Per il fatto che i loro primi tre album furono così
indiscutibilmente riusciti e avendo avuto uno iato di quattro anni nei settanta
in cui non incisero canzoni originali, The Band a volte vengono etichettati
come uno di quei gruppi la cui musica più tarda è carente rispetto al primo
materiale. Un punto di vista che trascura il brillante lavoro licenziato su Northern Lights-Southern Cross nel 1975,
una sorta di canto del cigno per i cinque componenti originali (il disco
Islands del 1977 non fu altro che un mero adempimento contrattuale), che
fondeva con grazia tutti gli elementi unici e differenti che li rendevano così
particolari.
C’era comunque una svolta nel modo di agire. Sugli album
precedenti, il principale compositore Robbie Robertson non aveva mai dedicato
troppo tempo alle tradizionali canzoni sull'amore perduto, preferendo attenersi
a storie animate da personaggi o a esplorazioni penetranti della storia
americana. Finalmente cedette su Northern Lights-Southern Cross con “It
Makes No Difference” arrivando a scrivere uno dei brani spezza-cuore più
devastantemente belli nella storia del rock and roll.
“Pensavo alla canzone
in termini di un’affermazione che il tempo cura tutte le ferite,” raccontò Robertson
intervistato da Robert Palmer ai tempi della pubblicazione della canzone. “Eccetto
in alcuni casi, e questo era uno di quei casi.” Ma con The Band scrivere la
canzone era solo metà dell’opera. Con tre brillanti cantanti a disposizione,
scegliere tra Richard Manuel, Levon Helm, e Rick Danko non era mai un compito
semplice, sebbene in effetti qualunque fosse la scelta non si poteva sbagliare.
Danko ottenne l’incarico, e la sua prestazione emozionante,
colma di note vacillanti e di abbandono spericolato, è l’impersonificazione sbalorditiva
di un uomo condotto all'estremità della sua catena dall'assenza del proprio
amore. Nell'interpretazione si avvale dell’aiuto dei suoi compagni, che forniscono
una performance tipicamente intuitiva. Le note del sassofono di Garth Hudson,
imponenti ma tristi, suonano come se avesse accettato la sconfitta, mentre la
delirante chitarra di Robertson non è ancora pronta alla resa.
Le metafore e similitudini di Robertson sono semplici ma efficaci
nel mostrare il tormento interiore del narratore. Nel bridge l’immaginario
diviene più catastrofico, tutto sale vuote e mandrie in fuga. Alla chiusura
della canzone, Danko dà sfogo ai versi finali con la disperazione che cola da
ogni parola: “Well I love you so much and it’s all I can do/Just to keep myself
from telling you.” A quel punto, ironicamente, si uniscono a lui I suoi bravi
compari Helm e Manuel armonizzando empaticamente per il colpo di grazia: “That
I never felt so alone before.”
Nessuno ha fatto meglio di The Band nella grandeur malinconica,
e non c’è argomento più adatto a tale trattamento che l’amore perduto, per cui
sarebbe stato stato deludente se “It Makes No Difference” non avesse avuto quest’ottima
riuscita. Potete esservici trovati, nel qual caso l’eloquente tormento di
Robertson vi sembrerà dolorosamente familiare, oppure no, e allora l’impavido
canto di Danko servirà come comunicato di pubblica utilità sui meriti di rimanere
legati a una cosa buona per salvarsi la vita.
Scritto da Jim Beviglia
E non fa differenza, da che parte io mi volti
Non riesco a lasciarti alle spalle e la fiamma
ancora brucia
Non fa differenza, che sia notte o giorno
L’oscurità sembra non dissolversi mai
E il sole non splende più
E la pioggia cade sulla mia porta
Non c’è amore
Così autentico come l’amore
Che muore non detto
Ma le nubi non sono mai state così basse prima
Non fa differenza, quanto lontano io vada
Come una cicatrice dolente, si mostrerà sempre
Non fa differenza, chi incontro
Sono solo volti nella folla
In una strada senza uscita
E il sole non splende più
E la pioggia cade sulla mia porta
Queste vecchie lettere d’amore
Non posso proprio tenerle
Perché come dice il giocatore d’azzardo
Leggile e piangi
E l’alba non viene più a salvarmi
Senza il tuo amore non sono assolutamente niente
Come un salone vuoto, è una caduta solitaria
Da quando sei andata, è una battaglia persa
Una
mandria imbizzarita
Fa
sbattere le mura
E il sole non splende più
E la pioggia cade sulla mia porta
Ti amo così tanto
È tutto ciò che posso fare
Semplicemente trattenermi dal dirti
Che non mi sono mai sentito così solo prima
Nessun commento:
Posta un commento