“Tennessee Jed” di David Dodd.
Robert Hunter: “’Tennessee Jed’ ebbe origine a Barcellona. Riempito di “vino tinto”, la composi ad alta voce al suono di uno scacciapensieri fatto vibrare tra facciate di edifici che ne riecheggiavano il suono da qualcuno che passeggiava un mezzo isolato avanti a me nel tardo crepuscolo estivo”.
Una storiella perfettamente incorniciata – esprime e ci comunica il luogo, il momento, la stagione, lo stato mentale di Hunter, la musica nell’aria e la luce, e ci ritroviamo là. Eppure il testo che ne risulta appare incoerente! Folklore americano allo stato puro, colmo di riferimenti a un ignoto spettacolo radiofonico degli anni quaranta del novecento e di personaggi che paiono scesi da un romanzo ambientato nel Sud rurale. Colpisce, però, che sia una canzone sulla nostalgia di casa, e forse è da lì che Hunter lo ricava – il desiderio di essere in quel posto che preferisce a ogni altro al mondo.
Il nostro narratore è davvero a mal partito. Si trova in prigione, o per lo meno alla catena con una squadra di lavoratori forzati, all’inizio della canzone, e le cose non vanno esattamente nel migliore dei modi. È il destino della povera gente lungo i secoli: “l’uomo ricco calpesta la mia povera testa…” col risultato che si può cercare tregua solo nel bere, nel gioco d’azzardo, e nella migliore amica dell’uomo.
Lo sconosciuto spettacolo radiofonico “Tennessee Jed”, andò in onda dal 1945 al 1947, ed era sponsorizzato da una ditta di panificazione (Tip-Top Bread), il che sembra legarsi con il verso “quando tornerai farai meglio a imburrarmi il pane” (coincidenza? Non credo). Il personaggio del titolo, Jed (un tipo pratico con una sei colpi), abita un territorio con personaggi che rispondono al nome di Cookstove, il tiratore scelto Steve Martin, lo sceriffo Anderson, Capo Aquila Grigia, Gedeone Gordon, e altri ancora. Tra le altre sue imprese da “buon samaritano”, Jed (che pure canta) sventa un piano per rovesciare il governo degli Stati Uniti a opera di una banda che intende dare nuovo inizio alla Guerra Civile (che al tempo era relativamente recente, un po’ come per noi la Seconda Guerra Mondiale - per cui una sorta di storia da Capitan America, tanto per contestualizzare).
Stranamente, il titolo della canzone e il personaggio in essa non sono perfettamente abbinati. Il verso nella canzone dice “ritorniamo nel Tennessee, Jed”, e non “torniamo a Tennessee Jed”. Per cui c’è un gioco su nome del personaggio e dello spettacolo, per chi lo sa cogliere. Giusto nel caso foste stati in ascolto all’epoca.
“Tennessee Jed” fu eseguita per la prima volta allo spettacolo del 19 ottobre del 1971 al Northrup Auditorium alla University of Minnesota di Minneapolis, insieme con altre cinque “premiere”: “Jack Straw,” “Mexicali Blues,” “Comes a Time,” “One More Saturday Night,” e “Ramble On Rose.” Divenne da subito un caposaldo del repertorio dal vivo, comparendo ogni anno per un totale di 433 esecuzioni. L’ultima volta fu eseguita l’8 Luglio del 1995, al penultimo spettacolo della band a Chicago.
Fu sul disco “Europe ’72”, una di quella serie di canzoni mai registrate in studio, e fu ripresa in modo memorabile da Levon Helm sul suo disco Electric Dirt nel 2009.
Amo la musica scritta da Garcia per “Tennessee Jed.” Il motivo discendente è orecchiabile e poi, nella parte solista, il ponte senza parole che esplode in uno spazio del tutto nuovo, proprio di fronte alla nostre orecchie. Non me ne stufo mai. Dalle circostanze descritte da Hunter relative alla composizione del testo, mi viene la sensazione che la frase discendente possa essere stata suggerita da Hunter – il quale spesso, il più delle volte, pare, componeva i suoi testi con delle musiche che poi Garcia, il più delle volte, scartava per ripartire da zero (ci sono eccezioni di rilievo, in cui la musica di Hunter venne mantenuta, in particolare in “It Must Have Been the Roses.” e “Easy Wind.”).
Sembra una frasetta vibrante che potrebbe giungere col ritmo delle parole, e potrebbe essere stata suggerita dal suono di uno scacciapensieri.
Poi c’è il ritmo, che rientra in quella categoria “shuffle” dei brani Grateful Dead, un tipo di beat tranquillo, che rimbalza gentilmente e su cui ci si muove facilmente, adatto a una varietà di tempi. A volte la band sembrava chiedere “quanto lentamente possiamo suonarla?”. È completamente ascientifico, ma un controllo sul posto dei tempi di durata di varie esecuzioni della canzone lungo gli anni mostra una variazione della durata da 7:15 e 8:40. Non può essere tutto dovuto a un aumento del tempo dedicato alla jam, dato che questo ha avuto una durata di battute regolarmente costante, per quanto posso affermare senza un esame approfondito. Per cui attribuirei la vasta diversità nei tempi di esecuzione a una variazione della velocità.
In conclusione, per me una canzone sul desiderio di tornare a casa. Una delle molte con tale argomento nel repertorio dei Dead.
Il testo originale si trova sul sito www.dead.net
Ceppi di gelido ferro e una palla con la catena
Ascolti il fischio del treno serotino
Sai che sei destinato a finire morto
Se non fai rotta per il Tennesse, Jed
L’uomo ricco calpesta la mia povera testa
Quando ti alzi farai meglio a imburrarmi il pane
Lo sai che è come ho detto
Farai meglio a ritornare in Tennessee, Jed
Tennessee, Tennessee
Non c’è altro posto in cui preferirei essere
Bimba non vuoi riportarmi
Indietro nel Tennessee?
Bevi tutto il giorno e te la spassi nel letto tutta la notte
La legge ti viene a prendere se non tiri dritto
Mi è arrivata una lettera stamani e diceva solo:
Faresti meglio a incamminarti per il Tennesse, Jed
Ho tirato giù quattro piani e mi sono spaccato la spina dorsale
Dolcezza vieni presto con la tintura di iodio
Mi prendo qualche istante sotto il letto
E poi si torna in Tennessee, Jed
Tennessee, Tennessee
Non c’è altro posto in cui preferirei essere
Bimba non vuoi riportarmi
Indietro nel Tennessee?
Mi imbattei in Charley Phogg
Mi fece un occhio nero e prese a calci il mio cane
Il mio cane si volse verso di me e disse
Dai torniamo in Tennessee, Jed
Mi sveglia con un brutto presentimento
Scesi a giocare alla slot machine
Le rotelle giravano e le lettere dicevano:
Farai meglio a tornare in Tennessee, Jed
Tennessee, Tennessee
Non c’è altro posto in cui preferirei essere
Bimba non vuoi riportarmi
Indietro nel Tennessee?
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