sabato 16 dicembre 2023

The Parting Glass

The Parting Glass" è una canzone tradizionale scozzese, spesso cantata alla fine di un raduno di amici. Diffusa anche in Irlanda, dove continua a essere popolare, influenzando fortemente il modo in cui è cantata ai giorni nostri.

Il “bicchiere del commiato”, o “coppa della staffa”, era l’ultimo  gesto di ospitalità offerto a un ospite in partenza. Una volta che l’ospite era montato in sella, gli veniva porta un’ultima bevanda per fortificarlo nel suo viaggio. Questa usanza era praticata in diversi paesi.

La prima versione stampata nota risale agli anni settanta del millesettecento, in forma di volantino, e la prima apparizione su un volume fu in “Ancient and Modern Scottish Songs, Heroic Ballads, etc., di Herd. Una prima versione è stata attribuita a Sir Alex Boswell, e il testo è indubbiamente più antico della sua comparsa in forma di volantino, essendo registrato nello Skene Manuscript, una raccolta di arie scozzesi scritte in varie date comprese tra il 1615 e il 1635.



Di tutti i soldi che ho mai avuto

Li ho spesi in buona compagnia

Oh e tutto il male che ho fatto,

Ahimé, non fu rivolto ad altri che a me stesso

 

E tutto ciò che ho fatto per mancanza di buon senso

Alla memoria ora non mi sovviene

Per cui riempimi il bicchiere della staffa

Buona notte e gioia sia a voi tutti

 

E allora riempitemi il bicchiere del commiato

E auguriamo salute qualunque cosa accada

E poi libiamo gentilmente e con dolcezza auguriamo

Buona notte e gioia a tutti voi

 

Tutti i compari che ho avuto

Si sono dispiaciuti della mia partenza

E tutte le fidanzate che ho avuto

Avrebbero desiderato che restassi ancora un giorno

 

Ma siccome il mio destino ha deciso

Che io mi levi e voi no

Mi alzerò cortesemente e vi augurerò dolcemente

Buona  notte e gioia a tutti voi

 

E allora riempitemi il bicchiere del commiato

E auguriamo salute qualunque cosa accada

E poi libiamo gentilmente e con dolcezza auguriamo

Buona notte e gioia a tutti voi

Ma siccome il mio destino ha deciso

Che io mi levi e voi no

Mi alzerò cortesemente e vi augurerò dolcemente

Buona  notte e gioia a tutti voi

Buona  notte e gioia a tutti voi

 

giovedì 7 dicembre 2023

Good Times

"Let The Good Times Roll" dall'ultimo album di Sam Cooke, "Ain't that Good News" del 1964.


Tutta la notte

Tutta la notte

 

Sì, vieni e lascia che i tempi lieti scorrano

Resteremo qui fino a quando avremo dato sollievo alle nostre anime

Anche se ci volesse tutta la notte

Ancora una volta, vieni e lascia scorrere i tempi lieti

Resteremo qui fino a quando avremo dato sollievo alle nostre anime

Anche se ci volesse tutta la notte

 

Ti dirò, il sole serotino sta sprofondando

L’orologio sulla parete dice che è tempo di andare

Io ho i miei piani, non so te

Ti dirò esattamente quello che farò

 

Entra nel ritmo e lascia scorrere i momenti felici

Resterò qui fino al conforto della mia anima

Anche se ci volesse tutta la notte

Sì, tutti, lasciamo scorrere i tempi lieti

Resteremo qui fino a quando avremo dato sollievo alle nostre anime

Anche se ci volesse tutta la notte

 

Potranno essere l’una e potrebbero essere le tre

Il tempo non ha un gran significato per me

Non so da quanto tempo non mi sentivo così bene

E potrei non sentirmi così bene un’altra volta

 

E allora

Sì, vieni e lascia che i tempi lieti scorrano

Resteremo qui fino a quando avremo dato sollievo alle nostre anime

Anche se ci volesse tutta la notte


martedì 21 novembre 2023

Bite My Head Off

Brano pubblicato su "Hackney Diamonds" del 2023, con la partecipazione di Paul McCartney al basso.




Perché mi apostrofi così

Perché sei così aggressiva?

Perché diventi così incazzata?

Perché mi aggredisci così adesso?

Sì, andiamo

Perché mi aggredisci così?

Comportandoti come una testa di cazzo

Perché devi insultare?

Ho un mondo di cose che mi preoccupano

 

Sì, se fossi un cane

Mi abbatteresti a calci

Passerei la notte

Ululando intorno alla tua casa

Ma non sono al guinzaglio

Non sono alla catena

Tu pensi che io sia la tua puttana

Ma io ti fotto il cervello

Beh, la vita può essere uno spasso

Io posso essere il pilota

Sempre che sia privato

Ho un mondo di cose di cui preoccuparmi

Che cosa? Andiamo

Ora mi hai fatto bere

Ho iniziato a smettere di pensare

L’intera nave del cazzo sta affondando, affondando

Sto cercando una rapida via di uscita

Sì, sto sentendo l’abbaiare

E percepisco il morso

Sto vedendo lo squalo

Penso che mi nasconderò

Eh, non sono al guinzaglio

Non sono alla catena
Tu pensi che io sia la tua puttana

Ma io ti fotto il cervello

 

Perché mi aggredisci così adesso?

Solo perché sei passionale?

Ti comporti come un despota
Perché mi aggredisci così adesso?

Sì, perché mi aggredisci?


Perché strappi il letto in mille pezzi

Ho un milione di cose di cui occuparmi

lunedì 13 novembre 2023

Live By The Sword

Canzone tratta dal disco “Hackney Diamonds” del 2023. Il titolo si rifà al proverbio di origine evangelica “chi di spada ferisce, di spada perisce”.



Chi di spada ferisce di spada perisce

Chi di pistola ferisce, di pistola perisce

Se vivi per la tua lama, finirai accoltellato

Se infrangi la legge, beh ti acciufferanno

 

Se vivi per la vendetta, subirai il contraccolpo

Se vivi per essere crudele, ti si ritorcerà contro

 

Io ti tratterò bene

Ti tratterò come si deve

Se vuoi la ricchezza, meglio sedere al tavolo dei dirigenti

Se vuoi la povertà, paga tutti i debiti

Se sei nel crimine fino al collo, beh, sguazza nella melma

Se stai vivendo una menzogna, guardami diritto negli occhi

 

Se sei al chiuso di una prigione, faresti meglio a liberarti

Se stai cercando amore, non correre da me


Io ti tratterò bene

Ti tratterò come si deve

 

È troppo tardi per dire che ti dispiace

E presto sarà finita

Se vivi come una puttana, farai meglio a essere instancabile

Se la tua vita è scandita dall’orologio, beh, ti farai venire un colpo

Se stai vivendo per il cibo, farai meglio a leccarti il piatto

Se vuoi essere di moda, beh risulterai antiquato

Io ti tratterò bene

Ti tratterò come si deve

Io ti tratterò bene

Ti tratterò come si deve

 

Oh, se vivi per la spada

Ti spareranno, meglio chiamare i soccorsi

E farai meglio a sporgerti fino a quando arriva l’ambulanza

Se di spada ferisci,

di spada perisci, oh sì

domenica 15 ottobre 2023

Shut it Tight

“Shut it Tight” è un brano di T Bone Burnett, dal suo album del 1983; “Proof Through the Night”.



Trovo difficile a volte dire come mi sento

Faccio proprio le cose che odio fare

Mi comporto come un bambino e sono impaurito da ciò che è reale

E così provo a nascondere la verità

 

Inciampo come un ubriaco lungo questo folle sentiero che percorro

E ho pure centomila domande

Farò tutto il possibile per provare che non ho nessuna colpa

E successivamente negherò la prova stessa

 

Non mi piace vincere ma d’altronde odio perdere

E quel che sta nel mezzo non lo sopporto

Non mi curo di ciò che pensi e spero che approverai

Sono semplicemente un uomo comune

 

A volte vorrei fermarmi e tornare strisciando nel grembo

E a volte non so distinguere tra giusto e sbagliato

Ma non la finirò fin quando giacerò nella tomba

E anche allora faranno meglio a sigillarla bene

 

 

giovedì 28 settembre 2023

The Dead don't Die

Scritta da John Sturgill Simpson nel 2019, "The Dead Don't Die" è il tema conduttore dell’omonimo film di Jim Jarmusch.



Oh i morti non muoiono, non più di quanto moriamo tu o io

Sono solo spiriti dentro a un sogno

Di una vita che non possediamo

Essi camminano intorno a noi tutto il tempo

Senza mai prestare attenzione alle stupide vite che conduciamo

O al raccolto di quanto tutti abbiamo seminato

 

C’è una tazza di caffè, che aspetta a ogni angolo

Un giorno ci sveglieremo e scopriremo che gli angoli non ci sono più

Ma i morti continueranno a camminare in questo vecchio mondo, solitari

Dopo che la vita è finita, continua la vita dell’aldilà

 

Ci saranno vecchi amici che gironzolano in una città lievemente familiare

Che vedesti una volta alzando lo sguardo dal tuo telefono

Nessuno si degna di dire un ciao, puoi risparmiarti tutti i tuoi saluti

Smettiamola di fingere che non siamo a casa

 

E le strade appariranno così vuote al mattino

Non ci sarà nessuno fuori di notte, su cui le luci possano brillare illuminandolo

 

Ma i morti continueranno a camminare in questo vecchio mondo, solitari

Dopo che la vita è finita, continua la vita dell’aldilà



I cuori si spezzano quando le persone amate si mettono in viaggio

Al pensiero che ora sono andate per sempre

Così ci raccontiamo che sono ancora con noi, tutto il tempo

Andate ma non dimenticate, soltanto ricordi lasciati alle spalle


Ma i morti continueranno a camminare in questo vecchio mondo, solitari

Dopo che la vita è finita, continua la vita dell’aldilà

domenica 27 agosto 2023

Bottle of Smoke

Da "If I Should Fall from Grace with God" (1988). Scritta da Shane MacGowan con Jem Finer, è la storia di un immaginario cavallo così chiamato, che va a conquistare la Cheltenham Gold Cup, facendo vincere una grande somma di denaro al narratore, il quale aveva scommesso sull’animale a dispetto delle scarse probabilità di successo. Secondo MacGowan era “il tipo di strano e impossibile nome che vince sempre una corsa”. Il brano, con una musica che sembra un cavallo al galoppo, descrive tutta la gioia di una vittoria, ma anche di un momento di totale  euforia, presumibilmente dopo tanta sfortuna. Mano a mano che l’esultanza procede, i versi della canzone sfociano in immagini quasi oniriche e deliranti, come se la felicità non riuscisse più a esprimersi nella realtà, e la Bottiglia di Fumo sembra diventare una sorta di sostanza stupefacente o di bevanda inebriante, che avvolge tutto e tutti nell’estasi della vittoria.



Ringraziamenti e lodi, lodi a Gesù

Ho scommesso su Bottiglia di Fumo

Sono stato all’inferno e alle corse

Per scommettere su Bottiglia di Fumo

In un giorno sereno, sotto un cielo radioso

È uscito fuori sulla sinistra come un lampo di luce

Come una scopata ubriaca un sabato sera

È balzato fuori Bottiglia di Fumo

 

Venti-cazzo-cinque a uno

I miei giorni da scommettitore son finiti

Ho scommesso su un cavallo chiamato “Bottiglia di Fumo”

E il mio cavallo ha vinto!

 

Domande dei gestori, rapide e incandescenti

Ho scelto Bottiglia di Fumo

Accertamenti e congetture

Ho scommesso su Bottiglia di Fumo

Fanculo i gestori, un viaggio a Lourdes

Forse concederà a quei vecchi stronzi il bene della vista

Urla e confusione e chi salta e chi stoppa e chi chiama gli sbirri

Ma io ho sempre i soldi che mi luccicano in mano

 

Venti-cazzo-cinque a uno

I miei giorni da scommettitore son finiti

Ho scommesso su un cavallo chiamato “Bottiglia di Fumo”

E il mio cavallo ha vinto!

 

Yee-haw

Gli allibratori imprecano, i veicoli si ribaltano

Ho azzeccato Bottiglia di Fumo

I vetri si appannano, i vascelli scoppiano

Ho avuto Bottiglia di Fumo

Ho allungato un cinquantone alla moglie

E a ogni moccioso una banconota da cinque nuova di zecca

Perché mi lasciassero in pace sabato sera

Quando ho azzeccato Bottiglia di Fumo

 

Venti-cazzo-cinque a uno

I miei giorni da scommettitore son finiti

Ho scommesso su un cavallo chiamato “Bottiglia di Fumo”

E il mio cavallo ha vinto!

 

Sacerdoti e vergini, ubriachi come pagani

Hanno preso la bottiglia di fumo

Peccati perdonati e celebrazioni

Hanno preso la bottiglia di fumo

Fotti gli Yankees e beviti le loro mogli

La luna è limpida, il cielo è luminoso

Sono felice come merda di cavallo

È sbucato fuori Bottiglia di fumo

 

Venti-cazzo-cinque a uno

I miei giorni da scommettitore son finiti

Ho scommesso su un cavallo chiamato “Bottiglia di Fumo”

E il mio cavallo ha vinto!

Fuori dai coglioni, bastardi!


Venti-cazzo-cinque a uno

I miei giorni da scommettitore son finiti

Ho scommesso su un cavallo chiamato “Bottiglia di Fumo”

E il mio cavallo ha vinto!


sabato 22 luglio 2023

Das Narrenschiff (Ship of Fools) - Reinhard Mey

“Das Narrenschiff” è una delle canzoni più note del cantautore tedesco Reinhard Mey, pubblicata nel 1998 sull’album “Flaschenpost” .

“La nave dei folli” è anche il titolo di un’opera satirica di Sebastian Brant pubblicata nel 1494, in cui i folli vengono rappresentati come figure peccaminose, che rifiutano Dio e in ogni capitolo mostrano di volta in volta un tipico vizio umano. Anche il quadro omonimo di Hieronymus Bosch del 1500 presenta corrispondenti figure decadenti e immorali. L’immagine di una nave che, carica di folli, rispecchia con senso critico la società è stata spesso riutilizzata a partire del Medioevo.

Nel testo di Reinhard Mey vi sono riferimenti inequivocabili alla politica e alla società. Vengono descritti l’equipaggio e i responsabili del comando della nave.

Si riferisce essenzialmente all'equipaggio e al comando della nave. Dipinge l'immagine di una nave sul cui ponte di comando regnano figure corrotte, egocentriche e letargiche, che lasciano che la nave navighi ad occhi aperti con mare grosso su una scogliera e quindi affondi, e nessuno dell'equipaggio egoista è pronto o disposto a fare qualcosa. L'equipaggio viene dipinto come incapace di riportare la nave sulla rotta. Loro, ma anche le persone a bordo in generale, sono ritratti come persone che, una volta al potere o con influenza, non vogliono più saperne dei loro precedenti ideali. Le condizioni difficili a cui la nave è esposta sono sinonimo di uno Zeitgeist completamente negativo a cui le altre persone sulla nave, e quindi la società, non vogliono opporsi.

La canzone descrive le condizioni della nave come una società distopica in cui commercianti, truffatori e altri personaggi loschi e senza scrupoli non fanno alcuno sforzo per nascondere se stessi e le loro azioni, e che segue come un lemming la rotta della nave verso il suo destino. Distoglie lo sguardo, è immobile e non vuole sapere nulla delle circostanze a bordo.

La canzone rimane comunque aspecifica, in quanto non indica chiaramente a chi ci si riferisce. Mey stesso ha descritto la sua canzone "come un resoconto sullo stato della nazione" che sarebbe diventato "più attuale con ogni governo". Fa parte di una serie di canzoni di Mey che criticano lo spirito del tempo, la politica e gli sviluppi sociali negativi.



 

Il mercurio sta scendendo, i segnali indicano una tempesta,

Solo stupide risatine e fischi dalla torre di controllo...

E un sordo rombo dal motore.

E rollio e beccheggio e mare grosso,

La banda della nave suona "Humbatäterä",

E una risata maniacale proviene dalla latrina.

Il carico è marcio, i documenti falsi,

Le pompe di sentina perdono e le paratie si bloccano,

I boccaporti sono spalancati e tutti i campanelli d'allarme suonano.

Il mare batte ad altezza d'uomo nella stiva

E i fuochi di sant’Elmo guizzano dal derrick,

Ma nessuno a bordo sa leggere i segnali!

 

Il timoniere mente, il capitano è ubriaco

e l'ingegnere è sprofondato in un'ottusa letargia,

L'equipaggio è composto da furfanti spergiuri,

Il radiotelegrafista è troppo vigliacco per inviare un SOS.

Klabautermann* conduce la nave dei folli

A tutta velocità e con rotta verso la barriera corallina.

 

All'orizzonte brillano i segni del tempo

Malvagità, avidità e vanità.

Sul ponte di comando ci sono sciocchi e sempliciotti.

Lo squalo dai denti aguzzi pesca nelle acque torbide,

portando il suo pescato sulla terraferma, oltre il timone,

sul banco di sabbia vicino alla famosa Isola del Tesoro.

Gli altri riciclatori di denaro e i papponi stanno già aspettando,

Il re del bordello e il barone delle slot machine,

Alla luce del sole, nessuno deve rimanere al buio.

Nella repubblica delle banane dove anche il presidente

ha perso la sua vergogna e non ha scrupoli,

per adornarsi con il ladro di tasse nel suo entourage.

 

Il timoniere mente, il capitano è ubriaco

e l'ingegnere è sprofondato in un'ottusa letargia,

L'equipaggio è composto da furfanti spergiuri,

Il radiotelegrafista è troppo vigliacco per inviare un SOS.

Klabautermann conduce la nave dei folli

A tutta velocità e con rotta verso la barriera corallina.


Ci si è resi omogenei, si è scesi a patti.

Tutti gli alti ideali sono andati in rovina,

e il grande ribelle che non si stancava mai di combattere

è mutato in uno gnomo servile e velenoso

e canta come un agnello davanti al vecchio malvagio di Roma.

Le sue canzoni, per l'appunto: i tempi stanno cambiando!

Giovani un tempo selvaggi sono ora docili, pii e mansueti,

comprati, anestetizzati e senza ali,

scambiano zampe di velluto per artigli un tempo affilati.

E i vecchi vanitosi si presentano con coraggio

Con donne sempre troppo giovani sul ponte superiore,

che riscaldano le loro membra flaccide e masticano il cibo per loro.

 

Il timoniere mente, il capitano è ubriaco

e l'ingegnere è sprofondato in un'ottusa letargia,

L'equipaggio è composto da furfanti spergiuri,

Il radiotelegrafista è troppo vigliacco per inviare un SOS.

Klabautermann conduce la nave dei folli

A tutta velocità e con rotta verso la barriera corallina.


Siete armati contro il nemico, ma il nemico è qui da tempo.

Ha una mano sulla vostra gola, è dietro di voi.

Sotto la protezione dei paragrafi mescola le carte segnate.

Tutti lo vedono, ma tutti distolgono lo sguardo,

E l'uomo scuro esce dal suo nascondiglio

e spaccia sotto gli occhi di tutti davanti all'asilo.

La sentinella chiama dall'albero più alto: " La fine è in vista!

Ma loro sono pietrificati e non lo sentono.

Si muovono come lemming in orde senza volontà.

È come se avessero perso la testa,

abbiano cospirato per la rovina e la decadenza.

E un fuoco fatuo è diventato il loro faro.

 

Il timoniere mente, il capitano è ubriaco

e l'ingegnere è sprofondato in un'ottusa letargia,

L'equipaggio è composto da furfanti spergiuri,

Il radiotelegrafista è troppo vigliacco per inviare un SOS.

Klabautermann conduce la nave dei folli

A tutta velocità e con rotta verso la barriera corallina.


*spirito protettore delle navi

mercoledì 21 giugno 2023

Music is Lethal

Sul suo primo disco solista del 1974 Mick Ronson incise questa versione di “Io vorrei … non vorrei … ma se vuoi” di Lucio Battisti. Ronson e David Bowie ascoltarono la canzone durante una vacanza in Italia, e il testo in inglese (che si discosta dalle parole dell’originale) fu scritto da quest’ultimo, anche se la moglie del chitarrista, Suzy Fassey, ha rivendicato tempo dopo in un intervista di essere lei l’autrice.



Mio amico, me stesso

Eroe del tedio

Principe dei vicoli

Incespicando e cadendo verso un tavolo accattivante in cerca di vino

Battone mulatte,

Cocainomani, mariti afflitti

Verità rubate, che solo la sera rivela, facendole risplendere

 

Attraverso la tortuosa locanda del piacere urlante

Sorrisero due labbra umide d’ozio infantile

Posso aggrapparmi alle stelle?

Mentre giocano i tuoi capelli blu notte

 

Occhi di zibellino, cosce d’ebano

Ella splende per sempre

Danzatrice sia, danzando libera
ella danza per me

 

Così un uomo mascherato dovrebbe rimpiangere

Il passaggio della notte

Il lungo metallico lamento funebre

Non eravamo più prigionieri

Dei vicini angeli caduti

Ella brillerà per me

 

Che l’affanno cominci

Sebbene la musica sia letale

Lascia che la musica mi accolga con sé

Lo sai che l’irrompere del giorno vincerà

Ella splenderà per sempre

Egli splenderà per me

 

Mentre  camerieri urlanti ti mettono le mani sulle spalle

Bevo i tuoi baci

Stanza deliziosa, la mia incantevole tomba

Vedo l’uomo

Con mani marmoree

Il tuo calmo pappone, piranha

 

Culla la mia testa flottante

Spacca il suo vetro nella mia faccia, sono scagliato via

 


E poi vengo scagliato sanguinante fuori sulla strada

E chiedo, John devo trascinarti via?

E maledico dove giaccio

Mi inchinerò a ringraziare un giorno

 

Diecimila motori sbandano ingombrando

Bucano la mia pelle

Aizzano e stuzzicano

Per farmi correre e tornare alle mie stanze

 

Tuttavia il gusto cattivo del sonno

Stringo forte il cuscino

Piango di rabbia

Ella piangerà sul mio petto

Ella continuerà a splendere per sempre

Ella continuerà a splendere per me

Che la tentazione abbia inizio

Sebbene la musica sia letale

Sebbene l’irrompere del giorno vincerà

Ella continuerà a splendere per sempre

Ella continuerà a splendere per me

 

Ahhh, yeah
Oh, ohhhhh

mercoledì 31 maggio 2023

Blaue Augen

Ideal era un gruppo musicale della cosiddetta Neue Deutsche Welle, fondato nel 1980. "Blaue Augen" è tratta dal primo album, dello stesso anno e fu scritta dal Annette Humpe, la cantante del gruppo.


Ideal alla TV

Mi lasciano completamente indifferente

E l'intera scena

Mi ha veramente stufato

Rimango impassibile, non sento nulla 

 

Vestitucci sgargianti degli anni Cinquanta, Sessanta

Tutto vuoto e stronzo

Per Skoda o Fiorucci

Non vado più fuori di testa

Rimango impassibile, non sento nulla 

 

Solo i tuoi occhi blu mi rendono così sentimentale - che occhi blu

Quando mi guardi così non mi interessa nient'altro - non mi interessa affatto

I tuoi occhi blu sono fenomenali - difficile da credere

Quello che provo allora non è più normale

 

Questo è pericoloso,

Da rischiarci la vita

Troppo sentimento 

 

Festini per iniziati, mi ci addormento

Non voglio nemmeno essere a Londra

Con "sesso, droga e rock'n roll".

Il livello di monotonia è al massimo

Resto impassibile - nessuna sensazione

 

Tutto questo affannarsi per i soldi

Mi rende sordo e muto

Per metà del lusso

Non mi piegherò

Solo lo sceicco è davvero ricco

 

Solo i tuoi occhi blu mi rendono così sentimentale - che occhi blu

Quando mi guardi così non mi interessa nient'altro - non mi interessa affatto

I tuoi occhi blu sono fenomenali - difficile da credere

Quello che provo allora non è più normale

 

Questo è pericoloso,

Da rischiarci la vita

Troppo sentimento 

 

Solo i tuoi occhi blu mi rendono così sentimentale - che occhi blu

Quando mi guardi così non mi interessa nient'altro - non mi interessa affatto

I tuoi occhi blu sono fenomenali - difficile da credere

Quello che provo allora non è più normale 

mercoledì 10 maggio 2023

Rain Street

Una canzone di Shane MacGowan per i Pogues, pubblicata su “Hell’s Ditch” nel 1990.

Da “The Parting Glass: an Annotated Pogues Lyrics Page



"Down the alley the icewagon flew
Picked up a stiff that was turning blue..."

Il primo verso è qui probabilmente preso in prestito dal classico di Bo Diddley “Who Do You Love”.

"Father McGreer buys an ice cold beer
And a short for Father Loyola
Father Joe's got the clap again
He's drinking Coca-Cola
Down on Rain Street..."

Credo che questo sia uno dei miei versi preferiti nel repertorio di Shane. Mi figuro i tre sacerdoti seduti al bar, due che ordinano bevande alcoliche, con la probabilità di beccarsi qualche sguardo di benevolo rimprovero dai passanti, mentre il terzo siede sorseggiando la sua Coca Cola, risultando, almeno all’apparenza, il prete modello (mentre nel contempo soffre di gonorrea).

"Bless me father I have sinned
I got pissed and I got pinned..."

Nel sacramento cattolico della confessione, il penitente si approccia dichiarando “mi benedica padre perché ho peccato, sono passati “X” giorni dalla mia ultima confessione …” : qui “pissed” sta per ubriacarsi e “pinned” è una espressione usata dai tossicodipendenti per l’assunzione di eroina (apparentemente un riferimento all’effetto della droga sulle pupille di una persona, che divengono sottili come capocchie di spillo).

There's a Tesco on the sacred ground
Where I pulled her knickers down
While Judas took his measly price
And St. Anthony gazed in awe at Christ..."

"Tesco" è una grande catena di supermercati in Irlanda; "knickers" è la parola usata nell’inglese britannico (diversamente dall’ American English che prevede “panties”) per le mutande da donna.

Giuda naturalmente fu l’apostolo che per 30 denari (Matteo, xxvi: 14, 15) tradì Gesù avviando il processo che portò alla crocifissione.  Sant’ Antonio è il patrono degli oggetti perduti.

"I took my Eileen by the hand
Walk with me was her command..."

C’è una canzone irlandese tradizionale chiamata "Where My Eileen is Waiting" che Johnny McEvoy  registrò con un certo successo.

Continuando con "Rain Street" ...

"I dreamt we were walking on the strand
Down Rain Street..."

Lo Strand si trova a Londra, tra Aldwych e Traflgar Square, una zona piuttosto esclusiva nella city. Ma potrebbe anche indicare una spiaggia. Ognuna delle due accezioni potrebbe funzionare.

 

La campana della chiesa rintocca un vecchio ubriaco canta

Una ragazza impegna la sua fede nuziale

Giù in Rain Street

Lungo il viale correva il carro del ghiaccio

Raccolto un cadavere che stava diventando blu

Il ragazzini del posto sniffavano colla

Non c’è molto altro per un ragazzotto da fare

Giù in Rain Street

 

Padre  McGreer ordina una birra ghiacciata per sé

E uno shottino per padre Loyola

Padre John beve Coca-Cola

Giù in Rain Street

 

Mi benedica padre, perché ho peccato

Mi sono ubriacato e mi sono drogato

E Dio non può fare niente per lo stato in cui sono

Giù in Rain Street

 

C’è un Tesco sul terreno consacrato

Dove le tirai giù le mutandine

Mentre Giuda riscuoteva il suo meschino compenso

E sant’Antonio in ammirazione fissava lo sguardo su Cristo

Giù in Rain Street

 

Diedi al mio amore un bacio della buonanotte

Cercai di fare una pisciata notturna

Ma il cesso si spostò così lo mancai di nuovo

Giù in Rain Street

Mi sedetti sul pavimento a guardare la TV

Ringraziando Cristo per la BBC

Uno stupido posto del cazzo in cui stare

Giù in Rain Street

 

Presi per mano la mia Eileen

“passeggia con me” fu l’ordine di lei

Sognai che passeggiavamo sullo strand

Giù in Rain Street

 

Quella notte Rain Street andò avanti per miglia

Quella notte in Rain Street qualcuno sorrise

giovedì 20 aprile 2023

Don't Bang the Drum

"Don't Bang the Drum" è una canzone del gruppo “The Waterboys”, pubblicata come traccia di apertura del loro terzo album in studio “This Is the Sea” del 1995. Fu scritta da Mike Scott e Karl Wallinger.


 

Bene, eccoci qui in un posto speciale

Che cosa intendi fare qui?

Ora che stiamo in un posto speciale

Che cosa farai qui?

Che messa in scena dell’anima otterremo da te?

Potrebbe essere Salvezza, o Storia

Sotto questi cieli così azzurri

Potrebbe essere qualcosa di vero

Ma se ti conosco, batterai la grancassa

Al modo delle scimmie

 

Eccoci qua, in un posto favoloso

Che cosa sognerai qui?

Stiamo qui in questo posto favoloso

Che reciterai qui?

So che ami la bella vita, ami balzare qua e là

Ti piace batterti il petto ed emettere il tuo suono

Ma non qui – amico – questo è terreno consacrato

Con un flusso di Potere che lo attraversa

E se ti conosco, farai un gran baccano

Al modo delle scimmie

 

Eccoci qui, ci ergiamo su una costa rocciosa

Tuo padre fu qui prima di te

Posso vedere il suo spirito che ti esplora

Posso percepire il mare che ti implora

Di non passare oltre

Di non tirare dritto

E di non tentare
Semplicemente lasciare che arrivi

Non battere il tamburo

Lascialo giungere

Non battere il tamburo

Lascia che giunga

Sai come lasciare che arrivi, ora?

Non battere il tamburo

Lascia che giunga

domenica 9 aprile 2023

Easter

“Easter” è una canzone del gruppo inglese Marillion, contenuta nell'album Seasons End del 1989, che divenne un successo nella Top 40 britannica quando fu pubblicata come singolo nel 1990. La canzone è stata scritta dal cantante Steve Hogarth prima di unirsi alla band nel 1989 ed è stata ispirata dai conflitti in Irlanda del Nord. Il titolo fa riferimento al componimento Easter 1916 di William Butler Yeats.


 

Il grigio e il verde insieme

Il rumore di una macchina agricola lontana

Dalla prima luce è uscito


Una collana di siepi e alberi a brandelli

Sul lato meridionale della collina

Traccia il punto in cui il confine corre tra

Dove cadde il figlio di Mary Dunoon


Pasqua di nuovo qui, un tempo in cui i ciechi possono vedere

Pasqua, sicuramente ora tutti i vostri cuori possono essere liberi


Fuori dal porto di Liverpool

diretto verso l'Irlanda del Nord

Il rumore degli spruzzi e delle onde di equiseto

Il rollio del mare sottostante

E Pasqua di nuovo qui, un tempo in cui i ciechi possono vedere

Pasqua, sicuramente adesso tutti i vostri cuori possono essere liberi


Cosa farete?

Farete una pietra del vostro cuore?

Metterete a posto le cose?

Quando le farete a pezzi?

Dormirete di notte?

Con l'aratro e le stelle accese?

 

Cosa farete?

Con il cavo e la pistola?

Che metteranno le cose a posto

Quando sarà tutto finito?

Dormirete la notte?

C'è così tanto amore da nascondere?


Perdonare, dimenticare

Cantate "Mai più".

martedì 21 marzo 2023

Veronika, der Lenz ist da

La canzone è un successo popolare degli anni Venti, la cui melodia è stata composta da Walter Jurmann. Il testo è di Fritz Rotter. Riproposta innumerevoli volte, la versione forse più nota fu eseguita dal sestetto tedesco Comedian Harmonists nel 1930, che aggiunse passaggi propri, come un cambio di tonalità, un assolo di basso alla fine o espedienti vocali.





Veronica, Veronica, Veronica, la primavera è qua

Veronica, la primavera è qua

Le fanciulle cantano trallalà

Il mondo intero è come stregato

Veronica, l’asparago cresce!

Veronica, il mondo è verde

Andiamo, dunque, nei boschi

Perfino il nonno dice alla nonna

“Veronica, la primavera è qua”

La fanciulla ride, il giovinetto dice

“Signorina, vuole oppure no?

Fuori è primavera”

Il poeta Otto Licht

Lo ritiene suo dovere

Così si mette a poetare

Veronica, la primavera è qua

Le fanciulle cantano trallalà

Il mondo intero è come stregato

Veronica, l’asparago cresce!

Veronica, il mondo è verde

Andiamo, dunque, nei boschi

Il caro vecchio nonnino dice alla buona nonnina

“Veronica, la primavera è qua

Da-da-da, da-da-da-da-da-da-da-da-da
Da-da-da, da-da-da-da-da-da-da-da-da“

 

Lasciate che gioiscano

La primavera è qua, Veronica

Il mondo intero è come stregato

Veronica, l’asparago cresce

Oh Veronica, Veronica, il mondo è verde

Andiamo, dunque, nei boschi

Persino il caro, buon, vecchio nonno

Dice alla cara, buona, vecchia nonna

“Veronica, la primavera è qua”

sabato 25 febbraio 2023

Uncle John's Band

Di David Dodd, dal sito: www.dead.net

In diverse comunità degli Stati Uniti, quest’anno, intere città e contee stanno partecipando all’evento “Big Read”, e in tali occasioni capita che vengano lette poesie di Emily Dickinson. Qui dove io vivo, Sonoma County, California, il mese di Marzo quest’anno è dedicato proprio a Emily Dickinson.

L’autrice scrisse questi versi nella sua poesia catalogata al numero 478:

I had no time to Hate -                        Per l’Odio non avevo tempo
Because                                               Perché
The Grave would hinder Me -            La Tomba mi era d’impaccio –
And Life was not so                            E la Vita non era tanto
Ample I                                               Ampia da poter
Could finish - Enmity -                       Portare a termine – l’Inimicizia –

Nor had I time to Love -                     Neanche per l’Amore avevo tempo –
But since                                             Ma dato che
Some Industry must be -                     In qualcosa bisogna pur Industriarsi –
The little Toil of Love -                       La piccola Fatica dell’Amore –
I thought -                                           M’è parsa
Be large enough for Me –                   Abbastanza grande per Me –

(traduzione di Riccardo Duranti)

Ain’t no time to hate. Barely time to wait. And, where does the time go, anyway?

Non ho tempo per odiare. A malapena ho tempo di aspettare. E, in ogni modo, dove va il tempo?

“Uncle John’s Band” è una di quelle composizioni a firma Robert Hunter / Jerry Garcia che comprendono uno spazio sufficientemene grande da considerare l’universo, e le nostre vite nell’universo – o meglio sembra essere un universo essa stessa. Dai versi di apertura, che possono agire sia da avvertimento sia da incoraggiamento, fino al suo gentile invito “vieni con me”, la canzone risuona nelle nostre vite con una certa continuità, se lo vogliamo.

Hunter il cantastorie può anche essere Hunter l’aforista—colui che crea brillanti frasette  a doppio taglio che ci aiutano e ci perseguitano mentre attraversiamo le nostre vite barcollando. Come accade in Shakespeare, le sue frasi possono essere facilmente estrapolate dal loro contesto e usate come motti o ammonimenti; rassicurazioni o affermazioni ardite, a seconda delle necessità di un dato momento. Forse avete provato l’esperienza di sentire un verso di Hunter in un modo nuovo, in una forma calzante a quel particolare momento o evento nella vostra vita. A me è successo molte volte – un verso improvvisamente mi salta addosso e mi angoscia, o mi abbraccia, o mi stupisce in un modo nuovo.

“Uncle John’s Band” è uno di quei testi completamente aperti che hanno offerto molte interpretazioni (inclusa una meravigliosamente faceta dello stesso Hunter – qualcosa riguardante formiche da circo ammaestrate, mi pare di ricordare …).  Uno dei momenti di maggior fierezza come chiosatore di testi dei Grateful Dead fu quando ricevetti una e-mail da Hunter che mi diceva di come fossi assolutamente nel giusto nella direzione scelta per le mie note ad “Uncle John’s Band.” Fu quando stavo esplorando le possibili origini della canzone nell’opera e nei componenti dei New Lost City Ramblers, la meravigliosa band d’altri tempi di cui facevano parte Mike Seeger, John Cohen, e Tom Paley. “Uncle John” era un soprannome di Cohen, e Hunter e Garcia erano ambedue ammiratori che videro la band suonare diverse volte.

Blair Jackson una volta scrisse qualcosa sull’impressione che “Uncle John’s Band” è la canzone. Ho pensato molto a tale affermazione nel corso degli anni, e penso di sapere che cosa intendeva. Quando i Dead la suonavano, la folla giungeva a una coesione incredibile. Eravamo dentro a quella band: stavamo arrivando per ascoltare la band di Uncle John sulla riva del fiume. Amavamo quando le parole venivano sbagliate, e poi il verso “come è che fa la canzone?” ci balzava addosso. Jerry che rideva dei suoi propri pasticci, tutti che sorridevano sul palco prima di darci dentro e buttarsi in quella stupefacente jam dal suono bulgaro – un improvviso cambio di rotta dalla familiare musica folk al reame incantato e rischioso dei tempi composti e delle scale modali. Tutto ciò che erano i Dead, sembrava, poteva essere avvolto e impacchettato in quella canzone. Bellezza e pericolo, tutto vorticava insieme. E poi, da quella oscura jam vorticosa emergeva il ritornello: “Come hear Uncle John’s Band….”: e di nuovo era tempo di campeggio intorno al fuoco. Mani che battono a tempo, la folla diventa la sezione ritmica. E poi di nuovo verso qualche altra canzone…

Decisamente ballabile, la melodia portava  ogni volta l’intera folla a fresche altezze di felicità. Ed è così cantabile!

Non è grande che i corvi raccontino la storia della vita e della morte? (Ci penso ogni volta che vedo un corvo).

E che dire di quelle pareti fatte di palle di cannone? Noi americani ne siamo fieri, o lo disprezziamo?

E dove era quella miniera d’argento? Siete bloccati in una di esse?

In ogni caso non importa: non c’è tempo per odiare. Secondo me, se c’è una sola lezione da tutta la poetica di Hunter, è quella. Egli la approccia da diverse angolazioni, ma per me si arriva sempre a quello. “Se non ce’è amore nel sogno, esso non si avvererà mai”.

Grazie, Emily, e grazie, Hunter.

Ti giri ancora — ci provi. Posso sentire la tua voce …

Parole di Robert Hunter; musica di Jerry Garcia


Bé, i primi giorni sono i più duri

Non preoccuparti più

Quando la vita sembra tutta rose e fiori

C’è un pericolo alla porta

Riflettici su a fondo con me

Fammi sapere che ne pensi

Wo-oh, quel che voglio sapere è

Sei gentile?

 

È una scelta da danzatore solitario, amico mio

Faresti meglio a seguire il mio consiglio,

A questo punto conosci tutte le regole

E sai distinguere il fuoco dal ghiaccio

Verrai con me?

Non verresti con me?

Oh quel che voglio sapere

È se verrai con me

 

Maledizione, ora dichiaro

Hai visto una cosa del genere?

I loro muri sono fatti di palle da cannone,

il loro motto è “non calpestarmi”

vieni ad ascoltare la band dello zio John

sulla riva del fiume

Ho alcune cose di cui parlarti

Qui, accanto alla marea che sale

 

È la stessa storia che mi ha raccontato il corvo

È l’unica che conosce

Arrivi come il sole mattutino

E come il vento te ne vai

Non è tempo di odiare

A mala pena tempo di aspettare

Wo-oh quel che voglio sapere è

Dove va il tempo?

 

Vivo in una miniera d’argento

E la chiamo “Tomba del Mendicante”
mi sono procurato un violino

E ti prego conduci le danze

La scelta di  ognuno

Posso udire la tua voce

Wo-oh quel che voglio sapere è

Come è che fa la canzone?

 

Vieni e ascolta la band di Uncle John

Sulla riva del fiume

Vieni con me o vai da solo

Egli è venuto per portare a casa i suoi bambini

Vieni e ascolta la band di Uncle John

Che suona alla marea

Vieni anche tu con noi o vai da solo

Egli è venuto per portare a casa i suoi bambini

martedì 7 febbraio 2023

Madame Geneva's

Tratto da un articolo di Cindy Hunter Morgan:

The Dens of Gin Lane: Mark Knopfler’s “Madame Geneva’s”

Pubblicato su singout.org  

Da un punto di vista narrativo, la canzone è costruita in forma di monologo drammatico per la voce di un tormentato scrittore di ballate che frequenta “le tane di Gin Lane.” Con i suoi riferimenti a volantini, tipografi, impiccagioni, acciottolati e bare, la canzone appare collocata esattamente nell’Inghilterra di Hogarth, all’epoca in cui divampava l’epidemia di abuso del gin.

L’incisione di Hogarth del 1751 nota col titolo di Gin Lane può benissimo essere stata usata come ispirazione ecfrastica per Knopfler. Guardando più da vicino si può vedere molto: un prestatore su pegno, un distillatore, una donna sifilitica con un bambino che le casca dal grembo, un’altra donna che versa gin nella gola di un bambino, una folla violenta, un uomo che contende un osso a un cane, un morto nel mezzo del vicolo, un uomo che penzola da un trave, un camino in rovina e una chiesa distante (troppo distante per essere utile?). Nell’angolo in basso a sinistra, da notare l’insegna sulla porta della cantina: “Ubriaco per un penny, ubriaco fradicio per due penny, paglia pulita gratis”. E lì, sulla destra in basso, trovate un cantore di ballate morente.

Da un punto di vista narrativo, la canzone è costruita in forma di monologo drammatico per la voce di un tormentato scrittore di ballate che frequenta “le tane di Gin Lane.” Con i suoi riferimenti a volantini, tipografi, impiccagioni, acciottolati e bare, la canzone appare collocata esattamente nell’Inghilterra di Hogarth, all’epoca in cui divampava l’epidemia di abuso del gin.

L’incisione di Hogarth del 1751 nota col titolo di Gin Lane può benissimo essere stata usata come ispirazione ecfrastica per Knopfler. Guardando più da vicino si può vedere molto: un prestatore su pegno, un distillatore, una donna sifilitica con un bambino che le casca dal grembo, un’altra donna che versa gin nella gola di un bambino, una folla violenta, un uomo che contende un osso a un cane, un morto nel mezzo del vicolo, un uomo che penzola da un trave, un camino in rovina e una chiesa distante (troppo distante per essere utile?). Nell’angolo in basso a sinistra, da notare l’insegna sulla porta della cantina: “Ubriaco per un penny, ubriaco fradicio per due penny, paglia pulita gratis”. E lì, sulla destra in basso, trovate un cantore di ballate morente.



“Madame Geneva” naturalmente si riferisce al gin (“gin” proviene dal francese genièvre e dall’olandese jenever – entrambe parole che indicano il ginepro, la bacca usata per questa bevanda), ma in questa canzone diviene anche un luogo, il cantore di ballate è nella bevanda , quando Knopfler canta “mi troverai dentro a Madame Geneva’s”,  non solo sta bevendo gin, ma vi è immerso. Usato come il nome di un bar, sembra anche essere un riferimento più generico a “Gin Lane”, il quartiere dei bassifondi di St Giles Parish a Londra descritto da Hogarth. Specificatamente è l’area vicina a Seven Dials resa famosa da molti autori, tra cui Charles Dickens, John Keats, e Agatha Christie. Keats lo descrisse come un luogo “dove la miseria si stringe alla miseria per scaldarsi un po’, e povertà e malattia giacciono fianco a fianco unendo il loro lamento.”

Il ritratto del cantore di ballate è sobrio e delicato, riservato e rivelatore – e molto trascendente. Sì una canzone che parla di uno scrittore di ballate è trascendente, ma questa in particolare lo è eccezionalmente. Essa sfrutta una risposta emotiva a sé stessa, il che significa che essa provoca inevitabilmente  una risposta al suono di sé stessa – la voce e la musica di Knopfler. Ma la canzone a cui risponde è nella mente di qualcun altro (l’immaginario autore di ballate) che usa l’arte per sfruttare una risposta emotiva da coloro che acquistano i suoi volantini da un penny. La canzone racconta in dettaglio la sofferenza di un autore di ballate che scrive delle confessioni e dei peccati di chi è condannato alla forca, ma nella canzone udiamo la confessione dell’autore stesso.

Per alcuni secoli, approssimativamente dal sedicesimo secolo fino alla metà del diciannovesimo, gli scrittori di ballate usavano volantini per vendere nelle strade notizie relative a crimini ed esecuzioni. Vendevano questi opuscoli proprio sotto alle forche nei giorni di impiccagione, per un penny a foglio. I volantini erano colmi di errori – errori di stampa ma anche resoconti falsi. Le confessioni spesso erano costruite, e i volantini frequentemente contenevano contenuti riciclati e immagini “di repertorio” per crimini diversi (in realtà notizie false). I venditori ambulanti cantavano versi per promuovere la propria merce; musicalmente le ballate in genere imitavano gli inni, il che le rendeva facili da cantare e da ricordare. Ovviamente ciò è molto ironico, come spesso avviene quando forme antiche sono adattate a nuovi scopi.

In “Madame Geneva’s” ascoltiamo Knopfler che interpreta la parte di un autore di ballate che scola gin per tenere “alla larga i demoni”; l’uomo è perseguitato dalla propria opera e probabilmente è colpevole di avere fabbricato confessioni, il che avrebbe contribuito a creare questi demoni. Dobbiamo comunque ricordare che il personaggio è un prodotto di Knopfler, e il tono di confessione che udiamo nel brano è un’altra costruzione. La canzone sembra vera e personale, condivide un’emozione facendo apparire qualcuno che sembra particolare ma nei fatti è storicamente generico. La sua narrazione in prima persona contribuisce a un senso di autenticità, così come la struttura storica generica: c’erano forche e ballate sulle forche, e c’era tantissimo gin. Ciò nonostante è una falsa confessione di un personaggio immaginario basata su personaggi reali che falsificavano le confessioni dei condannati.

Col suo tono confessionale, la sua raffigurazione della miseria e la chiara identificazione di Madam Geneva, la canzone assomiglia a un “Temperance Tale” (racconto a favore dell’astemia) e porta alla mente “Il Gatto Nero” di Poe, la cui narrazione comprende una sua impiccagione (di un gatto) e può anch’essa considerarsi una sorta di temperance tale, sebbene non nella sua forma più semplice.

La canzone di Knopfler è un racconto sulla temperanza o solo una canzone su un personaggio che abita un mondo in cui si agitano le origini del movimento della temperanza? Questa risposta sembra avvolgersi su se stessa. Può darsi che questa canzone sia semplicemente un racconto temperato di intemperanza. Per il cantastorie di questa canzone, il gin scaccia i demoni. L'alcol è una consolazione, ma lo consola da un mondo danneggiato dall'alcol. Criminalità, sporcizia, povertà, depravazione: nel mondo di Hogarth (il mondo approssimativo della canzone di Knopfler) e nel mondo che condividiamo oggi, questi problemi erano e sono esacerbati dall'alcol. Hogarth incise quelle che secondo lui erano "le tristi conseguenze del bere gin". (Egli contrappose questa situazione, notoriamente, alla "prospera industria e allegria della birra", e disegnò Beer Lane per illustrare questo confronto). 

Il gin era la causa principale della povertà? No, ma per coloro che erano impantanati nella povertà, la dipendenza dal gin generalmente complicava la vita, e consolazione e rovina erano spesso intrecciate. Nella canzone di Knopfler, la consolazione dipende dall'anestetizzazione e la gamma vocale di Knopfler, una larghezza di banda ristretta in cui spesso opera, evoca il desiderio di distacco intorpidito del cantastorie. Il cantastorie lavora per rimuovere le emozioni dalla sua vita, non per accrescerle. Non c'è carisma associato al gin in "Madame Geneva's". Forse porta un lieve sollievo al cantastorie. Forse rovina gli altri. Knopfler non sembra promuoverlo o condannarlo. In questa canzone, il gin è accettato come un balsamo imperfetto.

link all'articolo: The Dens of Gin Lane: Mark Knopfler’s “Madame Geneva’s”"



Sono un autore di ballate proprio belle

Le scrivo proprio qui sulla strada

Puoi comprarle in tutta la città

Ogni foglio è tuo per un penny

 

Becco parole dai tipografi

Dalle tane del Vicolo del Gin

Scriverò una scena su un bancone

Confessioni e peccati in generale

Ragazzi, confessioni e peccati in generale

 

Poi mi troverai dentro a Madame Geneva’s

Che tengo a bada i demoni

Non c’è niente come il gin per affogarceli

Ma ritornano sempre, in un giorno di impiccagione

 

Arrivano sferragliando sui ciotoli

Siedono sulle loro nere casse da morto

Alcuni sono scossi e muti, alcuni farfugliano

Ubriachi di brandy o sherry

 

I banchi sono pieni di bravi compari

E la venditrice ambulante ha allestito la sua bottega

Mentre li lasciano alle forche

Sarà a vendere proprio sotto a dove cadono

Ragazzi, a vendere proprio là sotto

 

Poi mi troverai dentro a Madame Geneva’s

Che tengo a bada i demoni

Non c’è niente come il gin per affogarceli

Ma ritornano sempre, in un giorno di impiccagione

In un giorno di impiccagione


lunedì 30 gennaio 2023

Kingdom Come

Tom Verlaine (Thomas Miller) , 1949 – 2023.

Dal primo album solista di Tom Verlaine, omonimo del 1979, il brano “Kingdom Come” fu successivamente interpretato da David Bowie e inciso su “Scary Monsters”.


 

Camminavo sotto una pioggia battente
E sentii una voce gridare
“è tutto in vano”
La voce del fato
brillava nella mia stanza
Ho bisogno di un solo giorno
Da qualche parte, lontano
Signore ho bisogno di un solo giorno

Beh romperò queste rocce
E falcerò questo fieno
Si romperò queste rocce
Qual è il mio prezzo da pagare?

Beh il fiume è così fangoso,
ma potrebbe diventare limpido
E so fin troppo bene cosa mi tiene qui
Sono solo lo schiavo di un raggio che brucia
Oh dammi la notte,
Non posso sopportare un altro sguardo
Per favore, per favore donami la notte

Il sole continua a picchiare su di me, il muro è alto un miglio
Dalla cima della torre mi guardano sperando che io muoia

Non romperò rocce
Ho detto “Non romperò rocce”

(Non romperò rocce)
(Non romperò rocce)
(Non romperò rocce)
Quando il Regno verrà

 

venerdì 20 gennaio 2023

I Won't Stay For Long

 In memoria di David Crosby (1941 - 2023).

“I Won't Stay For Long" è tratta dall’ultimo album di David Crosby – “For Free”, del 2021.




Uno, due, tre

 

Sto qui sul porticato

Come se fosse sul bordo di un precipizio

Oltre all’erba e alla ghiaia si trova un certo abisso

E non credo che lo sfiderò oggi

Sto affrontando la linea di groppo di una tempesta millenaria

Non so se sto morendo o se sto per nascere

Ma mi piacerebbe essere con te oggi

Sì, mi piacerebbe essere con te oggi

E non resterò a lungo

Possiedo un posto tutto mio

Una piccola fetta

C’è un frammento d’aria tra l’acqua e il ghiaccio

È lì che io vivo, lì io respiro

Una canzone abbandonata

Echeggia attraverso questo pozzo in cui sono caduto

Se solo potessi ricordare l’odore della tua pelle

Allora potrei vivere, potrei respirare

Potrei respirare

 

Chiedo a perfetti sconosciuti se sembro completamente a posto

Mi sento come avessi perduto un’ancora nell’oceano della mia notte

E non voglio che tu mi veda in questo modo

Non lo racconterò a un’anima

Soltanto venererò il sole

Non mi girerò per trovarti quando l’istante sarà andato

Ho solo bisogno di stare vicino oggi

Ho bisogno di stare con te oggi

 

E non resterò a lungo

Possiedo un posto tutto mio

Una piccola fetta

C’è un frammento d’aria tra l’acqua e il ghiaccio

È lì che io vivo, lì io respiro

Una canzone abbandonata

Echeggia attraverso questo pozzo in cui sono caduto

Se solo potessi ricordare l’odore della tua pelle

Allora potrei vivere, potrei respirare

Potrei respirare

venerdì 6 gennaio 2023

Rake at the Gates of Hell

"Rake at the Gates of Hell" è una canzone dei Pogues scritta da Shane MacGowan e pubblicata sulla colonna sonora di "Straight to Hell", pellicola del 1987 diretta da Alex Cox.


 

Sarò con loro, addormentati o sognanti

Sarò là quando si sveglieranno urlando

Nell’ora della morte li curerò

Per avere un momento in più per maledirli

Guarderò i vermi uscire da loro strisciando

Ascolterò gli angeli chiamare sopra di loro

Li guarderò mentre l’aria fredda li risucchia

Giù all’inferno, buona notte buona fortuna

Poi se qualcuno dovesse scappare sopra di me

Supplicherò e imbroglierò fino a farli fidare di me

Li trascinerò giù per essere dannati con me

Riderò di loro quando mi perdoneranno

 

Gli occhi di madre sono diamanti fiammeggianti

Eppure la luna non mostra somiglianza

Le rose appassiscono, possa Dio consegnare

Il dissoluto alle porte dell’inferno questa notte

 

Vorrei che potessero camminare per sempre

Sulla terra da soli senza catene

Fino a pregare che arrivi la conclusione

Fino a che implorino una dolce dannazione

Allora arriverò e porterò loro acqua

Gli porterò speranza, porterà risate

Solleverò le loro speranze, tristi e sommerse

Li sferzerò mentre giacciono lì ubriachi

Li spingerò giù nel guano

Fino a che soffocheranno nel loro stesso sangue

Li tirerò fuori prima del loro ultimo respiro

Per sottrargli la misericordia della morte

 

Gli occhi di madre sono diamanti fiammeggianti

Eppure la luna non mostra somiglianza

Le rose appassiscono, possa Dio consegnare

Il dissoluto alle porte dell’inferno questa notte