giovedì 31 dicembre 2020

Stand and Deliver

Alla fine del 2020 esce "Stand and Deliver", il nuovo brano contro il lockdown, nato dalla collaborazione tra Van Morrison ed Eric Clapton. Scritta da Van Morrison ed interpretata dal chitarrista inglese, è la quarta canzone pubblicata per la campagna "Save Live Music" in favore della fondazione Lockdown Financial Hardship Fund, mirata ad aiutare i musicisti in difficoltà. Dick Turpin, citato alla fine del testo, è stato un bandito inglese, vissuto nel diciottesimo secolo, che negli anni è diventato un personaggio leggendario.



Alzati e agisci!
Hai lasciato che ti mettessero paura
Alzati e agisci!
Ma non una parola che hai sentito era vera
Ma se non c’è niente che puoi dire
Potrebbe non esserci niente che tu possa fare

Vuoi essere un uomo libero
O vuoi essere uno schiavo?
Vuoi essere un uomo libero
O vuoi essere uno schiavo?
Vuoi indossare queste catene
Fino a quando non sarai sdraiato nella tomba?

Non voglio essere un poveraccio
E non voglio essere un principe
Non voglio essere un poveraccio
E non voglio essere un principe
Voglio solo fare il mio lavoro
E suonare il blues per gli amici

Magna Carta, Bill of Rights
La costituzione, cosa vale?
Sai che ci faranno a pezzi, ah
Fino a quando non farà davvero male
Questo è uno stato sovrano
o solo uno stato di polizia?
Fareste meglio a stare attenti, gente
Prima che sia troppo tardi!

Vuoi essere tu a guidare
O continuare a frustare un cavallo morto?
Vuoi essere tu a guidare
O continuare a frustare un cavallo morto?
Vuoi che le cose vadano meglio
O vuoi che peggiorino?

Alzati e agisci!
Lasci che ti mettano paura
Rallenta il fiume
Ma non una parola era vera
Se non c’è niente che puoi dire
Potrebbe non esserci niente che tu possa fare
Alzati e agisci!
Alzati e agisci!
Anche Dick Turpin indossava una maschera

domenica 20 dicembre 2020

Christmas is Cancelled

“Christmas Is Cancelled” è una canzone del gruppo inglese “The Long Blondes”, pubblicata nel 2004.



Di ritorno dagli acquisti a tarda notte

Vidi la tua ombra sulla tenda

Suppongo che tu abbia aperto

Con la copia della chiave che mi devi ancora restituire

Mi chiedesti come era andata

E se avevo visto molta neve

Evitando abilmente quanto accadde qui un anno fa

Così lei ti ha cacciato, vero?

Beh non posso dire di essere sorpresa

Dopo le feste degli ultimi anni

Trovo difficile cantare gli addii

 

Scivolai attraverso la fanghiglia di neve sciolta

Il giorno di Santo Stefano

I negozi erano chiusi, non davano alcun film

Tu facevi la bella vita da lei, e lasciasti un biglietto per dire che eri andato via

 

Stavi accanto al caminetto

Apparivi ridicolo

Non puoi arrivare e fermarti qui

Come hai fatto il Natale scorso

Lo sai dove hai sbagliato

E Natale, beh, Natale è cancellato quest’anno

 

L’ultima cosa che mi aspettavo

Era di arrivare e trovarti bussare

Alla mia porta aspettando un regalo, in calze di Natale (scioccante)

Non toglierti la giacca, questa non è casa tua

Puoi solo brindare ad altre due persone in più che passeranno il Natale da sole

 

Stavi accanto al caminetto

Apparivi ridicolo

Non puoi semplicemente arrivare e fermarti qui come facesti il Natale scorso

Lo sai dove hai sbagliato

E Natale, beh, Natale è cancellato quest’anno

 

No mamma non preoccuparti per me, mangerò pesce e patatine col te

Guarderò la Regina e andrò a dormire

Guarderò la Regina e andrò a dormire

Stavi accanto al caminetto

Apparivi ridicolo

Non puoi semplicemente arrivare e fermarti qui come facesti il Natale scorso

Lo sai dove hai sbagliato

E Natale, beh, Natale è cancellato quest’anno

Lo sai dove hai sbagliato

E Natale, beh, Natale è cancellato quest’anno

No mamma non preoccuparti per me, passa un buon Natale

Natale è cancellato quest’anno

sabato 12 dicembre 2020

Cowboy Movie

Da “If I Could Only Remember My Name”, il disco solista di David Crosby pubblicato nel 1971.

Come già illustrato chiaramente dal titolo, questa canzone è un vero e proprio film western, in cui la musica è la colonna sonora di sé stessa, il racconto è intenso e drammatico, il crescendo e la tensione sono inesorabili. Una grandissima prova del Crosby narratore visionario, accompagnato qui, come in altri brani dell’album, da buona parte dei Grateful Dead.



Io e i miei buoni sodali, stavamo cavalcando di ritorno al campo

Ci sentivamo benissimo, l’aria era tersa e leggermente umida

Tornavamo cavalcando per spassarcela un poco

Per festeggiare la rapina al treno

 

Chiacchieravamo a voce bassa e pigramente

Del fatto di non dovere uscire di nuovo a breve, oh sì

Sai non eravamo tornati a casa che da due ore

Quando udimmo un falco strillare nella notte

E sai, quello è un segnale del giovane Billy, la nostra sentinella

 

Ci stava dicendo che qualcosa non era del tutto in ordine, oh

Così afferrammo rapidi qualche pezzo del nostro armamentario

Uscimmo incespicando da casa

In due minuti esatti l’avevamo trovata, una ragazza indiana tutta sola

 

Ed Eli disse, “Portiamola con noi alla capanna”

Io dissi, “Non sai che ella potrebbe essere la legge, sì”

Egli disse, sorridendo con un’aria sconcia

“Non ci sono molte possibilità che sia più rapida di me a estrarre”, oh sì

 

Eravamo in cammino per ritornare circondati dall’oscurità

Udii il Duca, il nostro dinamitardo, dire

“Qual è il tuo nome, dolce ragazzina indiana?”

Ella disse, “Corvo” e volse lo sguardo altrove

Proprio in quel momento non mi fidai di lei, no, e lo dissi, oh no

 

Ora, Eli, è il nostro artigliere più veloce

È un giovane gretto del Sud

Disse, “Albert il grasso, stai diventando vecchio e strano”

Farai meglio a prendere il tuo calibro dodici e a farlo dannatamente in fretta

E lo feci, sai

 

A quel punto Eli e il Duca vennero al dunque

Ognuno di loro voleva la ragazza indiana per sé

Ma quando finalmente riuscirono a farsi avanti

Lo sai che cosa disse? Che era venuta per portare il giovane Billy a casa

Eli disse che avrebbe ucciso il giovane Billy, avrebbe ucciso il Duca

E probabilmente avrebbe ucciso anche me, la ragazza indiana disse, “Avanti, fallo adesso”

Io dissi, “ora basta”, e lei mi morse il pollice quasi staccandolo

 

E quando alla fine cominciarono a buttare giù la porta

Mi imbrattai il volto con il sangue che mi usciva dal pollice

Mi stesi sul pavimento fingendo molto bene di essere morto

Sapete, sono pazzo ma non sono del tutto scemo, oh no

 

Ora sto morendo qui ad Albuquerque

Immagino di essere lo spettacolo più triste che avete mai visto

Sapete qual è la ragione per la quale sono l’unico rimasto qui a raccontare la storia

Sapete la ragazza indiana non era un’indiana, era la legge.

mercoledì 2 dicembre 2020

El Diablo - ZZ Top

Canzone del gruppo ZZ Top, dal loro album “Tejas”. 

Da una recensione scritta da Core-a-core per DeBaser. 

“Il brano è una fenomenale favola sull’uomo nero, diciamo così, per mandriani in cerchio che respingono l’escursione termica notturna scaldando il corpo davanti ad un falò e l’animo con una storia da tramandare ai figli. Le atmosfere da racconto che aprono il brano si fanno man mano più rarefatte, misteriose ed oniriche, con un pregevole lavoro di chitarra sblusata e lievemente distorta, mentre Beard trova il modo di fare da contrappunto pestando in maniera inquietante sulla batteria.” 


 

Avete mai sentito la storia

Che accadde non molto tempo fa

A quell’uomo abbronzato:

El diablo de Mexico?

Quest’uomo fece la sua mossa

E viveva seguendo la sorte;

Si tanto in tanto, ripetutamente,

Si ritrovava al di là della legge

Hey, hey!


E le fortune conquistate

Gli permisero di vivere nel lusso

Fino al giorno dell’assalto

In cui gli diedero la caccia come a un cane.

Era in fuga,

sapendo che avrebbe potuto cavarsela,

dato che l’uomo ucciso nel peccato,

non era lì a testimoniare.


Hey, hey!

Fu catturato, fu legato

Nella gattabuia detta “La casa”.

Fu processato; fu condannato

E preparato per il capestro.


Ma l’evasione che aveva programmato,

non riuscì molto bene

e l’uomo chiamato "Diablo"

disse addio per l’ultima volta.

 

venerdì 27 novembre 2020

What Are Their Names

 Da "If I Could Only Remember My Name" il disco solista di David Crosby, pubblicato nel 1971.




Mi chiedo chi siano
gli uomini che veramente guidano questo paese
e mi chiedo perché lo facciano
in questo modo così sconsiderato.
ditemi quali sono i loro nomi
e in quale strada vivono?
Mi piacerebbe partire di corsa questo pomeriggio
e presentare loro
uno stralcio di quello che penso
relativamente alla pace per l’umanità.
Chiedere la pace non è
un’enormità.


lunedì 9 novembre 2020

I Need You

Un brano che si distacca dalle consuete sonorità synth pop degli Eurhymics, appare sul disco Savage del 1987 e si avvale unicamente della chitarra acustica di Stewart che accompagna la voce di Annie Lennox.


 

Ho bisogno di te, perché tu mi immobilizzi

Solo per un istante cristallizzato

Ho bisogno di qualcuno che mi blocchi

Affinché io possa vivere nel tormento.


Ho bisogno di te per sentire veramente

La contorsione della mia schiena che si spezza
Ho bisogno di qualcuno che ascolti

L’estasi che sto fingendo.

Ho bisogno di te, di te, di te

Ho bisogno di te per catturare ogni respiro

Emesso dalle mie labbra

Ho bisogno di qualcuno che mi spacchi il cranio

Ho bisogno di qualcuno da baciare.

E allora stringimi adesso

E fammi credere

Che non cadrò mai

O trattienimi

Voglio essere il tuo bambolotto

Ho bisogno di te, te, te

Sei tu colui di cui ho veramente bisogno?

Sì, davvero

Ho veramente bisogno di te

mercoledì 28 ottobre 2020

No More Lockdown

Settembre 2020: Van Morrison pubblica tre canzoni di protesta contro i provvedimenti presi dal Governo e destina il ricavato ai musicisti in difficoltà a causa delle restrizioni. Il terzo brano esce il 23 Ottobre ed è intitolato “As I Walked Out”.



Basta coi lockdown

Non più eccessi da parte del governo

Basta con la polizia fascista

Che disturba la nostra quiete

Basta toglierci la libertà

E i nostri diritti sacrosanti

Fingendo di farlo per la nostra sicurezza

Quando in realtà serve a schiavizzarci

Chi sta governando il nostro paese?

Chi sta governando il nostro mondo?

Analizza la questione attentamente

E guarda come si dispiega

Basta coi blocchi

Niente più minacce

Basta con babbi natale dell’Imperial College
che si inventano informazioni corrotte

Basta coi lockdown

Basta gettare fumo negli occhi

Basta con le persone famose che vengono a dirci

Quello che dovrebbe provare e sentire

Basta con lo status quo

Volgi le spalle al vento

Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown
Basta Lockdown


martedì 20 ottobre 2020

The Whole Of The Moon

Questa canzone tratta dal disco “This Is The Sea” del 1995 rappresenta a tutt’ora il maggiore successo ottenuto dal gruppo di Mike Scott. Il testo è costruito sulla ripetuta contrapposizione tra le esperienze del protagonista, che riconosce la propria incompletezza, e le conoscenze del non meglio identificato dedicatario della canzone, personificazione della saggezza e della sapienza. Nel testo si fa menzione di Brigadoon, misterioso villaggio scozzese che secondo la leggenda compare per un solo giorno ogni cento anni. 



Ho immaginato un arcobaleno
Tu l’hai tenuto tra le mani
Io avevo degli sprazzi
ma tu hai visto il piano
ho vagato per il mondo per anni
mentre tu rimanevi in camera tua
ho visto una falce di luna
tu l’hai vista per intero
Tutta la luna

Tu eri lì ai tornelli
con il vento ai calcagni
protendendoti verso le stelle
e sai come ci si sente
ad arrivare troppo in alto
troppo lontano
troppo presto
Hai visto la luna intera


Ero trattenuto
mentre tu riempivi le stelle
Ero sbigottito dalla verità
Tu ti facevi strada tra le menzogne
Ho visto la valle vuota e solitaria
Tu hai visto Brigadoon
ho visto la luna crescente

tu hai visto la luna intera

 

Ho parlato di ali
Tu volavi e basta
Immaginavo, credevo e provavo
tu sapevi e basta
Ho sospirato
… ma tu andasti in estasi!
ho visto la luna crescente

tu hai visto la luna intera

Con una torcia in tasca
e il vento ai calcagni
Hai scalato la vetta
e sai come ci si sente
ad arrivare troppo alto
troppo lontano, troppo presto
ho visto la mezzaluna
tu hai visto la luna intera!

Unicorni e palle di cannoni
Palazzi e pontili
Trombe, torri e caseggiati
Estesi oceani pieni di lacrime
Bandiere, stracci e traghetti
scimitarre e sciarpe
Ogni sogno prezioso e visione
sotto le stelle
Hai scalato la vetta
con il vento in poppa
Sei venuta come una cometa
fiammeggiante nel tuo cammino
troppo alto, troppo lontano, troppo presto
Hai visto la luna intera



venerdì 9 ottobre 2020

As I Walked Out

Settembre 2020: Van Morrison pubblica tre canzoni di protesta contro i provvedimenti presi dal Governo e destina il ricavato ai musicisti in difficoltà a causa delle restrizioni. Il secondo brano esce il 9 Ottobre ed è intitolato “As I Walked Out”.

 

 


Quando uscii fuori a camminare

Tutte le strade erano vuote

Il governo aveva detto che tutti dovevano stare a casa

E diffondono paura e disgusto

Invece che speranza per il futuro

Non furono in molti a mettere in dubbio

Questa mossa stranissima

 

Sul sito web del governo del 21 di marzo 2020-10-09

Dissero che covid 19 non costituiva più un rischio elevato

Poi due giorni dopo ci misero agli arresti

Allora perché non ci è stata detta la verità?

 

Con tutti gli organi di stampa e i lacchè del governo

Perché queste non sono grandi notizie, perché sono state ignorate?

Perché non valutare pesi e contrappesi, perché nessuna seconda opinione?

Perché loro stanno lavorando, e perché noi no?


Quando uscii fuori a camminare

Tutte le strade erano vuote

Il governo aveva detto che tutti dovevano stare a casa

E diffondono paura e disgusto

Invece che speranza per il futuro

Non furono in molti a mettere in dubbio

Questa mossa stranissima

 

Sul sito web del governo del 21 di marzo 2020-10-09

Si diceva che covid 19 non costituiva più un rischio elevato

Poi due giorni dopo Boris ci mise agli arresti

Allora perché non ci è stata detta la verità?

 

Con tutti gli organi di stampa e i lacchè del governo

Perché queste non sono grandi notizie, perché sono state ignorate?

Perché non valutare pesi e contrappesi, perché nessuna seconda opinione?

Perché loro stanno lavorando, e perché noi no?

Perché loro stanno lavorando, e perché noi no?

Perché loro stanno lavorando, e perché noi no?

Perché loro stanno lavorando, e perché noi no?

Perché loro stanno lavorando, e perché noi no?

Perché loro stanno lavorando, e perché noi no?

mercoledì 30 settembre 2020

Born To Be Free

Settembre 2020: Van Morrison pubblica tre canzoni di protesta contro i provvedimenti presi dal Governo e destina il ricavato ai musicisti in difficoltà a causa delle restrizioni. 

Uno dei brani è questa “Born To Be Free”.



Beh, beh gli uccelli negli alberi

Sanno qualcosa che noi non capiamo.

Perché essi sanno che siamo nati per essere liberi

Non ho bisogno che il governo ostacoli il mio stile

Dagli un dito, e si prenderanno tutto il braccio.

Ti imbrogliano con un sorriso fasullo, non sei d’accordo?

La nuova normalità non è normale

Non è per niente una normalità.

 

Tutti sembrano soffrire di amnesia

Se si prova semplicemente a ricordare il muro di Berlino.

 

Una certa sorta di nuova vecchia ideologia, con una nuova psicologia,

ma non è per il tuo bene, né per il mio.


La nuova normalità non è normale

Non è per niente una normalità.

 

Tutti sembrano soffrire di amnesia

Se si prova semplicemente a ricordare il muro di Berlino.

domenica 27 settembre 2020

These Days

 “These Days” è una canzone tratta dall’album “Lifes Reach Pageant” del 1986. Porta la firma, come consuetudine, di tutti e quattro i componenti del gruppo ed è una delle tante gemme di quel disco.

 




Non ti sto rubando energia, sposterò i tuoi parametri

Se posso, e posso

Marciare nell’oceano, marciare nel mare, avevo un cappello

L’ho posato ed è sprofondato, mi sono allungato giù

L’ho tirato su, me lo sono schiaffato in testa

Tutta la gente si riunisce

Fuggono per portare ognuno il suo carico, siamo giovani nonostante gli anni

Siamo preoccupati, siamo speranza nonostante i tempi

Tutto d’un tratto, questi giorni, felici moltitudini, prendete questa gioia

Dovunque, ovunque

 

Vorrei mangiare ognuno di voi, e me, voi

Se posso, e posso

Abbiamo molte cose in comune, dimmene tre (tre, tre, tre)

Avevo un cappello

L’ho posato ed è sprofondato, mi sono allungato giù

L’ho tirato su, me lo sono schiaffato in testa

Tutta la gente si riunisce

Fuggono per portare ognuno il suo carico, siamo giovani nonostante gli anni

Siamo preoccupati, siamo speranza nonostante i tempi

Tutto d’un tratto, questi giorni, felici moltitudini, prendete questa gioia

Dovunque, ovunque tu vada

 

Non ti sto rubando energia, sposterò i tuoi parametri

Se posso, e posso

Vorrei mangiare ognuno di voi, e me, voi

Avevo un cappello

L’ho posato ed è sprofondato, mi sono allungato giù

L’ho tirato su, me lo sono schiaffato in testa

Tutta la gente si riunisce

Fuggono per portare ognuno il suo carico, siamo giovani nonostante gli anni

Siamo preoccupati, siamo speranza nonostante i tempi

Tutto d’un tratto, questi giorni, felici moltitudini, prendete questa gioia

Dovunque, ovunque tu

Portano ognuno il suo carico, siamo giovani nonostante gli anni

Siamo preoccupati, siamo speranza nonostante i tempi

Tutto d’un tratto, questi giorni, felici moltitudini, prendete questa gioia

Dovunque, ovunque tu vada



giovedì 17 settembre 2020

The Broad Majestic Shannon

Il grande fiume Shannon, il maggiore dell’isola di Irlanda, viene celebrato in questa canzone d’amore e di tempi andati, scritta da Shane MacGowan per l’album “If I Should Fall From Grace With God” e maestosa come il corso d’acqua stesso.



L’ultima volta che ti vidi fu giù dai Greci

C’era Whiskey di domenica e c’erano lacrime sulle nostre guance

Mi cantasti una canzone pura come la brezza

Sulla strada che porta a Glenaveigh

Mi sedetti per un poco presso la croce a Finnoe

Dove i giovani amanti si incontravano quando sbocciavano i fiori

Sentivo gli uomini tornare a casa dalla fiera di Shinrone

I loro cuori a Tipperary ovunque essi vadano


Prendi la mia mano, e asciugati le lacrime piccola

Prendi la mia mano, dimentica le tue paure

Non c’è dolore, non c’è più dispiacere

Sono tutti svaniti, tutti andati con gli anni

 

Sedetti per un po’ presso il buco nel muro

Trovai una lattina arrugginita e una vecchia palla da Hurling

Udii dare le carte e recitare il rosario

E un violino che suonava “Sean Dun na ngall”

E la prossima volta che ti vedrò sarà giù dai Greci

Ci saranno Whiskey di domenica e lacrime sulle nostre guance

Perché è stupido ridere ed è inutile strillare

Per una lattina arrugginita e una vecchia palla da Hurling


Così camminai, mentre il giorno albeggiava

Dove gli uccellini cantavano e le foglie stavano cadendo

Dove una volta guardammo attraccare le barche a remi

Presso il largo e mastoso Shannon

 

lunedì 7 settembre 2020

Spanish Moon

“Spanish Moon” è tratta dall’album “Feats don’t fail me Now” del 1974. Nella canzone la “Luna Spagnola” è il nome di un locale in cui il protagonista è attirato da una musica che ne proviene. Come un marinaio adescato dal canto delle sirene, resterà intrappolato nel luogo che lo condurrà alla propria fine.




Beh, la notte che era alta, giungemmo in città

Era la notte in cui la pioggia gelava al suolo

Giù per la strada sentii una mesta melodia

Provenire da quel luogo che chiamano Spanish Moon



Entrai dentro, fermandomi sulla porta

Mentre una ragazza dagli occhi neri cantava, e suonava la chitarra

Battone e magnaccia riempivano la sala

Avevo sentito di questo posto che chiamano lo Spanish Moon




C’è whiskey e cocaina cattiva

Veleno, ti beccano allo stesso modo

Se quello – quello non – ti uccide subito

Lo faranno le donne giù allo Spanish Moon



Impegnai il mio orologio, vendetti il mio anello

Soltanto per sentire quella ragazza cantare

Non ci vuole molto a svegliarsi rovinato

Puoi perdere tutto giù allo Spanish Moon



Un passo falso e sei finito

È una situazione da brividi

Se quello – quello non – ti uccide subito

Lo faranno le donne giù allo Spanish Moon

mercoledì 26 agosto 2020

The Carnival Is Over

"The Carnival Is Over" ha origine da una canzone popolare russa, pubblicata per la prima volta nel 1883, adattata con un testo inglese scritto da Tom Springfield per il gruppo pop australiano The Seekers nel 1965. Nick Cave incise una versione del brano per il suo disco “Kicking Against The Pricks” del 1986.



Dimmi addio, mio unico vero amore

E ruberemo la canzone di un amante

Quanto mi spezza il cuore lasciarti

Ora che il carnevale è finito

 

Oh mio amore, l’alba irrompe

E le mie lacrime sono pioggia battente

Poiché il carnevale è finito

Potremmo non incontrarci mai più

 

Come un tamburo il mio cuore batteva

E il tuo bacio era dolce come vino

Ma la gioie d’amore stanno svanendo

Per Pierrot e Colombina

 

Ora il manto della notte sta cadendo

Questo sarà il nostro ultimo addio

Sebbene il carnevale sia finito

Ti amerò fino alla mia morte

 

giovedì 13 agosto 2020

Blue - Joni Mitchell

Questa bellissima canzone che dà il titolo all’album “Blue” sfrutta immagini legate alla vita in mare, dai tatuaggi dei marinai – paragonati a canzoni malinconiche – alle difficoltà della tempesta, dal suono delle conchiglie al salpare l’ancora o gettarla. Il verso stesso Crown and anchor me richiama nel contempo un classico motivo di tatuaggi marinari e un vecchio gioco di dadi, negli anni praticato dai naviganti britannici, per esprimere in un gioco di significati il desiderio della narratrice che il suo amato si dichiari in modo deciso: trattenendola o - altrimenti - lasciandola libera.


 

 Le canzoni tristi sono come tatuaggi

E lo sai, ho già un passato sul mare

Tira i tuoi dadi e àncorami

Oppure lascia che io salpi

Hey Blue, qui c’è una canzone per te

Inchiostro su uno spillo

Sotto alla pelle

Uno spazio vuoto da riempire

Beh, si affonda così tanto ora

Devi continuare a pensare

Ce la puoi fare attraverso queste onde

Acido, sbornie e culo

Aghi, pistole ed erba

Un sacco di risate, un sacco di risate

Tutti dicono che l’inferno è il modo più alla moda di andarsene

Io la penso diversamente

Ma comunque ci darò un’occhiata

Blue, ti amo

 

Blue, ecco una conchiglia per te

All’interno sentirai un sospiro

Una ninna nanna nebbiosa

Eccola, la tua canzone da parte mia

sabato 8 agosto 2020

Hate For Sale

Nel 2020 i Pretenders di Chrissie Hynde pubblicano un nuovo album, “Hate for Sale”. Questa è la canzone che dà il titolo al disco.

 


 

Odio in vendita

Odio in vendita

Non verrà impiccato, né andrà in prigione

Ha una lingua arricciata e una coda ricurva

Ma per lo più ha odio da vendere

 

Chiamala fortuna, o un titolo ereditato

Un tizio come quello è arrogante, inutile

Prende e ottiene qualunque cosa voglia

Donne, auto e motociclette

 

Si ciba di vitelli, macellati e dissanguati

Boccali di vino, rosso borgogna

Vestiti fatti a mano e scarpe e calze

OOh, il suo respiro potrebbe fermare gli orologi

Ooh, eccolo che arriva

È così prevedibile

Odio in vendita

Odio in vendita

Non verrà impiccato, né andrà in prigione

Ha una lingua arricciata e una coda ricurva

Ma per lo più ha odio da vendere

 

Soldi in banca e cocaina nella tasca

Porno tutta la giornata, si masturba come un razzo

Denti incapsulati, va in palestra

Petto depilato, ooh, ho il suo stesso aspetto

venerdì 31 luglio 2020

Streams Of Whiskey

Già dal primo disco dei Pogues le capacità compositive di Shane MacGowan dispiegano tutta la loro potenzialità per quanto riguarda l'ironia, il disincanto e la gioia di vivere, o trascorrere, un'esistenza votata al qui e ora. Viene chiamato in causa un riferimento letterario imprescindibile, uno dei più importanti autori irlandesi, il Brendan Behan che ha a che fare anche con la riproposizione di "The Auld Triangle" nello stesso LP, una canzone compresa nel suo lavoro teatrale "The Quare Fellow", del 1954.




Sognai di incontrare Behan
Gli strinsi vigorosamente la mano e trascorremmo gran parte della giornata
Quando fu interrogato sul suo punto di vista
Per quanto riguarda la croce delle filosofie sulla vita
Non ebbe da dire altro che queste poche chiare e semplici parole
Me ne andrò, me ne andrò
Da qualunque parte soffi il vento
Me ne andrò, me ne andrò
Dove scorrono fiumi di whiskey

Ho imprecato, spergiurato
Sono evaso e son finito in prigione
La vita spesso ci ha provato a costringermi
Ma il cappio era sempre lasco
E ora che ho un gruzzoletto
Me ne andrò giù a Chelsea
Ci entrerò sulle mie gambe
Ma uscirò sdraiato a pancia in sù

Me ne andrò, me ne andrò
Da qualunque parte soffi il vento
Me ne andrò, me ne andrò
Dove scorrono fiumi di whiskey

Oh le parole che disse
Mi sembrarono la più saggia delle filosofie
Non si guadagna mai nulla
Da quel qualcosa di umido che chiamano una lacrima
Quando il mondo è troppo scuro
E ho bisogno di una luce dentro me
Me ne entro in un bar
E mi bevo quindici pinte di birra

Me ne andrò, me ne andrò
Da qualunque parte soffi il vento
Me ne andrò, me ne andrò
Dove scorrono fiumi di whiskey
Dove scorrono fiumi di whiskey
Dove scorrono fiumi di whiskey 

giovedì 23 luglio 2020

Whirling Dervish

Da "Sack Full Of Silver" disco del 1990.



Mi rendo conto, sono trascorsi due o tre paragoni
Ma da qualche parte nel retroterra del più calmo dei tuoi giorni
Un frammento di carta fluttua nell’aria a mille piedi d’altezza
Abbandonato da qualche diavolo polveroso che è morto e lì lo ha lasciato

Il vento scava a fondo e pela via l’epidermide al terreno
La corrente ululante cancella le impronte dalla mia mano
Io so che sei una creatura di terra e aria
Se uno diventa troppo pesante l’altro semplicemente scappa via

Quando togli il guinzaglio alla sabbia e al vento
Sono sospeso a opera dei tuoi occhi
Mi contorco come un coleottero trafitto da uno spillo
Tra il diavolo e il profondo blu del cielo

Il vento lecca via la carta catramata con lingue sabbiose di gatto
Innumerevoli proiettili cornuti si conficcano nei polmoni di un amante
Alla fine vedo i fantasmi che sono stati sempre con me
Ruotando su un asse fissato dritto in linea con il sole

Quando la sostanza della nostra vita insieme diviene troppa
E tu minacci di togliere il turbine del tuo tocco
Io sono solo un pezzo di spazzatura a un miglio di altezza
Che si aggrappa alla sabbia cadente che mi tiene in cielo


venerdì 17 luglio 2020

Thin White Rope e la poesia del decadimento

Questa settimana traduco un articolo tedesco sui Thin White Rope, in originale sul sito https://gabelheu.de/





Thin White Rope e la poesia del decadimento

Tutto ciò che vive prima o poi non sarà più. La transitorietà ci avvolge, simile a una veste invisibile, che indossiamo fino a quando l’ultimo accordo dell’esistenza è risuonato. Difficilmente un’altra band ha messo in musica questa cognizione in maniera più adeguata di quanto abbiano fatto i Thin White Rope. Fondati nel 1981 a Davis, California, e denominati seguendo una descrizione poetica di William S. Burroughs per lo sperma, il quartetto, i cui unici componenti costanti nel tempo sono stati il cantante e chitarrista Guy Kyser e il chitarrista Roger Kunkel, diede alla stampa cinque album in studio: monoliti musicali, creati usando nuova psichedelica, alt.country e krautrock, che avevano come argomento il Divenire, l’Essere e il Trascorrere.

I testi di Kyser (qualche volta coautore con altri membri del gruppo) sono ineguagliati nel mondo musicale: come ammiratore del grande maestro del neo-Western da vecchio testamento, lo scrittore Cormac McCarthy, ritrasse personaggi abbandonati alla tempesta dell’esistenza. La canzone “Down in the Desert”, ad esempio, propulsa spietatamente dallo staccato dei tamburi, la prima del disco di debutto “Exploring the Axis” del 1985, racconta di un uomo che dopo anni trascorsi girovagando nel deserto torna nel suo villaggio. Non è più colui che era una volta: “Karl tornò e lavora e sorride/ ma se guardi più da vicino c’è ancora qualcosa di impaurito nei suoi occhi”, canta Kyser con voce evocativa. Karl non rimarrà l’unico personaggio che di fronte a una Natura schiacciante, immensamente minacciosa, arriva a percepire la nullità della propria esistenza.

Sul secondo lavoro, pubblicato nel 1987 il deserto diventa effettivamente suono: le canzoni esercitano già ogni elemento di quello che anni dopo sarebbe passato alla storia dei fumatori come Stoner Rock. Il pezzo che più apertamente tratta della morte è “Coming Around”, una sorta di Hillbilly sferzante sulla rinascita. “Dave vidi il tuo piccolo pugno intorno alla tetta di una lebbrosa / Gesù camminava affianco a te e non te ne fregava un cazzo / Andy uccise un animale, lo uccise con le proprie mani / e lo diede tutto a me perché ero una donna allora” sbraita Kyser, il quale con l’ultimo verso da per scontata l’assurdità della separazione tra i sessi.

Il filo rosso molto evocato è nei Thin White Rope più che soltanto una variazione sul tema della morte. Le cognizioni si propagano di album in album, simili a escrescenze selvaggiamente proliferanti, vengono indagate e nuovamente accettate. “Whirling Dervish”, uno schiacciante Bluegrass imbevuto di malinconia dal quarto album “Sack Full of Silver”, diventa un’ammissione della temporaneità: “Quando la sostanza della nostra vita insieme diviene troppa / e tu minacci di togliere il turbine del tuo tocco / io sono solo un pezzo di spazzatura a un miglio di altezza / che si aggrappa alla sabbia cadente che mi tiene in cielo”. Qui la minacciosità di  Down in the Desert cede a un’accettazione dell‘inevitabilità come componente fissa del nostro Essere.

Kyser si reca definitivamente nel grembo della morte in “The Ruby Sea”, il tonante pezzo di apertura dell’omonimo quinto e ultimo lavoro dei Thin White Rope. Qui l’io narrante è un cadavere annegato, il quale vuole trovare riposo nel mare. Il suo sforzo viene disturbato da una donna, la quale dapprima attraverso il fondo trasparente di una nave lo osserva, quindi si accovaccia nuda davanti a lui: “Ma non sto pensando a quella perdita / ma solo al fatto della perdita”, ammette Kyser. Non indente rimuginare sul desiderio fisico, che un tempo era parte del suo essere, ma piuttosto sul dato di fatto che la perdita è inevitabile – e che anche lo sguardo al grembo, che dona vita, non porterà alcun cambiamento.

Purtroppo non ci sarebbe stato seguito. 28 anni fa i Thin White Rope tennero nella città belga di Gent il loro concerto di addio, il quale di lì a breve uscì come album doppio con il titolo The One Who Got Away ed è entrato negli annali musicali di chi scrive come più importante e commovente momento Live della storia. Troppe poche le persone che durante la loro carriera si accorsero di questa formazione eccezionale. E nel frattempo poco è cambiato. Il gruppo Facebook di fan dei Thin White Rope arriva appena a 701 membri, tra cui anche ex componenti del gruppo. Visto con gli occhi di oggi, un motivo potrebbe essere che Thin White Rope nella loro determinazione – sia per quanto riguarda il loro sound, sia nei testi – per molti fossero semplicemente troppo opprimenti.

Sostituirono la striscia argentea all’orizzonte con un’alluvione apocalittica, che avrebbe dovuto trascinare via ognuno barcollante nell’eternità. Coloro che furono pronti a lasciarsi trasportare scoprirono la malinconia, la nostalgia, lo struggimento, la fragilità, che furono sempre anche parte del loro universo. Un universo che va scoperto in tutta la sua bellezza putrescente.

Christian Leinweber


venerdì 10 luglio 2020

The Sweetest Gift


Una canzone scritta da James B. Coats, insegnante di musica e compositore di molti brani gospel, e incisa per la prima volta nel 1946, fu poi ripresa da Linda Ronstadt sul suo album “Prisoner in Disguise”.



Un giorno una madre si recò in una prigione
A trovare un figlio prezioso, che aveva sbagliato
Raccontò al guardiano quanto ella lo amava
Non importava quel che aveva commesso

Non gli portò una libertà sulla parola o una grazia
Non gli portò denaro, né sfarzo o stile
Fu un’aura brillante, inviata giù dalla luce del paradiso
Il regalo più dolce, il sorriso di una madre

Lasciò un sorriso da ricordare
Andò in cielo col cuore libero dalle pene
Quelle pareti che ti circondano non ebbero mai il potere di cambiarla
Tu eri il suo bambino e lo sarai per sempre

Non gli portò una libertà sulla parola o una grazia
Non gli portò  né argento, né sfarzo o stile
Fu un’aura brillante, inviata giù dalla luce del paradiso
Il regalo più dolce, il sorriso di una madre
Il regalo più dolce, il sorriso di una madre



giovedì 2 luglio 2020

A Rainy Night In Soho


Una delle grandi ballate di Shane MacGowan, pubblicata nel 1986, nell'EP "Poguetry in Motion". Fu incisa anche da Nick Cave, quando nel 1992 lui e MacGowan pubblicarono una versione a due voci di "What a Wonderful World" in un disco che vedeva anche i due artisti interpretare un brano scritto dall'altro, rispettivamente.




Ti ho amata per tanto tempo
Lungo tutti questi anni, tutti i giorni
E ho pianto per tutte le tue pene
Ho sorriso delle tue piccole buffe abitudini

Abbiamo osservato i nostri amici crescere insieme
E li abbiamo visti cadere
Alcuni di loro sono caduti in cielo
Alcuni di loro sono caduti nell’inferno

Mi riparai da un acquazzone
E incappai tra le tue braccia
In una notte piovosa a Soho
Il vento stava fischiando tutti i suoi incantesimi

Ti cantai tutte le mie pene
Tu mi raccontasti tutte le tue gioie
Che ne sarà stato di quella vecchia canzone?
Di tutte quelle ragazzine, di quei ragazzi?


A volte mi svegliavo al mattino
La rossa signora accanto al letto
Avvolto in un manto di silenzio
Ti sentivo parlare nella mia testa

Non sto cantando per il futuro
Non sto sognando del passato
Non sto parlando delle prime volte
Non penso mai all’ultima

Ora, la canzone è quasi alla fine
Potremmo non scoprire mai quel che significa
Ma c’è una luce che tengo innanzi a me
Tu sei il metro dei miei sogni, il metro dei miei sogni


venerdì 26 giugno 2020

All I Want


La canzone di apertura di “Blue”, album del 1971 di Joni Mitchell, descrive una relazione tormentata, che la protagonista vorrebbe invece rendere felice; il testo esprime tutto il desiderio di vita, di gioia e di amore, in contrasto con i lati bui che affliggono il rapporto tra i due.



Sono su una strada isolata
E sto viaggiando, viaggiando, viaggiando, viaggiando
Cercando qualche cosa, che potrebbe essere?
Oh ti odio un po’, ti odio un po’, ti amo un po’
Oh ti amo quando mi dimentico di me
Voglio essere forte voglio ridere in armonia
Voglio fare parte della vita
Viva, viva, voglio alzarmi e ballare
Voglio rovinarmi le calze in una bettola col jukebox
Vuoi, vuoi, vuoi ballare con me piccolo
Vuoi fare un tentativo
Forse trovare una qualche dolce storia d’amore con me, beh su dai
Tutto ciò che voglio davvero è il clamore del nostro amore
È tirare fuori il meglio da me e anche da te
Tutto ciò che voglio davvero che il nostro amore faccia
È tirare fuori il meglio da me e da te

Voglio parlarti, voglio lavarti i capelli
Voglio ravvivarti, di nuovo e di nuovo
Applausi, applausi, la vita è la nostra causa
Quando penso ai tuoi baci la mia mente ondeggia
Lo vedi, lo vedi, lo vedi come mi ferisci
Così anche io ferisco te
E poi entrambi ci rattristiamo

Sono su una strada solitaria e sto viaggiando
Cercando la chiave che mi renda libera
Oh la gelosia
La cupidigia è il disfacimento, è il disfacimento
E disfa tutta la gioia che si potrebbe avere
Voglio divertirmi, voglio splendere come il sole
Voglio essere quella che tu vuoi vedere
Voglio sferruzzarti un maglione
Voglio scriverti una lettera d’amore
Voglio farti sentire meglio, voglio
Farti sentire libero
Hm hm hm, hm
Voglio farvi sentire tutti liberi
Tutto ciò che voglio e farti sentire libero


giovedì 18 giugno 2020

Irgendwo auf der Welt


Parole di Robert Gilbert (1899-1978), musicista, cantante e attore tedesco. Musica di Werner Richard Heymann (1896-1961), compositore tedesco specializzato in colonne sonore per il cinema.
Il brano apparve nella colonna sonora di “Ein blonder Traum”, film diretto nel 1932 da Paul Martin (1899-1967, regista ungherese), sceneggiato da Walter Reisch e Billy Wilder, nell’interpretazione di Lilian Harvey. La canzone divenne poco dopo uno dei grandi successi dei Comedian Harmonists.




Da qualche parte, nel mondo,
c’è un piccolo pezzetto di felicità,
E io lo sogno in ogni istante.
Da qualche parte nel mondo
C’è un pochino di beatitudine
E io la sogno da tanto, tanto tempo.

Se io sapessi, dove si trova
Percorrerei il mondo intero,
perché per una volta finalmente,
Vorrei col cuore essere felice .
Da qualche parte nel mondo
Comincia il mio percorso verso il cielo;
Da qualche parte, in qualche modo, prima o poi.

Ho un tale desiderio,
così spesso sogno;
Una volta la felicità sarà vicina a me.
Ho un desiderio così ardente,
Ho sperato,
che presto sarà giunta l’ora.
Giorni e notti
Io attendo:
Non abbandono mai la speranza.

Da qualche parte, nel mondo,
c’è un piccolo pezzetto di felicità,
E io lo sogno in ogni istante.
Da qualche parte nel mondo
C’è un pochino di beatitudine
E io la sogno da tanto, tanto tempo.

Se io sapessi, dove si trova
Percorrerei il mondo intero,
perché per una volta finalmente,
Vorrei col cuore essere felice .
Da qualche parte nel mondo
Comincia il mio percorso verso il cielo;
Da qualche parte, in qualche modo, prima o poi.
Da qualche parte, in qualche modo, prima o poi.

mercoledì 10 giugno 2020

By The Time I Get To Phoenix



Nel testo il protagonista ha lasciato – o pensa di lasciare – la propria compagna, e con la mente percorre alcune tappe del suo viaggio, associandole a momenti della giornata di lei, che passerà dall’incredulità alla consapevolezza dell’abbandono.
La canzone scritta da Jimmy Webb nel 1965, fu interpretata tra gli altri anche da Nick Cave, sul suo disco “Kicking Against The Pricks”.



Per quando sarò arrivato a Phoenix, lei si starà alzando
Troverà il biglietto che ho lasciato, appeso alla sua porta
Riderà, leggendo la parte che dice che la sto lasciando
Perché ho lasciato quella ragazza così tante volte prima di questa

Nel momento in cui raggiungerò Albuquerque, lei sarà al lavoro
Probabilmente approfitterà di una pausa a pranzo per telefonarmi
Ma l’unica cosa che sentirà sarà il suono del telefono che squilla a vuoto
Dal muro, questo è tutto.

Al momento in cui arriverò in Oklahoma lei starà dormendo
Si rigirerà dolcemente nel sonno e chiamerà il mio nome a bassa voce
E piangerà al pensiero che l’ho veramente abbandonata
Sebbene avessi cercato tante volte di dirglielo
Non sapeva proprio, che sarei andato veramente.

martedì 2 giugno 2020

A Well Respected Man

In testi come questi Ray Davies dimostra le sue capacità descrittive, con le quali inquadra e ritrae istantanee di vita inglese dedicandosi, in questo caso, a una satira della piccola borghesia provinciale, “sferzando l'ipocrisia che si nasconde dietro il disperato tentativo di alcune persone di mantenere, nonostante tutto, una certa decorosa ‘rispettabilità’ agli occhi degli altri.”





Perché si sveglia di mattina,
E va al lavoro alle nove,
E torna a casa alle cinque e mezza,
Prende lo stesso treno ogni volta.
Perché il suo mondo è costruito intorno alla puntualità,
Non fallisce mai.

Ed è – oh – così buono,
Ed è – oh – così distinto,
ed è – oh – così sano,
Nel suo corpo e nella mente.
E’ un uomo molto rispettato in città,
Fa le cose migliori in modo così convenzionale.

E sua madre va agli incontri,
Mentre suo padre rimorchia la cameriera,
Ed ella mescola il tè con i consiglieri,
Mentre discute del commercio estero,
E getta sguardi, come getta banconote,
A ogni giovane garbato

Ed è – oh – così buono,
Ed è – oh – così distinto,
ed è – oh – così sano,
Nel suo corpo e nella mente.
E’ un uomo molto rispettato in città,
Fa le cose migliori in modo così convenzionale.

E gli piace il suo giardinetto sul retro,
E gli piacciono le sue sigarette, il meglio
Perché lui è meglio degli altri
E il suo sudore è quello che ha l’odore migliore
E spera di mettere le grinfie sul bottino di suo padre,
quando il pater passerà a miglior vita.

Perché egli è – oh – così buono,
Ed è – oh – così distinto,
ed è – oh – così sano,
Nel suo corpo e nella mente.
E’ un uomo molto rispettato in città,
Fa le cose migliori in modo così convenzionale.

E gioca con titoli e azioni,
E va alle regate,
E adora la ragazza della porta accanto
Perché la desidera da morire
Ma sua madre è la maggiore esperta
Di patrimoni da sposare.
Perché egli è – oh – così buono,
Ed è – oh – così distinto,
ed è – oh – così sano,
Nel suo corpo e nella mente.
E’ un uomo molto rispettato in città,
Fa le cose migliori in modo così convenzionale.

mercoledì 27 maggio 2020

A Pair of Brown Eyes


Per introdurre questo brano da “Rum, Sodomy and the Lash” traduco le parole con cui lo stesso autore ha spiegato l’argomento del brano: "Parla semplicemente di un tizio che si è ubriacato al bar”, afferma Shane MacGowan. “Si è sbronzato perché ha rotto con la sua ragazza e… sai com’è quando te ne vai in un pub per conto tuo per bere ed è molto tranquillo e ti arriva questo vecchio svitato che ti attacca un bottone infinito. Così questo vecchio comincia a raccontare di come tornò dalla guerra, la Prima Guerra Mondiale. O la Seconda. Una delle due comunque. E gli racconta della nave che aveva e di come è partito e tornato e questa ragazza se l’era filata con qualcun altro, una ragazza con un paio di occhi bruni. Che è la stessa situazione del tipo giovane seduto lì ad ascoltare tutte quelle sciocchezze mentre il jukebox suona Johnny Cash e Ray Lyman e Philomena Begley, classiche canzoni da jukebox a Londra. E alla fine arriva al punto in cui dice fanculo, ed esce barcollando dal pub e cammina lungo il canale, cominciando a sentirsi malissimo, al limite della lacrime, e comincia a rendersi conto che il vecchio ha provato quel sentimento per tutta la fottuta vita, attraversando la guerra e tutto il resto, ma la sua reazione originaria è stata di odiarlo e disprezzarlo. Non dico che tornerà dentro per cominciare a parlargli, ma sai... " (tratto da Pogueology, Folk Roots, August 1987)



Una sera d’estate, con una sbronza d’inferno
Stavo là quasi inanimato
Un vecchio nell’angolo cantava
Dove crescono i gigli d’acqua
E dal jukebox Johnny cantava
Di “una cosa chiamata amore”
E poi mi fa: come stai ragazzo, e come ti chiami?
E come diamine lo sapresti?
Tra sangue e morte sotto un cielo urlante
Giacevo sul terreno
E le braccia e le gambe di altri uomini
Erano sparse tutto intorno
Qualcuno imprecava, qualcuno pregava, qualcuno pregava poi bestemmiava
Poi pregava e sanguinava ancora un poco
E l’unica cosa che potevo vedere
Era un paio di occhi bruni che guardavano verso me
Ma quando tornammo a casa, in tanti pezzi numerati
Non c’era nessun paio di occhi bruni ad aspettarmi

E vagando, vagando, vagando io andrò
Per un paio di occhi bruni

Io guardavo lui, egli guardava me
Tutto ciò che potevo fare era odiarlo
Mentre Ray e Philomena cantavano
Dei miei sogni inafferrabili
Vedevo i fiumi, le colline ondulate
Dove i suoi occhi bruni stavano aspettando
E pensai a un paio di occhi bruni
Che una volta aspettavano me
Così con una sbronza d’inferno lasciai il posto
A tratti strisciando, a tratti camminando
Un suono affamato giungeva attraverso la brezza
Così feci due chiacchiere con i muri
E udii i suoni di tanto tempo fa
Dal vecchio canale
E gli uccelli fischiettavano sugli alberi
Dove il vento rideva gentile
E vagando, vagando, vagando io andrò
E vagando, vagando, vagando io andrò
E vagando, vagando, vagando io andrò
Per un paio di occhi bruni

E vagando, vagando, vagando io andrò
E vagando, vagando, vagando io andrò
E vagando, vagando, vagando io andrò
Per un paio di occhi bruni
Per un paio di occhi bruni


giovedì 21 maggio 2020

In Search of a Rose


Uno dei piccoli gioielli di “Room To Roam”, incastonato in un album la cui varietà di colori costituisce una delle sue caratteristiche più accattivanti. Come nella poesia romantica o nelle ballate folcloristiche, il tema del viaggio si intreccia con quello della ricerca, che è qui ricerca della bellezza fine a sé stessa, simboleggiata dal fiore per antonomasia. E come in tanta letteratura, in questa breve visione radiosa e ottimistica, il viaggio si confonde con la meta stessa.



In che luoghi vagherò e mi stupirò
Nessuno lo sa
Ma dovunque io vada sarò
In cerca di una rosa

Qualunque sia il volere del tempo
E sia che splenda il sole sia che nevichi
Dovunque io vada sarò
In cerca di una rosa

Non so dove la si trova
Non mi importa
Fintanto che il mondo continuerà a girare
Mi prenderò il mio tempo
Assaporerò la clemenza dell’estate
Mi imbacuccherò quando soffia l’inverno
E dovunque io vada sarò
In cerca di una rosa



mercoledì 13 maggio 2020

Misty Morning, Albert Bridge


Canzone scritta da Jem Finer per il quinto album dei Pogues, Peace and Love del 1989. Uscì anche come singolo. Si fa riferimento al famoso ponte di Londra, dove è ambientata la scena finale del ricongiungimento sognato e agognato dal protagonista. Il testo non ha una forma classica divisa in strofe e ritornello, ma è piuttosto formato da tre quadri distinti: il sogno, il risveglio e infine il ritorno, situato in un futuro che però sembra già avverarsi, lanciando il finale della canzone in una conclusione malinconica ma felice, accompagnata dal crescendo della musica.



Sognai che stavamo presso
Le rive del Tamigi
Dove le gelide acque si increspano
Nella luce brumosa del mattino
Accostavo un fiammifero alla tua sigaretta
Guardavo il fumo avvolgersi a spirale nella foschia
I tuoi occhi, blu come l’oceano tra di noi
Che mi sorridevano

Mi svegliai freddo e solitario
In un posto lontanissimo
Il sole cadeva freddo sul mio volto
Le crepe nel soffitto significavano inferno
Mi voltai verso il muro
Mi tirai su le lenzuola sulla testa
Cercai di dormire per sognare la strada
Che mi riportata di nuovo a te

Conti i giorni
Che passano lenti
Sali su un aereo
E voli via
Ti rivedrò allora
Mentre gli uccelli dell’alba cantano
In un mattino freddo e brumoso
Presso l’Albert Bridge


mercoledì 6 maggio 2020

Stay Free


Una canzone di Mick Jones ispirata a un’amicizia vera, compare su “Give 'Em Enough Rope” del 1978.
Mick Jones e Robin Crockers si conobbero sui banchi della prestigiosa Strand School di Londra. Un giorno furono richiamati dal preside dopo che si erano azzuffati: non essendo riusciti a mettersi d’accordo su chi fosse superiore tra Bo Diddley e Chuck Berry, avevano fatto decidere ai pugni. Come ha raccontato lo stesso Crockers in un’intervista al Guardian, quel momento fu una rivelazione per entrambi: diventarono amici e, soprattutto, persero qualunque forma di rispetto per l’autorità e chi la rappresentava. Si persero poi di vista per un periodo: l’uno a fare punk rock, l’altro a provare la strada del giornalismo per poi soggiornare nella cella di un carcere dell’isola di Wight: l’avevano beccato, insieme ad altri, a rapinare una banca.
 “Quando sono uscito dal carcere, Mick aveva fondato i Clash. Una sera si presentò da me con una chitarra acustica e mi suonò ‘Stay free’. Qualcuno una volta mi ha detto che è la più eccezionale canzone d’amore eterosessuale che un uomo ha dedicato ad un altro uomo, il che è molto vero. È il ricordo di un gruppo glorioso, di un periodo glorioso e di una gloriosa amicizia. Sfortunatamente non rimasi libero per molto tempo. Feci una rapina a Stoccolma e mi beccarono di nuovo.”



Ci conoscemmo quando andavamo a scuola
Non ci siamo mai fatti mettere i piedi in testa da nessuno, non eravamo stupidi
L’insegnante diceva che eravamo scemi
Ma ci stavamo solo divertendo
Stracciavamo chiunque
In classe

Quando fummo cacciati fuori io me ne andai senza troppo clamore
E nei fine settimana ce ne andavamo a ballare
Giù a Streatham in corriera
Mi facevi sempre ridere
Mi cacciavi in brutte risse
Mi facevi giocare a bigliardo tutta la notte
Fumando al mentolo

Io mi esercitavo quotidianamente nella mia camera
Tu eri giù al Crown a pianificare la tua prossima mossa
Sei andato a rubacchiare
Hai colpito il tipo sbagliato
Hanno dato a ciascuno tre anni
A Brixton

Ho fatto del mio meglio per scrivere
Come si stava a Butlins?
Erano troppo severi i secondini?
Quando ti molleranno
Attaccheremo la città
Le daremo fuoco, cazzo, la ridurremo
In cenere

Perché gli anni sono passati e le cose sono cambiate
E mi sposto dovunque io voglia andare
Non dimenticherò mai la sensazione che ho provato
Quando sentii che eri arrivato a casa
E non dimenticherò mai il sorriso sul mio volto
Perché sapevo dove saresti stato

E se sei al Crown stasera
Bevine una alla mia salute
Ma prenditela calma, vacci leggero, resta libero

mercoledì 29 aprile 2020

Waiting Room


Dal primo disco dei Fugazi del 1988, conosciuto anche come “7 Songs”.



Sono un ragazzo paziente
Aspetto, aspetto, aspetto, aspetto
Il mio tempo scorre come acqua giù per lo scarico

Tutti si spostano
Tutti se ne vanno, si muovono
Per favore non lasciatemi rimanere qui

Sono nella sala d’aspetto, non voglio le notizie
Non mi servono
Non voglio le notizie
Non voglio vivere di quello
Sedendo fuori città
Tutti sono sempre giù
Dimmi perché?
Perché non possono alzarsi
Ah, venite e alzatevi
Venite e alzatevi

Ma io non me ne sto seduto pigramente
Ho in serbo una grande sorpresa
Combatterò per quello che voglio essere
E non commetterò gli stessi errori (perché lo so)
Perché so quanto ciò faccia perdere tempo (e lo scopo)
Lo scopo è la chiave

Sono nella sala d’aspetto, non voglio le notizie
Non mi servono
Non voglio le notizie
Non voglio vivere di quello
Sedendo fuori città
Tutti sono sempre giù
Dimmi perché?
Perché non possono alzarsi
Ah, venite e alzatevi
Venite e alzatevi

Sedendo nella sala d’aspetto
Sedendo nella sala d’aspetto
Sedendo nella sala d’aspetto (dimmi perché)
Perché non riescono ad alzarsi