Inquadrati fin dal loro primo apparire come gruppo
desertico - vuoi per la provenienza, vuoi per le ambientazioni -, a partire da “In
The Spanish Cave” (ad esempio con “Mister Limpet”) i Thin White Rope
inseriscono temi “marini” nelle loro canzoni, come in questa dal loro ultimo
album omonimo, che colpiscono proprio per il punto di vista ribaltato, in cui
il narratore è una non meglio identificata creatura degli abissi che osserva
gli abitanti della superficie.
Ho cercato di inabissarmi
Attraverso l’ingannevole superficie del suolo
Giù dove forse potrei dormire
Ed è allora che lei vede passare fluttuando
Il mio volto si staglia piatto contro il vetro
Una volta quando lei stava guardando giù
Passai fluttuando sotto al suolo
Giù dove cerco di dormire
Ed era comprensibile che lei arretrasse
Le mani di un annegato non possono evitare di
attaccare
Persino se lui pensa di sapere
Che era destinato a viaggiare in tal modo
Lei era accovacciata, nuda,
sul bagnasciuga del terreno
la corrente mi spazzava via dal sonno
ma non sto pensando a quella perdita
piuttosto solo al fatto di quella perdita
e alla distanza posta tra me
e il letto del mare rubino
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