ma non credo proprio che farò lo stesso
Gli alberi si piegheranno, la conversazione si è affievolita
Vatti a fare un’altra casa, questa scelta non è la mia

Mi spiace, mi spiace, mi spiace, mi spiace

Non hai mai chiamato? Aspettavo la tua telefonata
Questi fiumi di proposta mi stanno allontanando
L’oceano cantava, la conversazione si è affievolita
Vai e costruisciti un altro sogno, questa scelta non è la mia

Mi spiace, mi spiace, mi spiace, mi spiace

mercoledì 12 giugno 2019

Museum of Broken Hearts


Dal disco di Chuck Prophet (già membro dei Green on Red) del 2012, “Temple Beautiful”.



Ti riprodurranno in una statua di marmo, o di bronzo
Rifaranno un cuore infranto come nuovo
Alcuni di loro sono fissi, altri vanno e vengono
Altri sono troppo delicati per essere spostati

Nel museo, nel museo dei cuori infranti
Nel museo, sì il museo dei cuori infranti

C’è un uomo delle caverne, una mamma super-impegnata, una guardia carceraria, una battona
Una sposa vergine nel suo giorno di nozze
Chiunque abbia perso e amato è benvenuto alla porta
Nessuno viene mai mandato via

Dal museo, il museo dei cuori infranti
Il museo, il museo dei cuori infranti

E se ti senti un poco solo, troverai sempre una folla
C’è una coda di gente che arriva fino a metà della via
La regina di cuori sta piangendo, nonostante sia fatta di pietra
Il suo curatore si piega a lavarle i piedi

Nel museo, nel museo dei cuori infranti
Il museo, il museo dei cuori infranti
Cuori infranti, nel museo dei cuori infranti
Cuori infranti, nel museo dei cuori infranti




mercoledì 5 giugno 2019

Everybody's Been Burned

Dal disco "Younger Than Yesterday", il quarto dei Byrds, pubblicato nel 1967. Un contributo di Crosby all'album fu la jazzata Everybody's Been Burned, ombrosa riflessione sulla necessità di trovare un equilibrio fra la disillusione e la perseveranza in una relazione sentimentale, avvolta da indolenti, ipnotiche chitarre acustiche.
Di notevole intensità la rivisitazione proposta dai Thin White Rope.



Tutti si sono bruciati in passato
Tutti conoscono il dolore
Ognuno in questo posto
Può dirtelo in faccia
Perché non dovresti provare ad amare qualcuno
Tutti sanno che non funziona mai
Tutti lo sanno, e io
Io conosco quella porta
Che si chiude appena prima
Tu riesca a ottenere quel sogno che vedi

Conosco tutto fin troppo bene
Come voltarsi, come correre
Come nascondersi dietro a un’amara parete di tristezza
Ma muori dentro se scegli di nasconderti
Per cui suppongo che, invece, ti amerò